La “carriera alias” è pericolosa. Attenti all’ideologia gender nelle scuole dei nostri figli!

La “carriera alias” è pericolosa. Attenti all’ideologia gender nelle scuole dei nostri figli!

di Jacopo Coghe

IN POCHI MESI LE SCUOLE CHE HANNO GIÀ ADOTTATO QUESTA PROCEDURA – SPINTE DALLE ASSOCIAZIONI LGBT – SONO CIRCA 100. SE NON AGIAMO SUBITO, NEL NUOVO ANNO SCOLASTICO IL FENOMENO DILAGHERÀ. SARÀ UNO TSUNAMI GENDER

Da mesi le associazioni Lgbt stanno diffondendo nelle scuole italiane la cosiddetta “carriera alias”. È una procedura per cambiare il nome degli studenti e delle studentesse a seconda dell’identità di genere “autopercepita”. Se un ragazzo di 15 anni “si percepisce” donna può chiedere alla scuola di essere chiamato con un nome femminile e trattato come se lo fosse davvero. Potrà usare il bagno e le docce delle ragazze e nelle gite scolastiche dormire in camera con le compagne.

La “carriera alias” è una procedura illegale e pericolosa: ragazzi e ragazze che vivono momenti di fragilità emotiva dovuti allo sviluppo saranno indotti a intraprendere percorsi per il cambio di sesso. In pochi mesi le scuole che hanno già adottato questa procedura – spinte dalle associazioni Lgbt – sono circa 100. Se non agiamo subito, nel nuovo anno scolastico il fenomeno dilagherà. Sarà uno tsunami gender.

Fantomatici “esperti” entreranno di nuovo nelle scuole a spiegare (ai nostri figli) che l’identità sessuale è fluida, indefinita, manipolabile a piacimento. Sei una ragazza ma “ti senti” uomo? Sei un ragazzo ma “ti senti” donna? “Nessun problema – diranno (ai nostri figli) – attiva la carriera alias a scuola!”. Spesso sono attivisti Lgbt o psicologi orientati all’ideologia gender che insegnano ai nostri ragazzi che l’identità sessuale è un mix di fattori slegati tra loro (sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale, espressione di genere).

Troppe volte questo non accade, ed è molto grave. Occorre aiutiamo i genitori a capire come relazionarsi al meglio con la scuola, cercando sempre di preservare il dialogo e il confronto. Bisogna accertare se i genitori hanno potuto esprimere un consenso informato preventivo sul progetto come previsto dalla normativa scolastica. E’ necessario chiedere conto alla dirigenza scolastica dell’attività in questione, evidenziando i contenuti inappropriati, e protestare formalmente col Ministero dell’Istruzione e gli Uffici Scolastici Regionali (nei casi in cui sia possibile), intraprendere iniziative legali (diffide, denunce, ecc.).

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