La Madre di tutte le veglie e la ricchezza dei suoi simboli

SABATO SANTO: LA CELEBRAZIONE DELLA VEGLIA PASQUALE È L’ESALTAZIONE, ATTRAVERSO I SIMBOLI, DEL MISTERO DI CRISTO COME SI È DISVELATO NEL CORSO DEI SECOLI

Di Enzo Vitale

La celebrazione del Sabato Notte chiude tutto il Mistero della celebrazione Pasquale del Cristo.

La funzione, antichissima, è si dispiega attraverso quattro liturgie successive. È conosciuta anche come la Madre di tutte le Veglie. Tra coloro che hanno vissuto o vestono i panni del liturgista in tale celebrazione si usa anche, scherzosamente, dire che la funzione della notte del Sabato Santo è anche considerata la “madre di tutti gli errori liturgici” per la complessità del rito che, comunque, non toglie nulla alla sua ieraticità e suggestività. Quando qualcosa è particolarmente ricco il rischio di sbagliare qualche passaggio c’è. Ma una volta compresa l’anima di tale momento liturgico, non si può fare a meno di apprezzarne la bellezza.

Scrive sant’Agostino, padre di tale espressione, nel Discorso 219, scrive:

«Il beato apostolo Paolo, nell’esortarci alla sua imitazione, ricorda le manifestazioni della sua virtù, e fra l’altro dice: Nelle veglie frequenti 1. E noi con quanta maggiore prontezza dobbiamo esser desti in questa veglia che è come la madre di tutte le sante veglie e nella quale tutto il mondo veglia! […] D’altronde la celebrazione di questa veglia in tutto il mondo è tanto luminosa da costringere a vegliare materialmente anche coloro che nel loro cuore non dico che dormono, ma sono sepolti in una tenebrosa empietà. Vegliano anch’essi in questa notte nella quale si adempie anche in modo visibile quanto era stato annunciato tanto tempo prima: E la notte si illuminerà come il giorno 6. Questo però si verifica [soprattutto] nel cuore dei fedeli, dei quali è scritto: Un tempo voi eravate tenebra, ora invece luce nel Signore 7. Si adempie dunque anche negli avversari del gregge: [si adempie] in chi vede nel Signore e in chi vede contro il Signore. Veglia perciò questa notte sia il mondo nemico, sia il mondo riconciliato. Questo, liberato, veglia per lodare il medico, quello, condannato, veglia per insultare il giudice. Veglia l’uno con cuore devoto, ardente e luminoso, veglia l’altro arrotando i denti, fremente e rabbioso. In breve all’uno la carità non permette davvero di dormire in questa solennità, all’altro non lo permette l’empietà; all’uno il cristiano vigore, all’altro il diabolico livore».

Le quattro liturgie che compongono la veglia di Pasqua sono queste: Liturgia del Fuoco; Liturgia della Parola; Liturgia Battesimale; Liturgia Eucaristica.

La Veglia Pasquale rappresenta la “chiusura” di quanto vissuto nel Triduo Santo dal Cristo.

La bellezza di questa Celebrazione è data dalla ricchezza dei simboli in essa espressi. Simboli di arcano splendore.

Nella notte risplende la luce, luce espressa da quel fuoco che è Cristo e che resterà ad illuminare tutte le chiese del mondo per i 50 giorni del tempo Pasquale attraverso il cero, simbolo della Presenza di Cristo.

Lo stesso cero che noi vediamo esser presente tutte le volte che partecipiamo ad un funerale.

Attraverso le letture (ben nove letture con i rispettivi salmi), nella Liturgia della Parola, si ripercorre tutta la storia della Salvezza, dalla Creazione del mondo sino ad arrivare a Cristo e andando oltre Cristo.

C’è poi l’acqua, nella Liturgia del Battesimo, che serve per benedire i fedeli, ma soprattutto per battezzare coloro che, al termine del catecumenato, sono accolti nella Chiesa attraverso la porta di tutti i sacramenti.

E infine l’Eucaristia: si ritorna a celebrare messa dopo il silenzio dei giorni della Passione, dopo aver contemplato il Cristo ardente di passione nell’Ultima Cena.

Certamente, quanto riportato in queste righe non è nulla rispetto a quanto potremmo dire, senza mai dire abbastanza, della Veglia del Sabato Santo.

Un preludio di apertura alla Vita, il momento in cui ricordiamo lo splendore di Cristo che rifulge dalle tenebre del sepolcro per dare la Vita e darla in abbondanza.

C’è il sapore della storia che, solo dai più distratti non è colto.

Azzardo nello scrivere questo, ma non penso di sbagliare nel ritenere che un cristiano si debba ritenere “incompleto”, nella sua esperienza ecclesiale, se non ha mai partecipato alla Veglia di Pasqua.

Non è la stessa cosa che partecipare alla Celebrazione della Messa di Pasqua (bastante a sé, non mi si fraintenda!).

Ma quanto avviene in quella notte, quanto da duemila anni i cristiani celebrano nel ricordo del passaggio dalla morte alla vita di Cristo, ha il carattere della svolta, della novità, del Vangelo, appunto, che non ha paragoni.

Fino a quel momento, celebrato appunto nella Veglia Pasquale, nulla ha senso.

Da quel preciso momento, che è memoriale nella Liturgia Pasquale tutto ha senso.

Tutto ha senso perché Cristo risorge.

Tutto ha senso perché Cristo torna in Vita.

Tutto ha senso perché Cristo ci ridona la Vita!

 

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