Biden usa l’Ucraina come pretesto per riaccendere i vecchi dissapori

Biden usa l’Ucraina come pretesto per riaccendere i vecchi dissapori

I DELICATI RAPPORTI TRA USA E RUSSIA CI FANNO RICORDARE GLI ANNI DELLA GUERRA FREDDA

Di Gian Piero Bonfanti

A tutti i meno giovani che hanno assistito alla “Guerra Fredda” durata quasi mezzo secolo quanto sta accadendo in questi giorni tra USA e Russia non lascia sicuramente tranquilli. Anche chi ha vissuto solo la parte più recente, quella definita “Seconda Guerra Fredda”, che va dal 1979 al 1985, ha nitido il ricordo del periodo di tensione tra le due superpotenze.

Il contesto era diverso, l’Unione Sovietica ed il comunismo rappresentavano i mostri da abbattere e gli USA erano disposti a tutto, anche a sostenere eserciti di mujaheddin in Afghanistan per sgretolare il colosso sovietico.  Chi non si ricorda il passaggio da Jimmy Carter a Ronald Reagan ed i delicati rapporti con Leonid Il’ič Brežnev negli anni ’81-’82?

Ora sembrano riaffiorare vecchi rancori tra i due super-paesi, ed assistiamo a situazioni che ci lasciano perplessi. Quanto sta accadendo in Ucraina è l’esempio di una disputa che dura da diversi anni e che il neo-presidente americano Joe Biden ha utilizzato come pretesto per riaccendere i vecchi dissapori.

I fatti vedono l’attuale Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, chiedere di annettere il proprio paese alla Unione Europea, andando anche a cercare consenso e protezione dal Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron e dal Cancelliere Federale della Germania Angela Merkel.

Le tensioni stanno aumentando in considerazione dei presidi militari russi al confine con la Crimea, territorio caratterizzato e messo a dura prova dalla sua storia segnata da conflitti e dominazioni, e che dal 1783 è passato sotto il dominio dell’imperialismo russo. Nel 2014 la Crimea si è  autoproclamata indipendente, ma subito dopo è stata occupata e annessa alla Russia come Repubblica di Crimea.

Ciò che in realtà preoccupa sono le dichiarazioni di Joe Biden nei confronti di Vladimir Putin (l’ha definito un “assassino”) e  l’espulsione dei diplomatici russi dal territorio americano. Ad acuire la tensione giunge inoltre in questi giorni  la notizia del peggioramento di salute dell’oppositore numero uno di Putin, Aleksej Naval’nyj, che ricordiamo essere detenuto nella colonia penale della città di Pokrov, a circa 100 chilometri a est di Mosca, nota per le sue condizioni molto dure. Naval’nyj a gennaio è stato arrestato ed ha ricevuto una condanna a due anni e mezzo per appropriazione indebita, proprio nel momento del rientro nel suo paese dopo aver ricevuto le cure in Germania per il famoso caso di avvelenamento (avvelenamento che secondo l’opinione pubblica sarebbe opera del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin).

Naval’nyj sta effettuando uno sciopero della fame da fine marzo e le sue condizioni sembrano oramai compromesse. Inutile dire che su tutta questa vicenda sono intervenuti anche personaggi noti del mondo dello spettacolo, rendendo ancora più delicata la situazione.

Tutto questo ha il sapore di un antipasto di guerra e il presidente russo non ha certo fatto tardare la sua risposta. Purtroppo notiamo una spinta da parte di chi ha interessi economici in un eventuale  conflitto ed osserviamo un ribaltamento di  quell’equilibrio che si era creato tra i due paesi. Lo abbiamo percepito subito dal giorno del passaggio della presidenza americana da Donald Trump a Joe Biden.

Il pericolo di un prossimo coinvolgimento europeo in questa disputa è molto probabile. Speriamo solo che nasca un movimento spirituale, come accadde negli anni ’80, che possa fare la differenza per poter riportare la pace in terre travagliate. Ricordiamo infatti che durante gli anni della guerra fredda c’erano comunque guide importanti anche dal punto di vista spirituale.

Abbiamo tutti bene in mente il ruolo svolto da San Giovanni Paolo II, che fu determinante nel dare un grande supporto a tutto quel movimento che demolì il comunismo dall’interno, sino ad arrivare all’indimenticabile abbattimento del muro di Berlino avvenuto nel 1989. Da quel giorno tutte le paure sembravano svanite. Tutte sino ad oggi.

Infatti dal 1991 abbiamo assistito ad un percorso di dialogo costruttivo tra le due super potenze, una collaborazione sempre in crescita, che ora sembra purtroppo destinata a venir meno. Preghiamo affinché la ragione prevalga sugli interessi economici, sulla smania di potere politico e sull’orgoglio.

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