La “Salus Populi Romani” veglia sulla Città Eterna

La “Salus Populi Romani” veglia sulla Città Eterna

APPARTIENE ALLA TRADIZIONE DELLE ICONE ATTRIBUITE A SAN LUCA

Di Paola Liberotti*

Roma è celebre, tra le sue infinite meraviglie e curiosità, anche per le celeberrime icone mariane: riguardo molte di esse la Tradizione narra episodi a dir poco sconvolgenti, e sono legate alla memoria di numerosi eventi miracolosi di cui la storia dell’Urbe è ricchissima, come riportano molte testimonianze del passato.

Una delle più note (se non forse la più nota) è la celebre icona detta “Salus populi romani”, che si trova nella Cappella Paolina della Basilica di Santa Maria Maggiore: il più antico santuario mariano non solo di Roma, ma di tutto l’Occidente. Costruita da Papa Liberio nel IV secolo, fu poi restaurata e ampliata da Papa Sisto III in occasione del concilio di Efeso (431), che definì il dogma della Divina Maternità di Maria.

È l’unica tra le basiliche papali romane ad avere conservato intatte le strutture paleocristiane originali, sia pure arricchite da aggiunte successive. Oltre sedici secoli di storia, dunque, per uno straordinario monumento di fede e di amore per la Madre di Dio.

I romani vedono in questa icona la “loro” Madonna, la Madonna di Roma, l’icona mariana più amata e onorata, al punto da essere considerata come uno “scudo protettivo” della città. Nella cappella suddetta, infatti, c’è sempre molta gente in preghiera, e la basilica è tra i luoghi più frequentati dell’Urbe.

Per comprenderne la portata spirituale, occorre tener presente che si tratta di un’icona molto antica. Questa non è mai considerata “solo” un’immagine, ma un invito “a andare oltre” quanto vi è raffigurato, per entrare in un’altra dimensione, come un ponte tra l’umano e il divino: è questo il suo segreto più profondo. L’icona poi è una presenza, nel senso che rende presente ciò che raffigura. Si può dunque parlare quindi di una loro particolare mistica, che ci permettono di vivere un vero incontro con Dio, con Maria e con i Santi.

E, ancora, le icone ci guardano. Nelle icone lo sguardo di Gesù e di Sua Madre, è serio, penetrante e, al tempo stesso, tenero e pieno di amore: è sempre in grado di trasformare la vita.

La “Salus populi romani” appartiene alla tradizione delle icone attribuite a San Luca: rappresenta Maria con il Figlio Divino in braccio, che con una mano benedice e con l’altra tiene il libro. Si tratta di una Madonna Odigitria, cioè colei che indica la Via che è il Figlio. I volti della Madre di Dio e del Bambino sono di una bellezza affascinante: i loro occhi ci fissano in modo amorevole e penetrante. Nella mano sinistra Maria tiene un fazzoletto, pronta ad asciugare le lacrime di chi piangente si rivolge a lei per chiedere aiuto. Le lettere greche sullo sfondo sono le abbreviazioni di Mèter Theoù, “Madre di Dio”, secondo la definizione del concilio di Efeso.

Questa sacra effige è storicamente legata a Santa Maria Maggiore, dove fin dal 1256 era posta nella navata centrale della basilica, nel cosiddetto ciborio. Nel 1613, invece, fu collocata nella cappella Paolina, costruita appositamente da Papa Paolo V. Il popolo di Roma si rivolgeva alla Vergine per presentarle tutte le sue necessità, specialmente durante pestilenze, calamità naturali o guerre, quando veniva portata in processione per le vie della città. Così, davanti alla “Salus populi romani” hanno trovato eco gli avvenimenti più importanti della vita religiosa e civile.

Nel 1931, per il quindicesimo centenario del concilio efesino, Papa Pio XI indisse a Roma uno speciale congresso mariano per onorare la “Salus populi romani”. Papa Pio XII le rese omaggio in occasione della proclamazione del dogma dell’Assunzione nel 1950 e poi, nel 1954, nel primo Anno Mariano, incoronò l’icona. Inoltre, ricordiamo che Papa Giovanni Paolo II affidò l’immagine ai giovani nella Giornata mondiale della Gioventù a Roma nel 2000.

La “Salus populi romani” è una delle icone mariane più conosciute e diffuse, spesso sotto nomi diversi, spesso indicata come modello per l’iconografia della Vergine. Basti pensare che in Polonia, ad esempio, vengono venerate oltre 350 copie di questa immagine, e 37 di esse sono state insignite delle corone papali. La prima copia ufficiale venne eseguita nel 1569 con il permesso di Papa Pio V, su richiesta di Francesco Borgia, preposito generale dei gesuiti e grazie all’appoggio del cardinale Carlo Borromeo, arciprete della basilica. Questa è conservata attualmente nella cella di san Stanislao Kostka, presso la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale. A tutti i gesuiti che partivano in missione, inoltre, veniva donata una copia dell’icona: il famoso missionario Matteo Ricci la portò addirittura in Cina, per donarla all’imperatore.

In questi tempi così confusi e spesso dominati da mille dubbi e inquietudini, quando sembra di non avere più saldi punti di riferimento per “leggere” la sempre più complessa realtà che ci circonda, possiamo e dobbiamo tuttora rivolgersi a lei, la Salvezza/Salute del popolo romano: certi che, allora come oggi, sarà sempre il nostro saldo e sicuro rifugio, l’unica guida verso la Sola Via – Suo Figlio – che conduce alla Vita Eterna.

 

* Legio Mariae – Roma

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