La salvaguardia delle comunità, le piccole e medie imprese e l’artigianato tradizionale

LA SALVAGUARDIA DEL MADE IN ITALY E DELLE NOSTRE STESSE COMUNITÀ RICHIEDEREBBE “AZIONI POSITIVE” PER PRESERVARE LE ECCELLENZE ITALIANE NELL’ARTIGIANATO, APPREZZATO IN TUTTO IL MONDO MA QUASI ABBANDONATO DAI GIOVANI ITALIANI. A QUESTO RISULTATO HA CONTRIBUITO ANCHE L’ECCESSIVA PRESSIONE FISCALE, NORMATIVA E BUROCRATICA DELLO STATO CENTRALE E DELL’UE SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE CHE, INVECE, ANDREBBERO AIUTATE POICHÉ «FAVORISCONO IL LAVORO INDIPENDENTE E SI CARATTERIZZANO PER UNA MAGGIORE COMPONENTE DI RISCHIO E DI RESPONSABILITÀ» (COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, N. 315)

Di Vincenzo Silvestrelli*

La costruzione di oggetti di uso quotidiano tramite l’attività personale di un artigiano caratterizza da sempre le comunità come elemento essenziale del loro sviluppo e della loro storia. La sostituzione dell’artigianato con l’industria non ha annullato le realtà precedenti ma le ha specializzate o fatte evolvere verso l’artigianato artistico.

Ne sono inoltre nate di nuove. Alcune attività, per la loro immutata utilità, sono rimaste come per esempio il calzolaio, il fornaio, il fabbro, il sarto e il barbiere per citarne alcune. Altri mestieri, inoltre, si stanno sviluppando adottando la forma organizzativa dell’artigianato, seppure in settori nuovi come l’informatica.

In Italia l’artigianato è stato caratterizzato dal suo legame con l’arte che è patrimonio immateriale ammirato e storicamente unico del nostro paese. Ci chiediamo se verso questo settore ci sia la dovuta attenzione per valorizzarlo non solo come importante settore economico, ma anche come realtà vivificante le nostre comunità ed in particolare i centri storici.

L’artigianato esprime, nelle persone che ci si dedicano, diverse qualità: il desiderio di autonomia nella produzione e nella gestione del proprio lavoro, uno stile di vita in cui, almeno in alcuni settori, la ricerca del bello rappresenta un elemento qualificante, unendo il risultato economico – si vende meglio la cosa bella-  con l’aspetto esistenziale, cioè la gratificazione per il valore estetico del prodotto del proprio lavoro. La produzione artigiana è sempre “lenta” rispetto a quella industriale perché orientata a più finalità e, in definitiva, ad una visione più completa dell’uomo che quel prodotto utilizza, un uomo che non è solo oeconomicus, ma anche capace di percepire il bello.

Le modalità produttive dell’artigianato sono basate sul fare individuale. La dimensione tradizionale della “bottega” non si presta ad una organizzazione manageriale. Nell’attuale situazione dei mercati globalizzati questa limitazione può rendere difficile lo sviluppo di canali commerciali e di piani di marketing che facilitino la diffusione e la comunicazione del valore del prodotto artigiano, anche attraverso la individuazione di target di clientela. Sarebbe possibile, ad esempio, pensare a servizi condivisi fra più artigiani per lo sviluppo della vendita in rete?

Il prodotto artigiano, specialmente quello di artigianato artistico, è apprezzato da quelle realtà che hanno una identità comunitaria molto spiccata. Si può ad esempio pensare alla Festa dei Ceri di Gubbio (si tiene ogni 15 maggio dal 1160), che ha una tradizione secolare. Le brocche di ceramica che vengono usate nella festa e molti altri oggetti che ne fanno parte, per la natura dell’evento non possono essere fatti in serie. Lo stesso avviene ad esempio nel Palio di Siena.

Esistono quindi degli ambiti nei quali il prodotto industriale non è competitivo. È interesse delle comunità fortemente identitarie far sopravvivere le attività artigiane in alcuni settori. L’offerta turistica si caratterizza sempre più per una “industrializzazione” delle modalità organizzative, ma sempre di più il suo successo è legato alla possibilità di fare vivere un’emozione unica al turista.

La gondola a Venezia, il vetro di Murano sono degli esempi che si possono moltiplicare con le specificità di ogni comunità. L’Italia ha una grande tradizione di prodotti tipici regionali e comunitari che rappresentano un grande patrimonio. Cosa possiamo fare per salvaguardarlo? Il primo passo è senz’altro la conoscenza della storia e delle comunità, valorizzando il passato ma anche pensando al futuro.

L’accettazione acritica dei modelli offerti dalla globalizzazione è distruttiva per le nostre piccole città e borghi, che dovrebbero essere aiutate dalla politica ad organizzarsi per salvaguardare la tradizione dell’artigianato anche dal punto di vista economico.

 

*Presidente di Eticamente. Impresa e lavoro.

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