Nella nostra società riconoscere la parola dell’uomo saggio è diventato un grosso problema

di Nicola Sajeva

LA PAROLA E’ MALATA

 

L’andamento della guerra in Ucraina è diventato talmente grave, devastante e minaccioso, da suscitare grande preoccupazione. Questa terribile e inconcepibile ferita dell’umanità, anziché rimarginarsi, continua a sanguinare sempre di più, rischiando di allargarsi. Mi affliggono i fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi. Mi addolorano le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e le tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie e minacciano con il freddo e la fame vasti territori. Certe azioni non possono mai essere giustificate, mai! È angosciante che il mondo stia imparando la geografia dell’Ucraina attraverso nomi come Bucha, Irpin, Mariupol, Izium, Zaporizhzhia e altre località, che sono diventate luoghi di sofferenze e paure indescrivibili. E che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? È assurdo. Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni. Deploro vivamente la grave situazione creatasi negli ultimi giorni, con ulteriori azioni contrarie ai principi del diritto internazionale. Essa, infatti, aumenta il rischio di un’escalation nucleare, fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale. Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace. A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle Nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo. Per favore, facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia! Dopo sette mesi di ostilità, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia. La guerra in sé stessa è un errore e un orrore! Confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nell’intercessione materna della Regina della pace (PAPA FRANCESCO, 02 OTTOBRE 2022)

L’incontro con un uomo è sempre occasione di crescita spirituale; l’incontro con un saggio, come Papa Francesco, sconvolge positivamente le sfere più intime del nostro sentire, riesce a mettere in discussione punti di vista consolidati, ci regala stupendi frammenti di verità.

Nella nostra società riconoscere la parola dell’uomo saggio, sta diventando un vero problema: troppi ciarlatani fanno a gara per catturare la nostra attenzione, troppe sirene riescono a disorientare le nostre mete, troppi falsi profeti attentano alla nostra buona fede. L’arroganza, la prevaricazione, la menzogna sono aspetti di uno stile che tende a caratterizzare la maggior parte dei nostri rapporti interpersonali.

Machiavelli con il suo “il fine giustifica i mezzi” trova dappertutto accoliti pronti a mettere in atto questo ignobile teorema. L’uomo saggio invece è il principe della pacatezza, è l’onda serena che accarezza dolcemente lo scafo della nostra esistenza, è la rugiada in grado di rinverdire e tonificare la speranza di una migliore civiltà.

L’uomo saggio preferisce i toni sereni indicativi dell’offerta gratuita, non desidera strappare il nostro consenso, sceglie di non forzare i nostri convincimenti, propone con delicatezza e umiltà, aspetta fiducioso che il piccolo seme deposto attenda il realizzarsi delle condizioni necessarie per la sua germinazione e la sua crescita.

La parola è malata: è stata l’espressione che ha messo un sigillo molto preciso ad una conversazione fiorita sulla constatazione che i rapporti umani mostrano ormai segni involutivi preoccupanti, che all’interno di molti dialoghi circola aria viziata dove l’ossigeno della sincerità, della lealtà trova difficoltà a svolgere la sua azione vitale.

La parola è malata: le cronache delle recenti vicende politiche lo dimostrano ancor di più. Gli inviti ad abbassare i toni nascondono ipocritamente la voglia di zittire l’avversario; la menzogna circola indisturbata usando schermature abbastanza trasparenti a chi riesce ad utilizzare il filtro della capacità critica.

La parola è malata: nella nostra società la produzione di anticorpi, alla bisogna, è in preoccupante calo. Le botteghe che smerciano trasparenza, pulizia morale, ordine, compostezza, lealtà e tutti gli altri antidoti contro l’ipocrisia, vedono diminuire sensibilmente i loro avventori. Sembra che nessuna agenzia educativa riesca ad individuare e a prescrivere la giusta terapia.

La parola malata facilmente soccombe e precipita nel vortice malsano della volgarità. La parolaccia diventa il condimento, il contorno del linguaggio e spazia incontrollata spinta dal vento di un falso concetto di libertà espressiva. Molti contesti, purtroppo, assorbono questo liquame e riescono a trasmetterci la convinzione di viaggiare verso un vero progresso dove la caduta definitiva di tutte le inibizioni segnerebbe la nostra completa realizzazione.

La televisione è la protagonista, la maestra ascoltata che non si stanca di dettare le regole che gradatamente tolgono tutti i paletti, rimuovendo gli ostacoli per facilitare questa disastrosa caduta. Dietro il cartellone del “vietato vietare” il corteo diventa sempre più numeroso, sempre più convinto di innalzare il vessillo della vera libertà.

Quanta tristezza nell’espressione di questo saggio, quanto desiderio di offrirci terapie risolutive! Curare la parola significa creare le condizioni favorevoli per affrontare con fiducia e coraggio quelle strade in salita che, grazie alle curve del sacrifico, dell’altruismo, della forza di andare controcorrente, possono farci raggiungere la spianata ombreggiata dove l’uomo riesca ad interpretare al meglio il suo ruolo di costruttore della civiltà dell’amore: sogno luminoso di Papa Francesco.

Cerchiamo allora di individuare i saggi che camminano accanto a noi, cerchiamo di scoprire nelle loro parole il segreto, la strada, l’indicazione giusta per umanizzare, sempre più, la nostra esistenza.

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