Padre Maurizio Botta: “tornare alla libertà del vero dimenticando per sempre il Politicamente Corretto”

DEL PADRE ORATORIANO PIEMONTESE MAURIZIO BOTTA ESCE PER LE EDIZIONI STUDIO DOMENICANO: “RITORNA IL RE. LA LIBERTÀ DEL VERO E LA DITTATURA DEL POLITICALLY CORRECT”, CON PREFAZIONE DI P. GIORGIO MARIA CARBONE O. P.

Di Giuseppe Brienza

Padre Maurizio Botta, piemontese classe 1975, prima di scoprire la vocazione religiosa nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, ha frequentato i migliori istituti di formazione superiore, dal Liceo Classico “Giuseppe e Quintino Sella” di Biella, nel quale ha conseguito il diploma nel 1994 all’Università Bocconi di Milano dove si è laureato in Economia Aziendale nel 1999.

Nel 2000 è entrato a far parte come novizio della Congregazione fondata a Roma ed eretta canonicamente da Papa Gregorio XIII nel 1575, iniziando contestualmente gli studi in Filosofia e Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Ha ricevuto il Baccellierato in Teologia nel 2006 e, nello stesso anno, è stato ordinato sacerdote a Biella dal Vescovo della diocesi (oggi emerito) mons. Gabriele Mana.

Da quindici anni ormai esercita il suo ministero nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Roma, attualmente come viceparroco della Parrocchia di Santa Maria in Vallicella (via della Chiesa Nuova, 3). In questa storica chiesa del centro della Capitale, fra l’altro, guida brillantemente un ciclo di catechesi destinata ai giovani dal titolo I Cinque passi.

È collaboratore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma e conduce periodicamente catechesi e meditazioni per il movimento di preghiera e formazione cattolica ideato da Costanza Miriano “Monastero Wi-Fi”. Conduce anche su Radio Maria, ogni secondo sabato del mese (dalle ore 22.45 alle 23.45), la rubrica “Le domande grandi dei bambini”.

Proprio da oggi è distribuito nelle migliori librerie cattoliche il suo ultimo libro Ritorna il Re. La libertà del vero e la dittatura del Politically Correct (Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2021, pp. 192, €13), arricchito da una Prefazione di padre Giorgio Maria Carbone. Il noto teologo (e bioeticista) domenicano ha definito questo nuovo saggio «un accorato invito a ragionare sulla base di fatti, senza porre alcuna pregiudiziale, e un appello appassionato a scommettere su Gesù Cristo». Sostenendo l’esatto contrario di quanto s’insegna in non poche scuole e università pubbliche italiane, ovvero che la Fede va contro la ragione, padre Botta smonta pezzo per pezzo l’ideologia del Politicamente corretto, dimostrando soprattutto ai giovani come questa li porta progressivamente a non ragionare più con la loro testa.

Occorre quindi ritornare ad una sana apologetica? Sembra proprio di sì, almeno a giudicare dal valore del libro di padre Botta, un prezioso strumento per le argomentazioni, esempi ed evidenze che offre per contrastare l’opinione assai diffusa: «non esiste una verità assoluta»…

Tutte proposte pratiche indispensabili per risvegliare le nostre intelligenze dalla pigrizia e dall’indifferentismo ed evitare di cadere nella mala-vita del cristianesimo à la carte. L’hanno fatto del resto, cioè si sono risvegliati reagendo e combattendo contro la dittatura del relativismo, tanti laici di oggi, da Chiara Corbella a Giovanna Beretta Molla, di cui parla diffusamente l’Autore. Donne che hanno testimoniato  – assieme ai loro mariti – la sacralità della vita umana fin dal concepimento offrendosi in sacrificio supremo d’amore.

Nel libro padre Botta presenta in maniera originale anche alcuni percorsi interreligiosi di “convergenza” (non confessionale, naturalmente) nella riscoperta della verità sull’uomo e della legge morale, come ad esempio tratti dall’Induismo. A partire da quell’antico detto di questa ancora molto diffusa religione orientale: «Tuo padre è l’immagine del Signore della Creazione, tua madre l’immagine della Terra. Per colui che manca di onorarli, ogni opera di pietà è fatta invano. È questo il primo dovere». Un antidoto, diremmo, per l’Occidente post-cristiano contemporaneo che dal Sessantotto almeno sta indulgendo veramente troppo verso la “femminilizzazione” dei rapporti sociali e familiari. Con le relative conseguenze anche in termini di crisi dell’identità maschile e paterna…

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