Metodi violenti per reprimere le manifestazioni no green pass. Ci prepariamo alla militarizzazione del Paese?

IN TUTTA L’ITALIA SI SCENDE IN PIAZZA MA IL MAINSTREAM SMINUISCE…

Di Gian Piero Bonfanti

 

Se le proteste al porto di Trieste e nelle piazze di tutta Italia fossero state realmente irrilevanti, ci chiediamo perché la stampa ed i mezzi di comunicazione si sarebbero dati tanto la pena di montare tanti video e scrivere articoli (tra l’altro non corrispondenti alla realtà). Perché le forze dell’ordine hanno utilizzato metodi violenti per reprimere le manifestazioni composte in maggioranza da persone pacifiche?

Alla sceneggiata dei numeri manipolati ci siamo ormai abituati da tempo, ma ciò che è passato davanti ai nostri occhi in questi giorni è andato oltre ogni logica concepibile.

Secondo la narrazione ufficiale delle testate, le più accreditate ad onor del vero, i porti avrebbero tutti lavorato normalmente, in piazza sarebbero scesi i soliti quattro gatti, i numeri dei contagiati da covid-19 sarebbero scesi grazie alle inoculazioni fatte alle innumerevoli persone che sarebbero accorse a farsi vaccinare, e tutto starebbe procedendo sotto un controllo ordinato, compreso l’introduzione dell’ormai arcinoto patentino verde.

Sappiamo tutti però che ciò non corrisponde alla realtà. Cercando in rete non è difficile trovare infatti video che smentiscono la narrazione del mainstream o articoli di altri paesi che vedono oramai l’esperimento sociale italiano con esterefatta lucidità.

Chi non si è vaccinato sino ad ora difficilmente ricorrerà al siero magico solo perché dovrebbe sentirsi sotto pressione, e sappiamo tutti che chi si è inoculato già due volte non vedrà di buon occhio la terza dose e tutte quelle che saranno obbligatorie in avvenire.

Siamo l’unico paese in Europa che sta utilizzano questi metodi coercitivi per una “vaccinazione di massa”. Quello che si percepisce oggi però è una tensione generale che cresce di giorno in giorno. Ciò che ci domandiamo è come il nostro Governo possa prevedere di mantenere l’ordine sociale in un momento di estrema confusione come quello attuale. Ci chiediamo inoltre per quanto tempo pensa di portare avanti questo stato di sospensione dei diritti garantiti dalla costituzione.

Tutti coloro che sorridevano e indicavano come complottisti tutti quelli che percepivano l’introduzione di una forma di dittatura nel nostro Paese, hanno ora un ghigno che si torce in una smorfia che parla da sé e in molti stanno probabilmente pensando: “ah però…”. Ma il limite non è stato ancora raggiunto, il pane per ora non manca dalle tavole di molti cittadini, quindi difficilmente ci potrà essere una protesta unita.

I portuali di Trieste in compenso ci hanno dato una lezione: con la loro protesta hanno lottato non solo per la loro categoria, ma anche per tutti noi. Ebbene, come descrivere una stampa e certi commentatori televisivi o radiofonici che hanno cercato di svilire una forma di protesta ordinata, determinata ed esemplare come quella che abbiamo osservato al molo VII del porto di Trieste?

Molte persone da tutta Italia hanno risposto all’appello dei coraggiosi portuali e la protesta ha occupato i notiziari di ogni emittente e le pagine di ogni giornale. Siamo convinti che questo sia solo l’inizio. Via via che la gente prenderà consapevolezza di ciò che è accaduto a Trieste in questi giorni e nelle piazze principali di tutto il paese, tutto ciò si replicherà raggiungendo un punto critico.

A quel punto il Governo dovrà prendere una decisione: tornare sui suoi passi e dire che “è stato tutto uno scherzo” oppure far cadere la maschera e scendere in campo con mezzi forti militarizzando il Paese. Allora forse chi non avrà ancora compreso inizierà ad intuire. Meglio tardi che mai.

 

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