Quasi un italiano su tre è analfabeta funzionale: come stupirsi allora della disinformazione che prospera?

Quasi un italiano su tre è analfabeta funzionale: come stupirsi allora della disinformazione che prospera?

di Angelica La Rosa

LA SITUAZIONE RIMANE GRAVE IN ITALIA ED È PEGGIORATA DAL PRE PANDEMIA

Analfabetismo funzionale indica non l’incapacità di sapere leggere o scrivere, ma il non riuscire a comprendere appieno quanto letto e l’incapacità di sapere usare le informazioni che si incontrano nella vita di tutti i giorni, per esempio leggere un foglietto di istruzioni, oppure non riuscire a comprendere il testo scritto su una pagina web o assimilare le informazioni su come utilizzare internet e le sue potenzialità. Un analfabeta funzionale è, cioè, uno spettatore “passivo” di internet: usa i social, ma non li sa maneggiare a proprio vantaggio.

Secondo i dati Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) – Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) quasi un italiano su tre è analfabeta funzionale. Precisamente in Italia circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. In tutta l’Europa è messa peggio dell’Italia solo la Turchia dove il problema interessa il 47% della popolazione.

Non stupisce neanche un altro dato. In ben 7 regione italiane il 50% degli adolescenti alla fine della scuola superiore non raggiunge le competenze adeguate di italiano (Abruzzo 50,2%, Basilicata 51,4%, Sardegna 52,8%, Sicilia 57,2%, Puglia 59,3%, Calabria 63,5%, Campania 64,2%). E rispetto al periodo pre pandemico il calo di apprendimento è di ben 9 punti percentuali. Un calo che è più evidente per i minori figli di migranti, residenti nel sud Italia o con situazioni difficili dal punto di vista economico e sociale.

Ancora, il 51% degli studenti non mostra competenze adeguate in matematica, il 44% non le raggiunge in italiano (considerando tutte le 20 regioni italiane). Questo significa che questi studenti hanno una capacità di comprensione del testo paragonabile a quella richiesta per conseguire il diploma di terza media.

La Commissione Europea, lo scorso 23 maggio, ha sottolineato come rimanga “una priorità affrontare le cause degli scarsi risultati scolastici in Italia” e che “anche i divari sociali e territoriali nei risultati si sono ampliati”.

Secondo Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia, un milione e 384mila bambini in Italia vivono in povertà assoluta, un bambino di oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni.

ll presidente di Save The Children Italia ha ricordato, inoltre, che “più di due milioni di giovani, ovvero un giovane su cinque fra i 15 e i 29 anni, è fuori da ogni percorso di scuola, formazione e lavoro”. In Sicilia, Campania, Calabria, per due giovani occupati ce ne sono altri tre che sono fuori dal lavoro, dalla formazione e dallo studio.

Il Professor Alessandro Meluzzi, recentemente, ha evidenziato anche il caso (non troppo recente) dell’analfabetismo di ritorno, che spesso coinvolge anche gli intellettuali stessi, nel momento in cui sembrerebbero avere molta difficoltà nel comprendere ed interiorizzare le novità. Secondo il noto psichiatra “nell’analfabetismo funzionale il livello della capacità di interiorizzare una cognizione è minimale”.

Un 5,5% degli italiani comprende solo informazioni elementari contenuti su brevi testi scritti e non digitali ed espressi con un vocabolario di base, ben il 22,2% si limita alla comprensione di testi misti, cartacei e digitali, sempre brevi, con l’inserimento di informazioni personali.

L’analfabetismo funzionale, insomma, è un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. Visto che gli analfabeti funzionali sono i più condizionabili dai mezzi di comunicazione di massa. Per ripartire, l’Italia dovrebbe scommettere sull’istruzione pubblica (gestita dallo Stato e dai privati), con l’obiettivo di garantire una formazione umana, culturale e spirituale che posso favorire il superamento delle disuguaglianze.

 

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