Il card. Romeo: “il relativismo è un errore morale e culturale”

L’ARCIVESCOVO EMERITO DI PALERMO: “È NECESSARIO RITORNARE ALLA RETTA COSCIENZA”

Di Bruno Volpe

“Viviamo come non dovessimo morire e dare conto a Dio”: lo afferma in questa intervista che ci ha rilasciato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo.

Eminenza, Papa Benedetto XVI aveva fatto della lotta al relativismo la sua bandiera. Era fondato?

“Anche Giovanni Paolo II. Il relativismo è una piaga culturale e morale di questo tempo. Si pensa che le scelte di vita e sociali si possano fare  a maggioranza  e con euforia. E si sbaglia, si mettono da parte le verità certe e per noi credenti quella unica è Dio. Tutto questo naturalmente ha un riflesso …”.

Cioè?

“Si smarrisce il senso del peccato, perché viviamo, nel nome di questo relativismo sia etico che culturale, come se Dio non esistesse, come se non dovessimo mai morire e dargli conto. Un errore, perché prima o dopo dovremo rispondere dei nostri atti. E’ evidente che se nella società Dio è messo in un angolo, non esiste il peccato, che è opposizione a Dio”.

Che fare?

“Intanto rendersi conto che il relativismo è un errore sia morale che culturale e che dobbiamo ritornare alla retta coscienza,  in fretta. E che nessuno è arbitro della sua vita, non sappiamo mai il momento e il quando e allora bisogna essere a posto con la coscienza, in grazia di Dio”.

Questo ci  porta al concetto di peccato in ottica cattolica…

“Il peccato è un atto di  ribellione e di opposizione a Dio. Però, come dice la dottrina e lo stesso San Tommaso con la sua crassa coscienza, deve essere deliberato. In poche parole per essere peccato devo averlo fatto con il deliberato consenso e proposito di offendere Dio. Se al contrario non so che una condotta è peccaminosa o lo faccio senza questo intento, non possiamo parlare di peccato. Inoltre, leggendo il Vangelo Gesù ci dice che non è venuto per i sani, ma per i malati. Che cosa vuole dire? Che, e ci soccorre altro passo, non abbiamo  facoltà di giudicare o condannare, lo farà alla fine del tempi Dio. Dobbiamo  con misericordia correggere chi scandalizza, mai condannare. Il più giusto dei giusti sbaglia sette volte al giorno ed è nostro dovere  scindere il peccato, che è offesa a Dio, dal peccatore che Dio  ama nella sua misericordia e perdona, a patto che faccia fermo proposito di emendarsi e non tornare a peccare, come l’episodio dell’ adultera. Il tutto nell’ ottica del libero arbitrio e del sano discernimento”.

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