Voto del 25 settembre: un confronto sui programmi dal punto di vista etico e politico

di Don Gian Maria Comolli

IL VOTO POLITICO È UNA DELLE FORME PIÙ ELEVATE DI MANIFESTAZIONE DELLA SOVRANITÀ: LA PARTECIPAZIONE È DIRITTO/DOVERE DI OGNI CITTADINO RESPONSABILE

Si avvicina la data delle elezioni politiche – domenica 25 settembre, si vota dalle ore 7 alle 23, in unico giorno – e, per tanti, rimane ancora il dubbio se recarsi alle urne o meno e, per coloro che sono orientati a farlo, rimane alta l’incertezza sul chi votare.

A nostro parere il punto di riferimento degli indecisi dovrebbe essere la Carta costituzionale che, come noto, termina il primo articolo affermando che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

Una delle forme più elevate di manifestazione della sovranità, dunque, è la partecipazione al voto che, con negli ultimi decenni, risulta sempre più in calo, poiché tanti percepiscono che gli interessi dei candidati e dei rappresentanti non specchiano, il più delle volte, le necessità e le attese dei rappresentati.

Il nostro augurio e auspicio è che gli italiani, superando la diffusa stanchezza, tornino ai seggi, e vi tornino per “votare responsabilmente”, cioè dopo essersi attentamente informati sui programmi dei partiti e sulla personalità dei candidati.

Per quanto riguarda l’incertezza sul “chi votare”, non è nostra intenzione indicare nomi o partiti. Abbiamo letto i programmi dei quattro partiti che secondo i sondaggi dovrebbero avere ottenere oltre il 10% dei consensi e siamo rimasti disorientati dalle decine di proposte utopistiche, illusorie e inattuabili presenti. Soprattutto quelle nel settore economico non potranno essere attuate sia per la mancanza di risorse sia perché siamo come noto “ostaggi” della Commissione europea e della globalizzazione.

Prima della stesura di questi testi si sarebbe dovuto riflettere sul monito di un grande difensore della libertà, Benedetto XVI, che ha invocato un maggiore «senso della responsabilità in tutti i partiti, che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo voti per sé, ma siano responsabili per il bene di tutti e che si capisca che politica è sempre anche responsabilità umana, morale davanti a Dio e agli uomini» (Milano, 2 giugno 2012).

Il nostro voto dovrebbe essere guidato, in definitiva, dalla «responsabilità umana e morale davanti a Dio e agli uomini» che identifichiamo in tre colonne portanti di ogni democrazia: la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, la tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e il diritto alla libertà di educazione dei figli.

Cosa propongono a proposito i quattro maggiori partiti?

Cominciando dal partito che dovrebbe avere il maggior numero di voti secondo gli attuali sondaggi, ovvero Fratelli D’Italia, esso pone come primo punto del suo programma il “Sostegno alla natalità e alla famiglia”. Il partito guidato da Giorgia Meloni, quindi, appare ben conscio che il “problema dei problemi” della nostra nazione è quello della denatalità e, per questo afferma: «la famiglia è l’elemento fondante della società e ciò che rende “una Nazione veramente sovrana e spiritualmente forte” (Giovanni Paolo II). Per questo è necessario affermare nuovamente il ruolo centrale, educativo e sociale che essa continua a ricoprire. Sostenere la natalità significa dare la possibilità alle giovani coppie di costruire il proprio progetto familiare, significa dare speranza all’Italia investendo sul futuro». Per quanto riguarda la difesa della vita nascente, propugnando l’impegno per la “piena applicazione” della legge 194/1978, FdI sottolinea un tema assai importante per la diminuzione degli aborti: la prevenzione e il sostegno delle donne in difficoltà come richiesto dalla stessa legge 194, all’articolo 5.

Per quanto riguarda i valori essenziali sopra citati, il Partito Democratico, è molto chiaro riguardo a due tematiche. Nel paragrafo “Diritti e cittadinanza: nessun destino è già scritto”, infatti, leggiamo: «Approveremo subito la legge contro l’omolesbobitransfobia», cioè il famoso DDL Zan, un testo puramente ideologico che non ha nulla a che fare con la tutela delle persone LGBT e «introdurremo il matrimonio egualitario» (cioè omosessuale). Il partito guidato da Enrico Letta, quindi, intende equiparare il matrimonio tra un uomo e una donna alle unioni tra due soggetti dello stesso sesso, già oggi erroneamente definito “matrimonio arcobaleno”.

Leggiamo inoltre nel programma del Pd: «approveremo una legge sul fine vita» (leggi suicidio assistito ed eutanasia), riprendendo evidentemente quel testo delle “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” che introdurrà “la morte di Stato”.

Anche la Lega dedica un punto del suo programma a “Famiglia e natalità”. Dopo averne sottolineato l’importanza con la frase di Giuseppe Mazzini: «La famiglia è la patria del cuore», il partito di Matteo Salvini spiega il suo impegno a realizzare politiche che accompagnino la famiglia e la tutelino dagli attacchi ideologici, specificando che per famiglia si intende esclusivamente «quella composta da una mamma e un papà e non da un “genitore 1 e 2”».

Dopo aver ribadito l’importanza della libertà di scelta educativa, nel programma leggiamo una condanna dell’indottrinamento gender, della maternità surrogata e della liberalizzazione della cannabis. Da ultimo la Lega si schiera contro ogni apertura all’eutanasia.

Per quanto riguarda i temi che stiamo considerando, il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte dichiara di continuare a propugnare il matrimonio egualitario per le coppie omosessuali oltre a programmi di educazione “sessuale e affettiva” (ovvero di contenuto genderista) nelle scuole.

Concludiamo quindi con il consiglio che il cardinale Carlo Caffarra (1938-2017) formulò nel messaggio alla diocesi di Bologna per le elezioni politiche del 2013: «se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli i beni umani, diamo la nostra preferenza a chi secondo coscienza riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia» (16 febbraio 2013).

Naturalmente l’attuale sistema elettorale non preveda l’espressione di preferenze individuali, l’inclusione nella lista delle candidature uninominali o plurinominali di personalità pro-life o pro-family potrà sicuramente costituire un primo criterio di orientamento per l’elettore responsabile. L’altro sarebbe quello di non-disperdere il proprio voto orientandosi per un partito o movimento che, presumibilmente, non raggiungerà la soglia di sbarramento del 3%.

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Trovo sconcertante che venga proposto di votare per partiti che, negli ultimi anni, hanno levato a mio marito medico, e a migliaia di altre persone, il lavoro. E hanno fatto violenze inaudite ad altri che si sono trovati a non poter scegliere. Che non hanno rispettato la decisione di non farci inoculare un siero sperimentale che, per la sua elaborazione, necessita di linee cellulari di bambini assassinati prima di nascere. Per tacere gli effetti avversi che stanno rendendo invalidi, o sterili, o ammazzando milioni di persone al mondo. Andare a votare è legittimare chi ci ha già levato la sovranità economica e politica, tentando pure di levarci pure quella spirituale, arrivando ad impedire di partecipare alla Santa Messa. E gli altri non sono molto meglio.