Don Antonio Spalatro, quel giovane prete che faceva molto bene ai poveri

di Giorgio Vario*

RICORDI PERSONALI DEL PRESIDE PROF. GIORGIO VARIO (VIESTE) SUL SERVO DI DIO DON ANTONIO SPALATRO (1926-1954), GIOVANE SACERDOTE PUGLIESE CONOSCIUTO COME IL “PICCOLO CURATO D’ARS

È sempre un’emozione parlare di don Antonio Spalatro al quale sono particolarmente legato per varie circostanze che si sono verificate durante tutto il corso della mia vita. Non solo ho contribuito alla intitolazione della Scuola Media “Spalatro”, ma in occasione dell’accorpamento delle due Scuole Medie di Vieste, in qualità di preside, mi sono adoperato affinché l’unica Scuola Media si chiamasse “Alighieri-Spalatro”, i due nomi originari delle ex scuole.

È un grande onore, ho pensato, per don Antonio stare accanto al sommo poeta Dante. Egli non ha composto poemi e romanzi, non è stato un filosofo o uno scienziato, eppure viene ancora ricordato a cinquant’anni dalla sua morte per aver vissuto una vita breve nella semplicità e nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Inoltre, per continuare la cronaca, ho recuperato il suo “quaderno-diario” che altrimenti sarebbe andato perduto. Il Diario, ora in mia custodia come preside pro-tempore della Scuola Media Unica, rappresenta il cammino spirituale che don Antonio ha percorso quando frequentava gli studi teologici nel Seminario regionale di Benevento.

Certo, si legge, che non risparmiava a mortificarsi quando si lamentava dei suoi difetti, proprio come faceva da sacerdote a contatto con i fedeli. Io non capivo! Una persona così buona diceva di essere cattiva! Evidentemente desiderava raggiungere l’elevata vetta della santità.

Dicevo che varie circostanze mi legano a don Antonio fin dall’anno scolastico 1953-54. Allora avevo tredici anni, avevo frequentato nell’anno scolastico precedente la quinta elementare per intraprendere un mestiere. Invece, le cose sono andate diversamente senza dubbio con il contributo di don Antonio.

Facevo parte della parrocchia “S. Croce”, ma il caso ha voluto che mi trovassi in quella del “Convento”. Volevo ad ogni costo continuare a studiare, quindi prepararmi all’esame di ammissione per poi frequentare la scuola media. Le possibilità economiche della famiglia non mi permettevano di studiare. Però mamma che desiderava quanto me che studiassi, un giorno mi ha detto che alla chiesa del “Convento” stava un prete buono che faceva molto bene ai poveri. Siamo andati a parlare con don Antonio il quale senza alcun ostacolo si dichiarò disponibile a prepararmi per l’esame di ammissione. Mamma gli ha chiesto di farmi pagare poco, ma egli di rimando «Cummà stàtt bòn’» [«Commare statti buona!»]. Ciò significava che non dovevo pagare niente.

Che grande gioia abbiamo provato, si realizzavano i sogni di un adolescente e di una madre che voleva il meglio per suo figlio. Grazie, don Antonio per aver fatto felice mia madre! Mi sentivo al settimo cielo e così ho iniziato la preparazione.

Passavo delle ore in sacrestia nella penombra delle giornate autunnali in compagnia di don Antonio il quale, direi oggi, mi voleva bene. Spesso veniva chiamato dai fedeli e dopo un po’ si ripresentava per correggermi gli esercizi di matematica, di grammatica ed assegnarmene altri. Lo vedevo infaticabile e invece un male incurabile lo stava distruggendo. Ma don Antonio continuava a far del bene.

Non aveva molto tempo, andava sempre in fretta, eppure se da una parte lo ricordo così attivo, dall’altra lo vedo ancora oggi immobile ed in ginocchio a pregare davanti al ss. Sacramento.

Negli ultimi momenti della vita terrena, quando recitava il Rosario, diceva nell’Ave Maria «prega per me peccatore, adesso nell’ora e della mia morte» ed io gli stavo vicino impotente e non capivo che un don Antonio potesse morire.

A distanza di tempo mi scopro in una fotografia nella casa di don Antonio nel giorno del funerale. Il gracile prete era immobile nella bara! Stavo con le mani giunte, pregavo, non ricordo cosa dicevo, ma forse intuitivamente chiedevo al Signore delle grazie per intercessione del “buono e santo” don Antonio.

*Testo pubblicato per gentile concessione di VOCI e VOLTI, periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo (anno XII – n. 116 del 17 maggio 2022, p. 24)

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