Leader anti-islamico brucia copie del Corano: in rivolta i musulmani di Svezia

Leader anti-islamico brucia copie del Corano: in rivolta i musulmani di Svezia

di Angelica La Rosa

IL VESCOVO DI STOCCOLMA CARD. ANDERS ARBORELIUS CONDANNA I DISORDINI IN SVEZIA DOPO IL ROGO PUBBLICO DEL CORANO DA PARTE DEL LEADER ANTI-ISLAMICO RASMUS PALUDAN. OSCURATO IL SITO DEL SUO PARTITO “STRAM KURS

Violente proteste sono scoppiate in molte città svedesi dopo che Rasmus Paludan, leader danese del partito di estrema destra Stram Kurs, attualmente in Svezia per un giro di comizi, al termine di un incontro presso la città di Linköping ha bruciato una copia del “libro sacro” dei musulmani, il Corano, come spesso fa al termine delle sue iniziative pubbliche. Il 40enne, in possesso della doppia cittadinanza danese e svedese, intende infatti candidarsi alle elezioni parlamentari di settembre e, il sito ufficiale del suo partito, è stato oscurato dalle autorità.

Gruppi di giovani musulmani, offesi dal gesto blasfemo di Paludan, hanno tentato di sfondare i cordoni di protezione della polizia antisommossa, hanno incendiato automobili parcheggiate nelle zone delle proteste e ferito diversi agenti di Polizia, ora ricoverati in ospedale per i colpi ricevuti durante i disordini.

Quello a cui abbiamo assistito è peggio di una rivolta violenta. In alcuni casi, ci sono stati dei tentativi di omicidio e abbiamo registrato almeno un grave sabotaggio con l’utilizzo della fiamma ossidrica“, ha affermato il capo della polizia nazionale Anders Thornberg in una conferenza stampa.

Adesso la società svedese si sta interrogando sui fatti accaduti a cominciare dal fatto che le autorità si sono rifiutate di vietare i raduni di Paludan, per preservare la libertà di parola nel paese.

Anche le immagini di agenti di polizia feriti, auto della polizia assaltate, Forze dell’ordine costrette a ritirarsi e, sebbene temporaneamente, a rinunciare al potere su un’area, sono difficili da ignorare per la società svedese.

In un’intervista con il quotidiano svedese Aftonbladet il ministro della Giustizia svedese Morgan Johansson ha definito Paludan uno “stupido estremista di destra, il cui unico obiettivo è guidare la violenza e le divisioni“. È facile essere d’accordo con le critiche a Rasmus Paludan. Nel 2020, i sostenitori di Paludan hanno bruciato un Corano nella città svedese di Malmö, scatenando violente proteste. Paludan è stato bandito dal Belgio per un anno ed è stato espulso dalla Francia dopo aver segnalato l’intenzione di bruciare un copia del Corano a Parigi. L’uomo è stato condannato a una pena detentiva (poi sospesa) in Danimarca nel giugno 2020 per una serie di reati tra cui razzismo e diffamazione (per questo è stato radiato dall’albo degli avvocati penalisti per tre anni).

Tuttavia è un errore addossargli tutte le responsabilità. È certamente colpevole di aver bruciato in pubblico un libro sacro di una religione (fatto blasfemo e deplorevole altrove, ma non in Svezia, dove bruciare il Corano non è un reato, come ha spiegato alla Svenska Dagbladet il professore di diritto civile Mårten Schultz), ma gli autori delle altre violenze sono i diversi giovani che le hanno poste in essere (e, ricordiamo, che non sono state neanche le forze dell’ordine a causare il caos e il disordine…).

Molti esperti hanno affermato che l’ascesa di estremisti come Paludan deve essere vista nel più ampio contesto di inasprimento degli atteggiamenti nei confronti degli immigrati sia in Danimarca che in Svezia, a causa della crisi migratoria del 2015 e del 2016, quando più di un milione di persone dall’Africa e dal Medio Oriente sono fuggite in Europa e molti di loro sono arrivati nei due paesi nordici, con la Svezia che, con una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, pro capite ne accoglie più di qualsiasi altro paese europeo. “Abbiamo una situazione in cui la popolazione è diventata molto più diversificata. Allo stesso tempo, c’è molta violenza tra bande in Svezia“, ​​ha dichiarato alla DW Anders Hellstrom, specialista in movimenti nazionalisti e populisti e docente senior presso l’Università di Malmö.

Le pie speranze dei politici svedesi a proposito del paese scandinavo come pioniere del multiculturalismo sembrano svanite. Quanto accaduto dimostra che la Svezia non può certo vantarsi di essere un paese all’avanguardia in materia di politica dell’immigrazione.I

In Svezia si stanno accorgendo delle tragiche conseguenze dell’atteggiamento ingenuo iniziato nel 1975 teso ad equiparare lingue e culture diverse alla lingua e alla cultura svedesi. La Svezia si vanta di essere un paese democratico ed equo, dove vigono (e vengono rispettate, almeno così si dice) le libertà di religione, di pensiero, di opinione, di espressione, di stampa, di riunione ecc. E alcuni commentatori sostengono che se usa la forza per opporsi a queste libertà, se ne è pienamente responsabile e si deve essere perseguiti (una quarantina di giovani islamici sono stati portati in carcere). Bisognerebbe però chiedersi anche se l’offesa ad una religione non è un reato da perseguire. La retorica anti islamica di Paludan, infatti, ha incendiato gli animi in Svezia, specialmente all’interno della grande comunità musulmana del paese. Secondo molti dei suoi critici, il leader d’estrema destra sarebbe censurabile perché i suoi si configurerebbero come discorsi d’odio. Ma, scrivono alcuni giornalisti liberal svedesi, nelle democrazie liberali questa dicitura non dovrebbe esistere, l’espressione del proprio pensiero politico non dovrebbe essere censurabile.

La questione, purtroppo, non è così semplice da risolvere. Un tempo luogo di accoglienza per i rifugiati, la Svezia è preoccupata per l’aumento dell’immigrazione e le tensioni sul suo sistema di welfare.

L’unico che può sentirsi soddisfatto delle violenze che si registrano da una settimana in Svezia è lo stesso Rasmus Paludan. Questo è esattamente ciò che voleva provocare. Voleva causare il caos quando la cosa migliore che si sarebbe potuto fare era quella di ignorarlo o rispondergli in maniera razionale e oggettiva.

Molti paesi nel mondo hanno una libertà di espressione e di riunione limitata. In Svezia, invece, la libertà di stampa e di espressione ha una lunga e forte tradizione. Dovremmo esserne orgogliosi. Deve essere protetto e difeso. Pertanto, è importante sottolineare che Rasmus Paludan ha il suo pieno diritto di provocare e criticare l’Islam. Credo anche che i nazisti dovrebbero avere il diritto di manifestare in nome della libertà di espressione. Questo finché non infrangono la legge“, ha scritto un giornalista svedese. “La violenza contro i gruppi etnici – ha aggiunto – è un reato grave. Infastidire le religioni, d’altra parte, non è un crimine. In una democrazia si deve avere il diritto di dimostrare, di esprimersi e di essere satirici, anche se le persone si sentono ferite e offese“.

Non la pensa esattamente così il cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, che ha rilasciato un’ampia intervista a Vatican News.

Il vescovo dell’unica diocesi della Svezia ha riconosciuto che ci sono “sentimenti antireligiosi” nella popolazione svedese ed ha ricordato le varie occasioni in cui le statue della Beata Vergine Maria sono state vandalizzate o distrutte.

Nell’intervista concessa a Deborah Castellano Lubov il porporato ha spiegato che la Svezia “non è stata in grado di affrontare la segregazione, poiché in alcune zone ci sono quasi solo stranieri a basso reddito, senza lavoro, con la criminalità. Quindi, per la nostra società, è davvero importante fare qualcosa per combattere questa segregazione“. 

Sulla convivenza e il rispetto delle religioni in Svezia il cardinale ha notato che il paese scandinavo “è un paese molto laico e le autorità non si rendono conto che molti degli immigrati hanno forti convinzioni religiose. E per loro è un segno di odio quando bruciano il Corano. Naturalmente, ciò non significa che la polizia debba essere attaccata. Ma dobbiamo capire il background che le persone sentono al di fuori della società e che nessuno le rispetta. Quindi ad un certo punto ci sarà violenza nelle nostre periferie. Penso che sia molto importante che in Svezia venga avviato un dialogo più profondo e allo stesso tempo vediamo, ad esempio, che alcuni partiti ora vogliono bandire le scuole confessionali. Quindi anche questo è un segno che ci preoccupa oggi“.

Il cardinale Anders Arborelius ha ricordato che “la migrazione deve essere seguita da un’integrazione molto, molto importante“, e questa “è mancata” in Svezia. Il porporato si è augurato che “le religioni, le comunità religiose, siano più ascoltate nel nostro Paese secolarizzato. E ci sono segnali che anche le autorità stanno iniziando a rendersi conto che bisogna tenere conto del fatto che molte di queste persone vengono qui, hanno una fede profonda, sono religiose e possono sentire una mancanza di rispetto quando arrivano a questo paese laico“.

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È chiaramente una provocazione mossa dai circoncisi travestiti da “destra”, ma l’errore più grave è stato quello di accoglierli: non ce ne libereremo mai più, neanche in Italia. Questa è la dimostrazione che l’ecumenismo non esiste, di fronte ad un popolo che ragiona e si comporta da animale, tra disordini pubblici, stupri e violenze sempre più frequenti. E se loro bruciassero il Vangelo in piazza Duomo, sono convinto che il sionista Sala li lascerebbe fare, insieme alla diocesi filoecumenica, massonica e provaccinale.