Lo Stato tassa tutto, ma è giusto?

VIA LIBERA DELLA CORTE DI CASSAZIONE AL PAGAMENTO DELLE TASSE ANCHE SULLE MANCE, MA È DAVVERO GIUSTO?

Di Vincenzo Silvestrelli*

«In tema di reddito da lavoro dipendente, le erogazioni liberali percepite dal lavoratore dipendente, in relazione alla propria attività lavorativa, tra cui le cosiddette “mance”, rientrano nell’ambito della nozione onnicomprensiva di reddito fissata dall’articolo 51, primo comma, del Dpr 917/1986 [Testo Unico delle Imposte sui Redditi], e sono pertanto soggette a tassazione».

Questo afferma la recente sentenza della Cassazione, la n. 26512 depositata il 30 settembre 2021, stabilendo la tassabilità delle mance. La questione merita un approfondimento, ma non tanto o solo dal punto di vista fiscalistico, bensì sotto il profilo etico.

Nel senso comune “cattolico” è frequente trovare la convinzione che le tasse vadano sempre e comunque pagate, non solo come obbligo legale, ma anche come imperativo etico.

Tommaso d’Aquino distingue però i due aspetti in modo chiaro. Realizzare un comportamento perché costretti non aumenta la virtù di chi adempie. La virtù della giustizia, cioè la volontà di “dare a ciascuno il suo”, si migliora infatti con la ripetizione di atti volontari.

Ma è sempre necessario per essere “giusto” pagare le tasse?

La legge per San Tommaso deve essere un frutto della ragione del governante che vuole realizzare il bene comune. Non basta una volontà arbitraria per realizzare questa condizione della legge che quindi può essere anche irrazionale e, al limite, immorale. Il legislatore o il magistrato che assume una decisione conforme al bene comune dà ad essa la “forza” di essere razionale e perciò obbligatoria non solo per la sanzione, ma anche per il suo valore etico intrinseco. L’uomo buono, il cittadino esemplare, deve rispettare la legge buona, mentre può non rispettare la legge ingiusta o semplicemente essere costretto ad obbedirla.

Pagare le tasse è certamente doveroso in vista del conseguimento del bene comune che esse assicurano all’uomo che, per natura, vive in società e in solidarietà con gli altri.

Nel caso specifico della sentenza della Cassazione è evidente che quando l’importo delle mance è molto consistente e parte assai significativa della retribuzione, esista l’obbligo di contribuire al bene comune pagando le tasse corrispondenti. Quando gli importi invece siano limitati e frutto di liberalità non dovuta, l’obbligo sembra eccessivamente invasivo e anche difficilmente sanzionabile.

In generale bisogna dire che il livello altissimo di tassazione in Italia pone il problema di quanto esso sia conforme al bene comune quando nega ai cittadini di avere i mezzi necessari per il proprio mantenimento e per quello della propria famiglia.

Se la tassazione inoltre è utilizzata per auto-alimentare una Amministrazione pubblica inefficiente o piegata ad interessi corporativi, è evidente che l’obbligo morale di pagare le tasse sussiste solo nella proporzione in cui esse siano compatibili con la necessità di consentire una vita buona ai cittadini.

Come sempre la morale concreta non è astratta e moralistica, ma legata alla realtà. Da una parte non opprime e dall’altra non esime dall’uso della responsabilità personale.

*Presidente di Eticamente. Impresa e lavoro.

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