Inflazione, caro prezzi, crisi energetica: il centrodestra governerà il futuro?

Inflazione, caro prezzi, crisi energetica: il centrodestra governerà il futuro?

di Giuseppe Brienza

LE FAMIGLIE E GLI IMPRENDITORI SI SENTONO INDIFESI DI FRONTE ALLE EMERGENZE, VERE O PRESUNTE, CHE HANNO COLPITO IL NOSTRO PAESE NEGLI ULTIMI ANNI. LA POLITICA TORNI ESPRESSIONE DEL POPOLO MA, PER FAR QUESTO, OCCORRE EVITARE L’ASTENSIONISMO E LA DISPERSIONE DEL VOTO ALLE PROSSIME POLITICHE DEL 25 SETTEMBRE

Il braccio burocratico dell’Unione europea che sventaglia sotto il naso dell’Italia l’ultimo tubo del gas che dopo le sanzioni alla Russia Putin sta chiudendo e la scritta: “Inflazione, caro prezzi, crisi energetica… alla canna del gas!”. Questa la vignetta che Alessio Di Mauro ha disegnato per la copertina dell’ultimo numero de “Il Borghese”. I principali dossier della rivista pubblicata dall’editore Pagine, infatti, sono dedicati ai temi economici, dal lavoro diventato ormai l’emergenza nazionale alla necessità appunto di porre un tetto al prezzo del gas.

Come scrive il direttore Giuseppe Sanzotta nell’editoriale del numero di agosto-settembre de Il Borghese, le famiglie e gli imprenditori italiani si sentono «indifesi di fronte alle emergenze che, soprattutto negli ultimi anni, hanno colpito il nostro Paese. Abbiamo constatato quanto sia stata illusoria la cieca fiducia nel mercato regolatore di ogni squilibrio e nella globalizzazione, vista come una sorta di solidarietà universale. Ci sarebbe voluto un governo dei processi di trasformazione, ci sarebbe voluto un progetto per il futuro. Forse semplicemente un governo autorevole. Invece per anni ci siamo barcamenati tra esecutivi fragili, tenuti insieme da faticose mediazioni. Con coalizioni non omogenee, quando poi non c’è stato il ricorso a tecnici esterni».

Nel proseguo del suo fondo Sanzotta descrive quindi il massimo delle contraddizioni espresse nell’attuale XVIII legislatura, destinata grazie a Dio a concludersi il prossimo 12 ottobre, dominata da «un partito, i 5Stelle, pronti ad allearsi prima con la Lega, poi con il Pd. Fino a essere tutti costretti ad affidarsi al papa straniero, al tecnico. Cioè a Draghi. Una politica tanto debole da non avere nemmeno la forza per eleggere un nuovo capo dello Stato. C’è una desolante continuità in tutti questi anni. Il solo sforzo è stato quello di correre dietro alle emergenze, senza programmare il futuro. Non c’è stato alcun piano industriale, nessun piano energetico, nessuna riforma della burocrazia, nessun impegno per i giovani, nessuna attenzione alla sanità pubblica. I risultati di questa non politica li vediamo oggi» (Giuseppe Sanzotta, Governare il futuro, Il Borghese, n. 8/9 – agosto/settembre 2022, p. 3).

Segue l’articolo del filosofo Hervé Cavallera, ordinario di Storia della pedagogia all’Università del Salento, che riprende il tema della sovranità da restituire alla politica, con il popolo chiamato a fare la sua parte nelle prossime elezioni del 25 settembre. Nel pezzo, intitolato “Politica personalizzata e i rischi della democrazia” (p. 11), Cavallera richiama a questo proposito la non buona prova data dagli italiani nell’ultima tornata amministrativa del 12 e 26 giugno 2022, con poco più di un elettore su due che si è recato alle urne.

Quello dell’astensionismo, però, afferma lo studioso, è «un fenomeno complesso, il quale non è limitato solo al nostro Paese (si veda la Francia) e che non si può intendere meramente ricorrendo alla diffusa e ormai secolare diffidenza della politica intesa come volizione degli interessi personali e del proprio gruppo più degli interessi della comunità».

Per quanto riguarda l’Italia la genesi dell’accentuato astensionismo è chiaramente collegata allo scoppio di Tangentopoli (1992) che, mentre ha confermato la già presente sfiducia nei politici (più che nella politica), ha condotto definitivamente alla crisi non solo dei partiti della Prima Repubblica, ma anche e soprattutto delle idee (in alcuni casi ideologie) che li permeavano. «Il risultato – conclude Cavallera – è andato oltre tutti gli intenti dei promotori. Come la Rivoluzione Francese ha generato Napoleone e l’impero, così Mani pulite ha generato, per così dire, in sede politica Berlusconi e Forza Italia, ossia ha significato il passaggio da una politica fondata su dei partiti (che a loro volta poggiavano – o avrebbero dovuto poggiare su dei princìpi) a una politica fondata sui leader. Ciò ha causato, come negli Stati Uniti, una forte personalizzazione, non a caso oggi quotidianamente si parla del partito della Meloni, di quello di Salvini, di quello di Calenda e così via. Il partito di fatto sembra coincidere con il leader e i princìpi e gli obiettivi di cui i leader dovrebbero essere portavoce passano in secondo piano, anzi dai più sono totalmente ignorati. Da tutto questo segue, come avviene da sempre oltreoceano, il fenomeno dell’astensionismo che è collegato, oltre al perdurare di antiche remore di natura ideologica, alla mancanza di motivazioni simpatetiche nei confronti dei personaggi pubblici».

Marcello Veneziani dedica la sua rubrica mensile Ultimatum al tema ogni tanto ricorrente nell’ambito del giornalismo d’informazione italiano, ovvero quello dell’eccesso di cronaca nera presente nei notiziari con il connesso effetto-emulazione degli eroi negativi creati (con alcune eccezioni) dai media occidentali.

Nel pezzo, intitolato “Eroi veri, falsi e negativi”, l’editorialista e scrittore di lungo corso descrive come dal Sessantotto in poi i vari delinquenti, terroristi o violenti in generale sono romanticamente descritti nelle nostre cronache come “angeli ribelli”, conquistando, così, «la loro sinistra fama».

«La mamma degli eroi maledetti – denuncia Veneziani – è sempre incinta e la sua figliolanza si moltiplica in modo inquietante. Compiono le loro gesta contro il mondo, a volte appoggiandosi a una causa; ma si tratta quasi sempre di demoni solitari, pervasi da un apocalittico desiderio di distruzione (cupio dissolvi) e al tempo stesso da un egocentrismo malato che trova alibi ideali e morali in un giustizialismo cosmico. […] Dietro queste follie di violenza ci sono pulsioni antiche aggravate dal circo mediatico, aspirazioni frustrate o complessi feroci verso il prossimo. E poi il solito contorno che da un secolo di psicanalisi ci sentiamo ripetere: carenze d’affetto, esclusioni patite, traumi d’infanzia e via dicendo. Perché oggi l’unico modo per essere eroi è quello di esserlo al negativo…» (p. 80).

Per ulteriori informazioni su questo numero della rivista ci si può collegare al sito della casa editrice www.pagine.net oppure chiedere direttamente una copia-saggio scrivendo una mail a: segreteriaredazione.ilborghese@pagine.net.

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