Dio va riconosciuto con intelligenza, amato col cuore, adorato in spirito e verità, seguito con obbedienza

di Padre Giuseppe Tagliareni*

IN NOME DI DIO UNO E TRINO 

“Andate e battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Chi crederà sarà salvo” (cfr. Mt 28,19 e Mc 16,16). Il comando di Gesù risorto ai suoi discepoli prima di risalire al cielo, riassume in poche parole la missione sua e di loro stessi: annunziare a tutti in Cristo la salvezza di Dio e immergerli nel Suo Nome. Dio è trinità di persone, distinte nelle loro relazioni ma unite nella loro natura e operazioni ad extra. Dio è autore di tutto e fine di tutto; da Lui la vita e ogni altro bene. Col peccato la vita si perde. Per salvarsi, bisogna ritornare a Lui ed avere la benedizione e la vita eterna. Dio va riconosciuto con intelligenza, amato col cuore, adorato in spirito e verità; va seguito con obbedienza nel cammino della vita terrena assegnata a ciascuno e che si conclude con la morte. La vita ci è donata come dono di amore e ci serve come prova di amore. Alla fine Dio dà il giudizio: chi avrà creduto e amato sarà salvo; al contrario, chi avrà negato l’Amore che ci ha generati e rifiutato di amare Dio e il prossimo, sarà condannato. La vera fede e l’amore vanno insieme. Per salvarsi è necessario amare, innestandosi in Cristo-Chiesa.

Cosa fa Dio? Il Padre creatore ci genera e ci rigenera; il Figlio redentore ci libera dal peccato e dalle maledizioni; lo Spirito d’amore ci santifica ad immagine di Gesù. Vediamo in particolare.

Il Padre creatore. Sebbene tutte le cose sono nate da Dio, solo l’uomo è fatto a Sua immagine e somiglianza. Solo all’uomo Dio parla, cioè lo fa Suo interlocutore e lo pone come Suo luogotenente sul mondo, perché domini su tutte le creature e Gli dia culto. La creazione continua giorno per giorno, attimo per attimo: nessuna cosa potrebbe sostenersi nell’essere senza il sostegno di Dio. Ora su ogni uomo Dio ha un disegno particolare, perché l’uomo è “persona” e, come tale, soggetto capace di relazionarsi con Dio e con gli altri in un rapporto di amore o di odio. Ogni essere umano, se vuole realizzare il progetto divino, deve entrare in contatto col Padre creatore ed attuare concretamente il Suo disegno, che è sempre nuovo e grandioso, rivolto alla glorificazione del Figlio Suo Gesù, Re dell’universo. Ogni persona umana ha il suo posto preciso nel Regno di Gesù e arrivarci deve essere il suo impegno giornaliero, seguendo un cammino particolare, fatto proprio per lui solo, ma in sintonia con tutta la Chiesa. Ora Dio ci genera con la potenza della Sua Parola. Se un uomo vuole rigenerarsi, non deve fare altro che accogliere quella santa Parola e farla sua, mettendola prima nella mente e nel cuore e poi nelle opere. Così fecero i Patriarchi, Mosè e i Profeti.

Il Figlio redentore. Fattosi carne, il Verbo di Dio nel grembo della Vergine Maria, è vissuto in mezzo a noi per rivelarci il Padre e riportarci a Lui, dopo averci tolto il peccato e riparato alle sue conseguenze. Con la sua morte di croce, offrì se stesso come Vittima espiatrice e ci ottenne il perdono e la grazia, quale si vede risplendere nella gloria della risurrezione e ascensione al Cielo. Se Gesù viene accettato, continua la sua opera soggetto per soggetto. Occorre credere al suo Vangelo e lasciarsi incorporare nella sua Chiesa; ricevere il perdono di Dio e lasciarsi rigenerare ogni giorno con i Sacramenti e la Parola di Dio. Accettato nel cuore, Gesù conduce pian piano il soggetto a prendere la propria croce ogni giorno e immolarsi per amore, in obbedienza alla volontà del Padre. Senza la croce non è possibile piacere a Dio. Ogni giorno va compiuto il proprio sacrificio e offerto a Dio sull’altare dove si celebra l’Eucaristia. Nell’immolarsi per amore, Gesù ci unisce a Sé e ci offre al Padre, perché ci dia il Suo Spirito Santo. Così fecero gli Apostoli e tutti i Santi.

Lo Spirito damore. Lo Spirito Santo ci santifica, immergendoci nell’amore trinitario. Egli è la relazione vivente tra Padre e Figlio e ci immette nell’abbraccio tra i Due, perché possiamo avere la vita e la santità. Lo Spirito Santo ci dà le fattezze di Cristo, ognuno in forma diversa, secondo il disegno del Padre. Comincia con la conversione e il perdono, procede con la purificazione del cuore e il dono di virtù e carismi, infine rende conformi a Cristo, sicché il cristiano possa dire: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Lo Spirito ci fa “santi”, cioè viventi in grazia di Dio e operatori di amore e di pace, secondo il Vangelo di Cristo e lo spirito delle Beatitudini in particolare. E questo può avvenire in qualunque tempo e qualunque condizione di vita: coniugata o celibataria, consacrata o laicale, sanità o malattia, ricchezza o povertà, giovinezza o vecchiaia, prigionia o libertà, ignoranza o cultura, eccellenza o miseria. Lo Spirito Santo porta ad amare fino al sacrificio di sé, per far bene al prossimo. E chi ama, rimane in Dio.

