La vita di coppia? Perpetua, indissolubile, necessariamente aperta alla vita

La vita di coppia? Perpetua, indissolubile, necessariamente aperta alla vita

di Cosimo Russo*

IL CONSULENTE CONIUGALE (MARITAL COACH) COSIMO RUSSO: «DA UN PUNTO DI VISTA ANTROPOLOGICO NON ESISTE UNA VITA DI COPPIA CHE NON SIA, PER CIÒ STESSO, ANCHE MATRIMONIO»

Ogni matrimonio si fonda sulla vita intima dei coniugi e sulla prospettiva di un legame perpetuo. Detto in altri termini: il dono reciproco che chi si ama fa all’altro diviene vero, inconfutabile, se coinvolge tutta quanta la persona nella sua dimensione corporale, quindi sessuale, e temporale.

A questo proposito molti pensano che, da un punto di vista antropologico, la così detta convivenza esoneri dal “peso” del matrimonio e che pertanto vi possano essere due tipi di unioni sentimentali: il matrimonio propriamente detto e le “altre” forme di vita insieme. Il primo, il matrimonio, avrebbe determinate caratteristiche (indissolubilità fra tutte), mentre le altre forme di vita insieme darebbero accesso ad una, per così dire, maggiore forma di libertà…

Si tratta di una questione che ho affrontato nel mio libro Colpa & Perdono. Che amore è quello che ci lega? (Edizioni Ares, Milano 2021), nel quale ho ribattuto in particolare alla tesi che ritiene che l’impossibilità di sciogliere un matrimonio sia il frutto di un’invenzione di qualche prete troppo zelante e, per questo motivo, ad essere indissolubili sarebbero solo i matrimoni “celebrati in chiesa”.

Per le altre unioni, invece, è «previsto un regime di libertà completa di fare e disfare secondo le necessità dei nubendi, dei coniugi, degli ex-coniugi, e via dicendo. La limitatezza di questo modo di ragionare affonda le sue radici in una idea di matrimonio che, molto semplicemente, è insufficiente. Fare l’amore, rimanere completamente nudi, di una nudità radicale, esistenziale, davanti ad un’altra persona, regalare il proprio sé mediante il dono di quanto più bello di più prezioso si abbia, il proprio corpo ed il proprio tempo, necessitano di una motivazione così esigente e gelosa che se ne infischia di cosa sia stato celebrato in chiesa davanti ad un sacerdote e di cosa sia stato celebrato nella giungla amazzonica davanti ad uno sciamano! In entrambi i casi il dono reciproco di sé stessi che gli sposi si fanno è identico: ugualmente completo, ugualmente radicale, ugualmente indissolubile. La definitività, la irrevocabilità, la stabilità di ogni matrimonio non costituiscono una prigione, un limite forzoso alla libertà personale, frutto di consuetudini che si sono andate stratificando nel tempo; i coniugi non sono condannati a vivere per sempre sotto lo stesso tetto, nello stesso letto. Si tratta, piuttosto, di un regalo immeritato che la natura umana ha ricevuto in dote quando le è stata concessa la possibilità di scegliere per amore con chi divenire consorte. Per questo motivo marito e moglie “vogliono” dormire sotto lo stesso tetto, nello stesso letto. E vogliono farlo per essere “capaci” del dono che ricevono per amore: per una moglie tutta la persona, quindi tutta la vita, di suo marito; per un marito tutta la persona, quindi tutta la vita, di sua moglie» (op. cit., p. 38).

Pertanto, la vita di coppia di molti è già “matrimonio”. L’effetto di volersi ostinare a considerarla un non-matrimonio non può non coincidere, per quello che è la mia esperienza, con un minor grado di felicità. Quello che, in definitiva, non viene considerato è che ad essere perpetua, indissolubile, necessariamente aperta alla vita, casta nelle sue manifestazioni tipiche della vita intima a due, è proprio la vita di coppia. Detto in altri termini, da un punto di vista antropologico non esiste una vita di coppia che non sia, per ciò stesso, anche matrimonio; il nome proprio, cioè, di quella forma tipica che è la vita di coppia, è “matrimonio”.

Questa affermazione molto forte, che è tratta dalle catechesi di san Giovanni Paolo II che vanno sotto il nome di teologia del corpo, non deve scandalizzare, ma deve far riflettere sul potere bellissimo che è assegnato alla natura umana che consiste nel poter dare una forma concreta all’atto umano dell’amare. Questo significa che il matrimonio sacramentale, quello celebrato in Chiesa tra battezzati, non aggiunge nulla dal punto di vista antropologico alle caratteristiche della vita di coppia. Piuttosto, il sacramento del matrimonio si poggia o, meglio: si fonda, sulla vita di coppia, cioè sul matrimonio inteso appunto come atto umano.

 

*Consulente coniugale (Marital Coach)

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