Consegnare Gesù ai suoi carnefici è il peccato più grave

di don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI LUNEDÌ 11 APRILE 2022 – LUNEDÌ SANTO

Dal Vangelo secondo san Giovanni 12, 1-11

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.

Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

COMMENTO

Giuda era ladro. Ed era bravo a fare il ladro. Era riuscito ad ingannare gli altri apostoli, cosa non facile visto che erano persone che vivevano insieme a lui ventiquattr’ore al giorno. E non aveva usato chissà quale sistema per ingannarli: si prendeva semplicemente i soldi dalla cassa. Giuda viveva abitualmente nel peccato, nel male. Per questo la sera dell’ultima cena Satana non ha avuto difficoltà ad entrare in lui. E ne ha fatto quello che ha voluto. Giuda non si è pentito di quello che aveva fatto. Consegnare Gesù ai suoi carnefici il peccato più grave mai commesso da un essere umano. Ma avrebbe comunque potuto pentirsene e chiedere perdono. Non lo ha fatto perché l’abitudine a vivere nel peccato lo aveva disarmato di fronte al male. E lo ha condotto alla disperazione e alla morte. E forse alla dannazione eterna.

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