Da dove si attinge la sapienza?

Da dove si attinge la sapienza?

LA VERA SAPIENZA…

Di Padre Giuseppe Tagliareni

 

È perla d’inestimabile valore, quella che viene da Dio (cfr. Sap 7-8). È un dono dello Spirito Santo e una conquista. Va chiesta a Dio con umile insistenza (cfr. Gc 1,5-8) e custodita gelosamente, perché si può pure perdere, come avvenne per il re Salomone.

Cos’è? È un raggio della divina Sapienza, che ci rende veramente somiglianti a Dio nel giudicare e nell’agire. È il saper vedere le cose come le vede Dio e valutarle in riferimento all’eternità, al bene eterno. Si esprime nel retto discernimento e nel retto comportamento, secondo il volere di Dio.

Supera immensamente la “sapienza carnale”, che è quella umana astuzia che sa valutare e ottenere il profitto immediato, il benessere, le gratifiche terrene che rendono ricca e piacevole la vita nel mondo presente. Questa sapienza carnale si oppone a quella biblica e spirituale, che la Parola di Dio ci invita a ricercare (cfr. 1 Cor 1-2).

Come si ottiene la vera sapienza? Con la preghiera umile e fiduciosa, con la bontà e fedeltà del comportamento, con l’istruzione e correzione dell’Onnipotente, con l’attenzione alle Sue indicazioni e segni che ci va dando nella vita (cfr. Pro 2-3; 8-9). Ma la base e il fondamento della vera sapienza è il santo timor di Dio.

Cos’è il timor di Dio? È l’atteggiamento filiale dello spirito umano migliore verso Dio, fatto di umile riconoscenza, di pronta ubbidienza, di profonda pietà (“pietas”), che vuole onorare il genitore (Dio) e non dargli assolutamente alcun dispiacere, non per paura di un castigo ma per non perdere la sua benevolenza e non uscire dal suo amore.

Dove attingere la sapienza? La fonte della sapienza è la Parola di Dio, specialmente il Vangelo e gli Atti, con le parole e i fatti di Gesù e degli Apostoli, a cui sono da associare i Profeti dell’A.T. e tutti gli insegnamenti biblici e magisteriali (papi). I Santi sono i migliori esempi di vera sapienza.

Qual è la più alta sapienza? È la sapienza della croce, l’accettazione della croce per amore. Questo è, come dice San Paolo,  scandalo per i Giudei (che vogliono miracoli e manifestazioni di potenza sui nemici) e stoltezza per i Greci, che cercano una sapienza solo terrena e non credono nel regno di Dio e nella risurrezione di Cristo. Entrambi (Giudei e pagani) disprezzano il Vangelo e la Croce. Ma per chi segue Cristo, questa è la vera sapienza: la Croce, cioè il farsi crocifiggere per amore.

Oltre a Gesù, chi ha incarnato la vera sapienza? Tutti i Santi, in particolar modo la Madonna, gli Apostoli e i Martiri cristiani. Ma molti sono gli esempi che si potrebbero fare. Ne citiamo qualcuno. Noè che costruì l’arca, mentre tanti lo prendevano in giro; Abramo che lasciò le sue sicurezze per una destinazione ignota, nella piena fiducia nella promessa di Dio. Davide che dimostrò grande sapienza quando onorò l’arca dell’Alleanza con tutto il popolo, così pure quando ascoltò il rimprovero di Natan e ritornò a Dio dopo il peccato di adulterio. Giobbe che nelle sue prove dimostrò grande sapienza quando disse di voler accettare dalle mani di Dio non solo il bene ma anche il male e non perse la fede, ma si animò a cercare ancora più intensamente il volto di Dio. Il profeta Daniele e i suoi compagni esuli in Babilonia: in molte circostanze dimostrarono che tenevano più alla Legge di Dio che alla vita e agli onori del re. Così Tobi, padre di Tobia; così i sette fratelli Maccabei e la loro eroica madre. La Madonna mostrò la sua inarrivabile sapienza stando sempre legata al Figlio suo fino al Calvario e immolandosi con lui crocifisso per amore. Così fecero in diversa misura gli Apostoli e i Martiri, nelle varie epoche.

Cosa impone la divina Sapienza? Ecco qualche risposta:

– la continua ricerca della volontà del Padre e la sua conformità;

– la costante amicizia di Dio, come il tesoro più prezioso;

– la stima della vita del Cielo al di sopra di tutti i beni della terra;

– l’accettazione delle prove e delle tribolazioni come di una grazia;

– l’assimilazione progressiva a Gesù Cristo crocifisso e risorto;

– il coraggio della testimonianza del Vangelo davanti agli uomini;

– la stima del silenzio e dell’unione con Dio più della parola;

– il santo timore del Giudizio di Dio e non di quello degli uomini;

– la fedeltà assoluta ai compiti ricevuti e il servizio d’amore;

– la misericordia esercitata di continuo verso il prossimo;

– la fiducia illimitata in Dio, anche nel buio e nell’abbandono;

– il continuo alimento della preghiera, della Bibbia e della Liturgia.

Bisogna mettersi continuamente alla scuola del Verbo di Dio con piena docilità allo Spirito Santo. Sono essi che plasmano la nuova creatura, perché lasciato il peccato, diventi sempre più santa e sapiente. In questo eccellevano i monaci, come Sant’Antonio abate, che lasciato il mondo, si ritiravano nel deserto a vivere nella piena solitudine, nella preghiera, nella contemplazione della Verità e dell’ Amore di Dio. Essi divennero grandi maestri di sapienza, la cui luce attrasse molte anime di contemporanei, che da loro si recavano a sciogliere dubbi, a ricevere consigli, a riprendere la smarrita via della salvezza. La loro luce arriva fino a noi, dopo tanti secoli. Similmente brillano i Santi dottori, come S. Agostino e S. Tommaso d’Aquino, che illustrarono la fede con la vita e con le opere, i cui scritti pieni di sapienza sono giunti fino a noi e ci edificano nella via della vita eterna.

La via della vera sapienza è la perfetta sequela di Cristo fino alla piena assimilazione a Lui, così come fece Francesco d’Assisi e in diversa misura tutti i Santi. Essi raggiunsero il Tabor della trasfigurazione e il Golgota dell’immolazione per vie tutte diverse, tutte particolari e tutte in salita, come spiega San Giovanni della Croce. È la difficile via del rinnegamento di sé per farsi più vicini al divino Maestro, che nella Sua infinita accondiscendenza ci viene incontro, entra in noi (come Parola vivente ed Eucaristia), vive in noi, operando al meglio la volontà del Padre e ci fa Santi, cioè pieni di grazia e di verità. Tutto ciò coincide con l’esercizio dell’ amore, a somiglianza di Dio, che è “Amore” (1 Gv 4,8).

 

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