La “Biden Border Crisis” continua… ma non è Trump e quindi non se ne parla!

LE POLITICHE DELLA NUOVA AMMINISTRAZIONE STANNO TRASFORMANDO UNA CRISI IMMIGRATORIA IN UNA CRISI UMANITARIA

Di Lorenzo Capellini Mion


Una bambina messicana di 9 anni è annegata mentre cercava di attraversare il Rio Grande con la sua famiglia.

Lo riportano funzionari federali che assieme alla bambina avevano trovato la madre, una donna guatemalteca, ed il fratellino di tre anni in stato di incoscienza.

Ufficialmente si tratta del terzo annegato in poche settimane, saranno certamente di più quelli non riportati e spariti nel nulla.

Di certo l’annegamento di questa piccola non diventerà famoso nemmeno in Vaticano.

Le politiche della nuova amministrazione stanno trasformando una crisi immigratoria in una crisi umanitaria. Mentre la coltre di silenzio e ipocrisia si taglia col coltello.

Intanto, alla White House, ad ogni conferenza stampa il Presidente Trump si trovava di fronte dei pitbull ringhianti e dei lupi ululanti.

Il Presidente Biden si è trovato degli agnellini scelti accuratamente che ponevano domande pre-concordate.

Dopo due mesi e mezzo senza concedersi alla stampa per un confronto teoricamente senza filtri è apparso stanco, senza verve, con poche idee e spesso confuse.

Fatti zero, a parte lamentarsi e addossare colpe all’amministrazione precedente, persino per il disastro da lui creato al confine sud.

The blame game a cui gioca da 48 anni.

Ha ammesso di non poter sapere se i bambini migranti separati dai genitori alla frontiera siano davvero i loro figli. E ha ammesso che in larga parte siano maschi prossimi alla maggiore età, cioè quella militare. Dovranno tornare alle politiche di Trump se non vogliono la guerra civile, prima del previsto.

Timidissimo sulla Cina vago su tutto il resto, dando l’impressione che senza appunti sarebbe stato perso. E in effetti non è riuscito a completare più di qualche concetto. Alla domanda sul controllo delle armi, e quindi sul secondo emendamento, ha risposto dettagliatamente riguardo al piano per le infrastrutture. Senza che nessuno lo incalzasse, come si confà con i dittatori, mi ha ricordato l’ultimo Breznev. I nemici degli Stati Uniti e del mondo libero si saranno goduti lo spettacolo, compresi quelli che vivono alla Casa Bianca. E sono tanti.
In una parola è stato avvilente.

«Di certo non chiederò scusa perché non lascio morire di fame i bambini dall’altra parte del Rio Grande, come faceva il mio predecessore». Una infamia che i 35 mila Fact Checkers del Ministero della Verità hanno lasciato correre e che il giornale unico spaccia come verità assodata. Questo è stato forse il punto più basso raggiunto dall’uomo uscito dal sottoscala per tenere una conferenza stampa concordata con giornalisti in ginocchio.

Ad ogni modo così parlò colui che insieme al suo dante causa Barack Hussein Obama ideò le gabbie per bambini che ora scoppiano anche se ben nascoste dai media complici e dall’establishment corrotto.

Quanto alla crisi al confine sud ora ci penserà Kamala, prima di ereditare il breve regno di quest’uomo stanco e confuso. E lei sì che se ne intende quanto a lasciare morire la gente, voltandosi dall’altra parte. Facciano pure il fact checking, DNA.

 

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