La lettera di Benedetto XVI è uno squarcio di luce in questo mondo avvolto dalle tenebre

di don Antonello Iapicca*

BENEDETTO GUARDA IL CIELO, E CON LE SUE PAROLE PIANTA LA VERITÀ NEL CUORE DI TUTTI NOI

La lettera di Benedetto XVI (VEDI QUI) è uno squarcio di luce in questo mondo avvolto dalle tenebre. Perché Benedetto fissa il Cielo, e l’Amico che, vinti il peccato e la morte, lo attende per accompagnarlo nella sua Pasqua. Ingiustamente calunniato e perseguitato, senza cedere di un millimetro sui peccati gravissimi di cui membri della Chiesa si sono macchiati, Benedetto ci spiazza. Spariglia i fragili concetti delle ideologie, e fa evaporare le parole mondane. Il mondo si riveste di ipocrisia e finge sdegno e scandalo, mentre vorrebbe imporre la strage degli innocenti come un diritto dell’uomo, armando la madre perché uccida suo figlio. Il mondo infatti non persegue i fini che vorrebbe farci credere di perseguire. Il mondo persegue il male e la morte, perché il suo principe menzognero è nemico di Dio e dell’uomo.

Benedetto guarda il Cielo, e con le sue parole pianta la Verità nel cuore di tutti noi, iniziando dalla Chiesa quando, nel terrore di essere rifiutata e di perdere onori e denari, si affanna a pensare e a parlare come il mondo. Le parole di Benedetto infatti svestono dell’ipocrisia anche le nostre parole mondane sugli abusi. Perché di peccato, espiazione e perdono può parlare solo chi ha fede, solo chi, come Benedetto XVI, ha nel suo cuore l’amore incorruttibile dell’Amico. Le parole di Benedetto ci aiutano ad interrogarci e a convertirci. A rivedere modelli e ideologie che troppo frettolosamente abbiamo sposato.

La Chiesa annuncia Cristo, non una umanità migliore. La Chiesa annuncia la vittoria di Cristo, non l’utopia di un mondo migliore, senza peccato, e quindi green e sostenibile, senza guerre, tollerante, accogliente, dove tutti sono uguali, civili e senza divisioni. La Chiesa annuncia l’uomo nuovo, ricreato in Cristo, capace di amare e vivere, già qui, nella debolezza e nella fragilità, frammenti di vita celeste.

Perché la Chiesa annuncia la Verità sull’uomo, sul suo peccato, smascherando l’ipocrisia di chi giudica gli altri per dissimulare la propria realtà di peccato. La Chiesa annuncia la misericordia che, accolta, rigenera e può fare di un assassino un santo. Per questo la Chiesa non si nasconde dietro a facili indignazioni, dice la verità, tutta intera, senza ideologie che la contraffanno. Benedetto, Papa emerito, sa di essere il successore del primo traditore perdonato. Sa che la Chiesa è fondata sul perdono perché sa che ogni uomo è peccatore bisognoso di Cristo. Senza l’incontro con Lui e il suo perdono non può nascere la fede. E senza fede, la Chiesa si riduce a una Ong, e nemmeno delle migliori. Senza fede nessuna speranza neppure per il mondo, condannato a seguire falsi profeti e cattivi maestri. Quante volte nel Vangelo Gesù svela la fede dei peccatori, degli ultimi che, prostrati nella loro impotenza, implorano la sua misericordia…

Le parole di Benedetto rimettono Cristo al centro di tutto. Il nemico che semina zizzania, attraverso gli scandali e l’erosione della fede, è riuscito subdolamente a mettere al centro l’uomo. Prima lo illude di essere come Dio, e poi, di fronte ai fallimenti e alle cadute rovinose, lo condanna e sbattendogli in faccia la sua incapacità di salvarsi e autoredimersi. La scienza, che esprime le possibilità e le capacità umane, con le sue scoperte può solo arginare il male, e per breve tempo. Ma nessuna scienza, nessuno sforzo umano potrà mai cambiare il cuore dell’uomo. Se ci inginocchiamo di fronte alla scienza, ci inginocchiamo dinanzi all’uomo. Smettiamo di essere cristiani e ci trasformiamo in idolatri da sacrestia, chierici forse inconsapevoli del potere mondano e dei suoi media. Essi promettono di garantire la nostra salute, il nostro benessere, la pace e la sicurezza, mentre si macchiano di crimini efferati passati per diritti.

Ma la Scrittura ci ammonisce di non confidare nell’uomo e nella carne, anche in quella degli scienziati, come dei medici, dei magistrati, dei politici, degli intellettuali, degli influencer. Farlo condurrebbe alla maledizione di non saper più vedere il bene e l’amore di Dio nella nostra vita e nella storia. Farlo significherebbe credere alle menzogne dell’anticristo descritto da Solovev, e seguire la caricatura malefica di Cristo. Forse lo abbiamo fatto, e ora siamo schiavi a causa della paura di morire. Viviamo un’apparenza di vita, incapaci di amare e uscire dal nostro egoismo confuso con la solidarietà. Con le parole e i gesti senza speranza, mettiamo fiori sulla nostra tomba. Per questo ci illudiamo di cancellare il male facendo fuori i peccatori, come ogni dittatura ha sempre fatto. Fallendo miseramente. Le parole di Benedetto ci dicono che stiamo seguendo un’illusione mondana perché abbiamo perduto lo sguardo sul Cielo da dove, solo, mi verrà l’aiuto.

Benedetto XVI, parlando della morte che lo attende e dell’Amico che lo accoglierà, ci invita a tornare a guardare dove guarda lui. Ad accogliere l’Amico che può redimerci, salvarci dal peccato e dalla morte, cambiare il nostro cuore riversandovi il suo amore per mezzo dello Spirito Santo. Benedetto ci dice che la morte è vinta perché Cristo ha vinto il peccato. Che la pedofilia del clero non è l’ultima parola; è una ferita grave che ferisce di nuovo il Corpo di Cristo, che però è il Corpo che ha attraversato vittorioso la morte. E tutti noi siamo chiamati a partecipare di questa vittoria, liberi dal terrore che soffoca questa generazione. Per annunciare a tutti che Cristo è il Giudice amico pieno di amore e compassione pronto a perdonare e a donare una vita nuova, anche al più grande peccatore, macchiatosi della grandissima colpa di non amare Dio e i fratelli. Il nostro Amico…

* Da Facebook

 

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments