I diversi punti oscuri sul sabotaggio alle condutture del Nord Stream

di Pietro Licciardi

IL PARERE DELL’ANALISTA MIRCO CAMPOCHIARI SUI DANNI ALLE CONDUTTURE DEL GAS RUSSO NEL BALTICO

Chi ha sabotato il Nord Stream, il gasdotto che porta il gas russo in Europa? Per i media europei e italiani non c’è dubbio: è stato Putin; ma non è tutto così scontato. Almeno non lo è per Mirko Campochiari, analista storico politico, che i lettori di InFormazione Cattolica già conoscono.

Secondo Campochiari gli scenari possibili, in base alla convenienza, sono più d’uno. I Russi ad esempio potrebbero aver sabotato la conduttura per non pagare le clausole di inadempienza, avendo interrotto la fornitura. Oppure avrebbero potuto farlo per fare impennare i prezzi del metano e compensare in tal modo quanto hanno perso con la mancata vendita del combustibile all’Europa. In tal caso però i russi non si sarebbero avventurati in mezzo al Baltico proprio là dove c’è un sistema sonar istallato dai paesi scandinavi e dove incrociano navi polacche, inglesi e americane, ma avrebbero potuto attaccare con molto meno rischi il gasdotto nelle loro acque territoriali, potendo oltretutto dare la colpa ad altri; oppure inscenare una manutenzione straordinaria o semplicemente chiudere il rubinetto.

Anche gli Stati Uniti, secondo il nostro analista, avrebbero avuto tutto l’interesse a sabotare, perché è ormai assodato che di sabotaggio si tratta. Ad esempio la definitiva interruzione del flusso avrebbe tolto d’impaccio la Germania. Di fronte alla minaccia russa di interrompere del tutto le forniture i tedeschi avrebbero potuto avere delle remore a inviare armi all’Ucraina, ma adesso che il gas non c’è più anche questa titubanza è venuta meno e la Germania può riallinearsi alla Nato senza essere più considerata il ventre molle, assieme all’Italia, dell’Unione europea.

Altro fattore da considerare è l’industria del gas di scisto nella quale opera la Schale Oil americana che però è in grave crisi a causa degli alti costi di estrazione e di trasporto – il gas deve essere liquefatto a bassissime temperature per essere trasportato in nave – ma adesso a causa della crisi c’è una rivalutazione enorme. Del resto già dal 2014 Condoleeza Rice, ex segretario di stato americano, consigliava i tedeschi di comprare il gas americano e di affrancarsi dalla dipendenza russa. Inoltre c’è la ormai famosa dichiarazione del presidente Biden del 2 Febbraio: se i russi attaccheranno l’Ucraina faremo sparire il North Stram. Proprio una giornalista tedesca, presente alla conferenza stampa, chiese in che modo questo sarebbe stato fatto e Biden rispose: lei non si preoccupi, sappiamo noi come; il che suona, dice Campochiari, come molto inquietante.

Ovviamente i russi potrebbero anche aver giocato su queste esternazioni per cucirci attorno il sabotaggio. Vi è una strategia chiamata Liminal Warfare secondo la quale si opera entro ciò che può essere attribuibile all’avversario per fare sembrare ovvio ciò che non è ovvio affatto e già il fatto che si abbiano dubbi sui nostro stessi alleati può essere un fattore determinante per chi gioca sul tavolo della guerra ibrida. In ogni caso, avverte Mirco Campochiari, di norma si cerca di ragionare secondo logica ma può sempre entrare in gioco un illogico fattore umano, ad esempio una decisione impulsiva da parte di Putin.

Di sicuro ad oggi è impossibile stabilire con certezza chi è stato a far saltare il gasdotto e probabilmente non lo sapremo mai. Solo in tempo dirà chi sarà stato a trarne i maggiori vantaggi.

 

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments