Pio X: un Papa moderno e antimodernista

di Daniele Trabucco

FU IL PIÙ INCISIVO RIFORMATORE DAI TEMPI DEL CONCILIO DI TRENTO

Il 21 agosto di ogni ogni anno (il 03 settembre nel Vetus Ordo) la Chiesa ricorda il grande Papa san Pio X, pontefice dal 1903 al 1914. Fu il più incisivo riformatore dai tempi del Concilio di Trento, soprattutto laddove cercó di affermare la “libertas Ecclesiae”, sganciandola da ogni intralcio politico ed archiviando definitivamente il temporalismo. Papa Sarto fu consapevole del “peso della modernità” ed è per questo che, durante gli undici anni del suo pontificato, avvió una feconda opera di ricostruzione della Chiesa che si inserì in quel progetto di ricompattazione del cattolicesimo. Un impegno che dovrebbe condurre ad abbandonare quegli stereotipi con i quali è stata interpretata, fino a non molto tempo fa, la figura del pontefice di Riese (oggi in Provincia di Treviso). Tuttavia, ed in questo risiede la grandezza del Papa veneto, la sua opera riformatrice rifuggì ogni pericoloso adeguamento ai tempi moderni del “depositum fidei” per lavorare alla restaurazione della dottrina cattolica, o meglio alla sua ricollocazione nel solco della tradizione. Fu lo scudo che Pio X offrì non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini, per evitare le derive nichilistiche di una società sempre più in via di scristianizzazione quale quella di inizio ‘900. È, dunque, all’interno di queste coordinate che si inserisce e si comprende appieno la sua forte e decisa condanna del modernismo, la “sintesi di tutte le eresie”. Prima con il decreto “Lamentabili sane exitu” della Suprema sacra inquisizione romana e universale (il Sant’Uffizio) del 1907 e poi con l’Enciclica “Pascendi Dominici gregis” dell’08 settembre 1907, Giuseppe Sarto tentó di frenare l’affermarsi della mentalità modernista (derivante dalle filosofie sorte dall’Illuminismo e dal Positivismo) la quale cercava di corrompere dottrinalmente e moralmente il credo cattolico, relativizzandolo. Coordinando fede e scienza, quella come estensione soprannaturale e talora conferma dell’altra, e questa come via introduttiva alla prima, restituì all’uomo cristiano l’unità e la pace dello spirito, imprescrittibili premesse di vita. Scriveva nella Lettera pastorale del 04 aprile 1899 l’allora Patriarca Sarto: “Grande il secolo XIX per gli splendidi lampi di verità che lo illuminarono […]. A riscontro però di tanti benefici, qual cumulo immenso di mali! […]. Ebbro di orgoglio nei suoi trionfi, non pago di attribuirli al solo ingegno umano, ne trasse argomento per muovere guerra al soprannaturale, e ribellarsi a Dio stesso. Di qua una sequela continua di errori e di colpe, una falsa scienza superbamente erettasi contro la Fede, l’indifferenza elevata a sistema, il libero pensiero divenuto la religione di molti, il nulla la loro speranza, sostituita alla carità la bugiarda filantropia […] e finalmente, il secolo superbo, razionalista ed empio spinto fino alla negazione di Dio, cui intimò di ritirarsi dal civile consorzio”.

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