Una visione della Dottrina sociale della Chiesa sull’attuale guerra russo-ucraina

di don Gian Maria Comolli*

GUERRA IN UCRAINA: UNA RESA “PARZIALE” E “NEGOZIATA” PUÒ ESSERE PERSEGUITA PER EVITARE DANNI MAGGIORI

Il capitolo dedicato dal Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2 aprile 2004) ai temi della guerra e della legittima difesa si conclude con una riflessione sulla collaborazione che la Chiesa può offrire nello specifico alla pace globale. Per il cristiano, infatti, la pace non è un’idea astratta o unicamente una norma etica o morale, ma è molto di più.

Guardiamo ad esempio alla parola che nel mondo greco era utilizzata per riferirsi alla pace. Essa indicava la sospensione temporanea della guerra imposta dagli dèi. Nell’antica Roma, d’altro canto, la “pax romana” non era che un atto giuridico che formalizzava il termine delle ostilità fra vincitori e vinti.

Per il cristianesimo, invece, la pace è un dono prezioso e faticoso, oltre che una missione affidata da Gesù Cristo ai suoi discepoli. L’uomo e la donna di pace si caratterizzano perciò per un atteggiamento interiore che presume la certezza della paternità di Dio, creatore dell’universo, nei confronti di tutti gli uomini (cfr. Compendio DSC, n. 516). La pace cristiana riproduce la capacità di amore e di perdono insegnata dal Signore soprattutto nei momenti della passione e della morte in croce. Si tratta, lo ripetiamo, di un cammino difficoltoso e gravoso poiché basato sul perdono e sulla riconciliazione (cfr. n. 517), ma che promette un pregevole e abbondante riconoscimento. L’operatore di pace, infatti, come insegna la Bibbia, sarà “chiamato figlio di Dio”.

Di conseguenza la pace per il cristiano non è un facile e generico “buonismo”! Si tratta piuttosto di un’ardua costruzione da realizzare in ogni ambito, da quelli individuali a quelli internazionali sulla base della giustizia e della verità (cfr. n. 518).

San Giovanni XXIII parlò per questo della necessità di un «disarmo integrale che investe anche gli spiriti» (Enciclica Pacem in terris, 11 aprile 1963, n. 61). Ecco perché la Chiesa lotta per la pace anzitutto con la preghiera, la quale «apre il cuore non solo ad un profondo rapporto con Dio, ma anche all’incontro con il prossimo all’insegna del rispetto, della fiducia, della comprensione, della stima e dell’amore» (Compendio DSC, n. 519).

Come applicare questi insegnamenti nei confronti dell’attuale guerra russo-ucraina?

Premesso, onde evitare equivoci, che l’attuale conflitto è stato dichiarato dal presidente della Russia Vladimir Putin ai danni di un Paese, l’Ucraina, che ha diritto come gli altri alla democrazia e alla libertà, e che nel corso degli anni, come ricordato da molti, tra cui Papa Francesco, l’Occidente è stato carente di una politica lungimirante nei confronti dell’Est (cfr. intervista al Corriere della Sera, 3 maggio 2022), quello che rimane ambiguo è la scarsa attenzione, soprattutto nella prima fase, al dialogo, al negoziato e alla creatività diplomatica più volte invocate soprattutto dal Pontefice. Ma un interrogativo rimane aperto: se è vero che la Dottrina sociale riconosce il diritto ad una proporzionata legittima difesa, siamo ancora al livello per cui essa non deve provocare danni e lesioni maggiori dei risultati di una resa? Ebbene, in questo caso, la resistenza e la difesa dell’Ucraina sostenuta con armi fornite da Paesi terzi sta provocando migliaia di morti civili, enormi distruzioni e flussi incontrollati di profughi in fuga. Per questo un giornalista laico e di sinistra come Piero Sansonetti si è posto a nostro avviso un interrogativo di primaria importanza.

Il direttore de Il Riformista ha infatti scritto: «siamo sicuri che in certe condizioni la parola “resa”, naturalmente “resa” parziale e “resa” negoziata, sia una bestemmia? E non sia invece una bestemmia accettare di pagare un prezzo immenso in vite umane? Cioè siamo sicuri che il valore della vita sia negoziabile, e quello dell’indipendenza di parti del territorio invece non lo sia?» (La vita viene prima della libertà e dell’indipendenza, mi sembra una banalità, 20 aprile 2022). La risposta la lasciamo al lettore e, soprattutto, alla storia…

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*sacerdote ambrosiano, collaboratore dell’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano e segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia. Cura il blogwww.gianmariacomolli.it.

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