Quel tempo che ha forgiato il grande italiano Enrico Mattei

di Vincenzo Dimastromatteo*

DI TUTTA LA SUA VITA ESISTE UN PERIODO CHE COLPISCE E SUL QUALE VALE LA PENA SOFFERMARSI: QUELLO DELLA FORMAZIONE DEL GIOVANE ENRICO MATTEI (DALLE PRIME ESPERIENZE LAVORATIVE, AGLI ANNI DA PARTIGIANO CATTOLICO)

Enrico Mattei (1906-1962). Il solo pronunciare questo nome mette in grande soggezione. Parliamo dell’uomo che è alla base del boom economico degli anni 1950 e ’60, che portò la piccola e povera Italia uscita con le ossa rotte dal secondo conflitto mondiale a sedersi come pari al tavolo con le potenze petrolifere mondiali e che, infine, disegnò una parte importante della politica estera nazionale dal dopoguerra.

Le pubblicazioni, gli studi, il materiale informativo sul percorso di Mattei sono pressoché inesauribili. Non c’è aspetto della sua vicenda personale e politica che non sia stato vivisezionato, scomposto e ricomposto, in particolare quella del periodo che va dall’assunzione della guida dell’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP) nel 1945 fino alla sua morte nel 1962. Chiunque voglia approfondire la sua figura potrà trovare innumerevoli fonti nella Fondazione che porta il suo nome, nell’archivio storico della Rai o in quello di non poche riviste e giornali italiani e stranieri.

Di tutta la sua vita, però, esiste un periodo che colpisce e sul quale vale la pena soffermarsi: quello della formazione del giovane Mattei. Questo è la fase della giovinezza, delle prime esperienze lavorative, degli anni da partigiano cattolico. Quel tempo che ha forgiato l’uomo e gli ha fatto dire «Andiamo avanti», in un’AGIP che invece aveva ricevuto l’ordine perentorio di liquidare.

Enrico Mattei nasce nell’aprile del 1906 ad Acqualagna in provincia di Pesaro. La famiglia è modesta e numerosa (ha quattro fratelli), ma con un certo grado di istruzione (il padre è sottufficiale dei carabinieri). La sua infanzia è tra Civitella Roveto, paese di origine del padre (e residenza dell’amata nonna) ed Acqualagna, dove è nata la madre. Sono piccoli paesi nel cuore dell’Appennino, che ora come allora contano poche migliaia di abitanti, occupati principalmente nell’agricoltura. Gente abituata a lavorare duramente ed anche ad emigrare pur di migliorare la propria condizione, rischiandone le conseguenze. Poco tempo dopo la nascita di Mattei furono i minatori emigrati da Civitella a pagare il maggior prezzo in una delle più terribili catastrofi minerarie degli Stati Uniti. Questo è l’ambiente che “forgia” il giovanissimo Mattei.

Nel 1919 avviene il trasferimento a Matelica, comune marchigiano di antica storia ed in quel periodo in piena espansione. Questo luogo sarà importante per due motivi, in primo luogo perché con le sue attività industriali relativamente sviluppate costituisce il primo modello di produzione manifatturiera con il quale il giovane Mattei viene a contatto, in secondo luogo perché vi è nato Marcello Boldrini (1890-1969), che rivestirà un ruolo fondamentale nella sua vita.

Nonostante la volontà della famiglia di sostenerlo negli studi, Mattei a scuola non va volentieri: oggi i suoi professori direbbero «è intelligente ma non si applica». Completa la scuola tecnica inferiore, con molto sforzo, ma non quella superiore: a circa 15 anni i suoi gettano la spugna e lo mandano a lavorare (l’ultima goccia che “fece traboccare il vaso” fu un’avventurosa fuga a Roma con un suo amico…).

È questa la prima “sliding door” (porta girevole) del giovane Mattei. Viene mandato a fare il garzone di bottega, poi passa a fattorino di un’industria conciaria e da lì, in pochissimo tempo, sboccia: operaio, tecnico, vicedirettore di laboratorio, direttore. Il tutto in soli tre anni. Nella mia esperienza personale di uomo di industria, questi percorsi così rapidi si associano, in genere, a caratteristiche ben precise: capacità di imparare velocemente, perizia nell’intravvedere nuovi e migliori modi di agire, abilità nel farsi ascoltare dai superiori, profonda soddisfazione nel realizzare quello che si è progettato. Queste caratteristiche esistevano nel giovane Mattei e vengono alla luce quando inizia a lavorare.

Ma la sua esperienza giovanile include anche l’amarezza della sconfitta (un’altra, fondamentale, “sliding door” esistenziale). Complice la crisi economica della fine degli anni Venti, la sua azienda fallisce e lui si ritrova a dover nuovamente disegnare il suo futuro. Emergono, così, altre caratteristiche della sua personalità: determinazione, sicurezza in sé stesso, caparbietà.

Mattei, infatti, non si scoraggia e, per prima cosa, emigra a Milano, al fine di lavorare come rappresentante di una ditta tedesca fornitrice della sua vecchia conceria. Questo impiego gli servirà per girare, quindi conoscere approfonditamente, l’Italia di quegli anni e per maturare l’idea di fondare un’azienda, nazionale, che sia in grado di produrre, almeno in parte, quello che lui vende per conto dei tedeschi. Nasce così l’Industria Chimica Lombarda Grassi e Saponi.

La permanenza a Milano gli consente inoltre di rafforzare il rapporto, finora tiepido data forse la differenza di età, con il prof. Boldrini, che lo aiuterà a riprendere e completare gli studi e lo introdurrà al mondo che gravitava intorno alla Università Cattolica, dove Boldrini insegnava: un mondo di personaggi come Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e Amintore Fanfani. Sono personalità dalle quali, all’epoca, germogliavano i concetti del “cristianesimo sociale”. Rielaborando le teorie dell’economia sociale di mercato e le indicazioni dell’enciclica Rerum Novarum (15 maggio 1891), i “professorini” affermavano infatti il primato etico sia in politica che in economia, indicando all’imprenditore cristiano l’esistenza di proprie responsabilità verso il popolo e non solo verso la sua azienda.

Una visione che affidava allo Stato un ruolo equilibratore e moderatore in ambito economico nell’ambito della c.d. economia mista. Si tratta di tratti che poi ritroveremo nel Mattei maturo, quello dell’AGIP e poi dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI). Ma dell’ultima “sliding door” della sua vita giovanile, ovvero gli anni della guerra civile italiana e della Resistenza, parleremo però in un prossimo articolo.

 

 * Manager del settore industriale

 

«A SESSANT’ANNI DALLA SUA MORTE, VOGLIAMO RICORDARE ENRICO MATTEI: POLITICO E MANAGER ITALIANO CHE, GRAZIE ALLA SUA VISIONE E ALLA SUA LUNGIMIRANZA, CONTRIBUÌ ALLA CRESCITA INDUSTRIALE DELL’ITALIA NEL DOPOGUERRA. IL SUO ESEMPIO È OGGI PIÙ ATTUALE CHE MAI E LO CUSTODIREMO PER LA RINASCITA DELLA NOSTRA NAZIONE» (GIORGIA MELONI, 27 OTTOBRE 2022)

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