Come immergersi nel Nome di Dio? Non è cosa che possa avvenire in un istante. Occorre esercitare la fede e la carità cristiana in tutte le maniere, incominciando dalla preghiera, che dev’essere umile, fiduciosa, filiale, sincera, costante sì da diventare continua. Poi è necessario l’ascolto docile della Parola di Dio, la meditazione delle Sue sentenze e dei Suoi decreti, l’immersione nella contemplazione di Dio nel silenzio esteriore e interiore dell’anima; la permanenza nel Suo amore: un amore che deve diventare sempre più grande e che deve trasfondersi nelle opere, perché tutta la vita diventi un sacrificio d’amore. Momento privilegiato di quest’immersione è la Santa Messa e ladorazione: la liturgia eucaristica permette la massima unione con Gesù come Parola che si fa carne e come Ostia che si immola per il mondo. La santa Comunione sigilla questa unione e la fa sempre più profonda ed efficace. L’adorazione, a sua volta, ci pone in silenzio davanti al Mistero della nostra salvezza, che si fa “Dio con noi” nell’ostia consacrata; qui ci si può avvicinare come Mosè al roveto ardente e udire la voce di Dio che invita a togliersi i calzari ed accettare una missione per il popolo di Dio. Qui ci si può immergere nel silenzio come lo stesso Mosè e i settanta anziani sul Sinai o come Elia sull’Oreb e “vedere” Dio, così come è possibile a creatura umana. Qui si può contemplare il Cristo trasfigurato in vesti candidissime e col volto luminoso più del sole, come i tre discepoli prediletti sul Tabor e sentire la voce di Dio.

L’Apocalisse descrive che davanti al trono di Dio stanno degli esseri viventi, simbolo del Vangelo quadriforme: uomo, leone, bue, aquila, i cui tratti distintivi richiamano i quattro vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni). Gesù, Parola di Dio fatta carne, ha le fattezze dell’uomo divinizzato (in lui abita corporalmente la divinità del Verbo), con tutta la sapienza e potenza possibile; le fattezze del leone che indica la regalità incontestata, il coraggio indomito, la vittoria sui nemici; le fattezze del bue, che indica la mansuetudine e la forza nel portare il giogo cioè la croce; le fattezze dell’aquila, che indica la capacità di innalzarsi nel cielo, al di sopra di tutto e di tutti. Chi si immerge in Dio, riceve queste fattezze e si fa somigliante a Cristo, per l’operazione che fanno lo stesso Verbo e lo Spirito Santo su di lui. In pratica, l’immedesimazione in Cristo si specifica secondo le Beatitudini evangeliche, che sono tante (cfr. Mt 5,1ss):

– “beati i poveri di spirito”: la visione di Dio fa così ricchi, che tutte le cose del mondo sono “spazzatura” al confronto (cfr. Fil 3,8); d’altro canto, il distacco da ogni attaccamento terreno è previo allo slancio in Dio;

– “beati gli afflitti”: beato quel pianto che attira la mano consolante di Dio, come di una mamma!

– “beati i miti”: il figlio di Dio mansueto possiede se stesso e sottomette la terra con tutte le sue seduzioni;

– “beati gli affamati e assetati di giustizia”: solo chi conosce Dio brama che il Suo ordine s’imponga;

– “beati i misericordiosi”: coloro che giudicano col cuore e risollevano i miseri dall’abisso dell’abiezione;

– “beati i puri di cuore”: essendo semplici, nulla fa loro di velo a poter vedere Dio fin da questo mondo;

– “beati portatori di pace”: Dio è pace e fonte di pace. Chi lo possiede in sé vuole farlo regnare su tutti;

– “beati i perseguitati per causa della giustizia” e voi in particolare, “quando tutti diranno male di voi per causa mia”: ciò significa che non siete del mondo e sotto il principe di questo mondo rigettato da Dio;

– “beata te che hai creduto”, “beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”: questi sono i veri discepoli di Cristo e per lui diventano suoi consanguinei: “fratello, sorella e madre” (Mt 12,50);

– “beati quelli che pur non avendo visto, crederanno” (Gv 20,29): è la fede che avvicina a Dio più di ogni altra cosa. La sola ragione lascia nel dubbio e non può salvare. A Dio ci si accosta come un bambino alla mamma.

La Vergine Maria è la creatura che più di tutte è stata immersa in Dio uno e trino. È simbolo della Chiesa che come lei deve saper accogliere la Parola e farla carne, rendere il culto perfetto al Padre offrendo il Figlio, vittima immolata sull’altare ogni giorno, donare Gesù al mondo attraverso la santità dei suoi membri, che fanno la carità nella verità (cfr. Ef 4,15), operano perché venga il Regno di Dio nel mondo e attendono la seconda venuta di Gesù nella gloria. Maria SS. è il pilastro d’appoggio del ponte tra Dio e l’umanità, fatto dal Verbo Santissimo, è il roveto ardente che arde e non si consuma, è l’arca dell’Alleanza che indica la presenza amica di Dio, è la madre dei discepoli di Cristo che propizia la discesa dello Spirito Santo. Senza di lei non viene lo Spirito né vi è santità. Maria è il tempio più bello di Dio uno e trino. Aderendo a lei ci si immerge sempre di più in Dio.

 

 

 

 

* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione

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