I consigli di una psicologa del lavoro per trovare un’occupazione

I consigli di una psicologa del lavoro per trovare un’occupazione

di Matteo Orlando

LA PSICOLOGA DEL LAVORO FRANCA CONSORTE: “LE CONOSCENZE TECNICHE E PROFESSIONALI PIÙ RICERCATE NEL MONDO DEL LAVORO DI OGGI SONO QUELLE CHE FANNO RIFERIMENTO ALL’ACRONIMO INGLESE STEM, VALE A DIRE SCIENCE, TECHNOLOGY, ENGINEERING E MATHEMATICS”

Lo psicologo del lavoro è colui che si occupa all’interno delle aziende del rapporto con le persone, dall’assunzione allo sviluppo delle capacità e del benessere organizzativo. Si occupa anche di formazione specifica nello sviluppo delle competenze di comunicazione, empatia, capacità relazionali; inoltre sviluppa progetti di conoscenza del grado di soddisfazione all’interno dell’organizzazione per lo sviluppo delle performance e di carriera”.

Lo dice ad Informazione Cattolica la dottoressa Franca Consorte che vanta decenni di esperienza nel campo della psicologia, annovera tra le sue collaborazioni anche quelle con famose aziende nazionali e internazionali ed è specializzata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni.

Dottoressa Consorte, i giovani che aspirano ad entrare nel mondo del lavoro oggi su quali settori possono orientarsi?

Le conoscenze tecniche e professionali più ricercate nel mondo del lavoro di oggi sono quelle che fanno riferimento all’acronimo inglese STEM che indica le discipline scientifico tecnologiche relative ai corsi di studio che sono scienze, ingegneria, matematica.

Perché sono così importanti?

Perché portano a percorsi di laurea che oggi sono essenziali nel mercato del lavoro quali appunto informatica, ingegneria industriale, informatica medicale, lauree in economia e nel campo medico-sanitario.

Come può ricercare efficientemente il lavoro un giovane dei nostri tempi? 

Bisogna saper fare operazione di Self marketing. Si intendono tutte quelle azioni per promuovere al meglio se stessi e le proprie conoscenze.

Ma come si fa a “vendere se stessi?”

Innanzitutto bisogna capire quali sono le esigenze del mercato, dell’offerta lavorativa e capire come si può essere utili per soddisfare queste esigenze. Non dobbiamo innamorarci solo di ciò che ci piacerebbe fare ma capire come ciò che ci piacerebbe fare può essere utile per soddisfare le esigenze del mercato esterno, esattamente come si fa quando si deve produrre un nuovo prodotto, per questo viene chiamato Self marketing.

Lei, in particolare, cosa suggerisce ad un giovane che si prepara ad un colloquio di lavoro?

Di essere anche, in una fase di selezione, molto umile. Anche se si sono fatti percorsi di studi significativi, è importante capire prima che cosa vuole un’azienda e proporsi cercando di far emergere ciò che si può fare per soddisfare ciò che viene richiesto. Le doti che vengono valutate molto positivamente in fase selettiva sono la flessibilità, il problem solving, l’empatia e la buona comunicazione relazionale per lavorare in team.

Nel mondo del lavoro di parla anche di tecniche di Engagement. Cosa vuol dire?

Nelle aziende per creare e mantenere il benessere psicofisico si utilizzano tecniche di Engagement che vuole dire coinvolgimento nell’obiettivo aziendale e integrazione nelle strategie. Questo attaccamento aziendale viene misurato su tre parametri che sono quello cognitivo, quello emozionale e quello relazionale.

In termini operativi cosa significa?

Saper ascoltare le esigenze dei collaboratori, saper promuovere progetti di coinvolgimento strategico, curare una comunicazione costante ed efficace per mantenere e aumentare la cultura aziendale.

Come si dovrebbe gestire i conflitti interni?

Innanzitutto è utile chiarire cosa significa conflitto: si intende una situazione che vede come soggetti due persone che si confrontano con intensità più o meno uguale ma con obiettivi opposti. Nelle organizzazioni è importante l’ascolto e la comunicazione empatica proprio perché bisogna saper comprendere le diverse prospettive delle persone e quindi essere anche disposti a negoziare. Il conflitto può essere su finalità o interessi, su metodi o anche sui valori che le diverse persone portano all’interno della organizzazione. Il conflitto può essere sia del singolo verso altri, sia del singolo verso l’organizzazione, ma anche del singolo verso se stesso quando non riesce a trovare nel lavoro una soddisfacente gratificazione.

Cosa si può fare per risolvere i conflitti?

Rimanere focalizzati sull’oggetto del problema e non farsi coinvolgere dalla parte emotiva. Quindi esplicitare il conflitto nelle sue caratteristiche e saper affrontare con calma e determinazione le diverse parti che sono oggetto di conflitto stesso.

Cosa non si dovrebbe mai fare?

Quello che non si deve mai fare è l’essere impulsivi e l’attaccare. Occorre non prendere vie di fuga perché i conflitti si proporranno in maniera molto più potente.

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