La vita cristiana è un invio quotidiano

di Giuliva di Berardino

LA CHIAMATA MISSIONARIA, CHE IL SIGNORE RIVOLGE AI DISCEPOLI, COMPORTA SEMPRE LA DISPONIBILITÀ A LASCIARSI PRECEDERE DA ALTRI

Nel Vangelo di oggi impariamo come la vita cristiana sia un invio quotidiano a partecipare alla missione di Gesù nel mondo, attraverso la Chiesa. Nel Vangelo vediamo Gesù che sceglie e che, è scritto “designa altri 72 discepoli”.

Notiamo che la chiamata missionaria che il Signore rivolge a questi 72 discepoli, come quella che rivolge a noi oggi, comporta sempre la disponibilità a lasciarsi precedere da altri. Gesù stesso, infatti, si lascia precedere da persone che Lui sceglie e invia non perché abbiano delle qualità particolari, ma perché semplicemente queste persone si lasciano scegliere da Gesù.

Il verbo anadeiknumi, che in latino e italiano è tradotto come “designare”, in greco significa mostrare davanti a tutti innalzando. Contiene in sé l’azione dell’innalzare, come, nella Bibbia, si innalzavano le offerte, oppure i bambini maschi all’ottavo giorno dalla nascita, subito dopo la circoncisione. Chi si lascia innalzare, potremmo dire, si lascia anche offrire, in qualche modo si consegna alla missione che il Padre dona al Figlio e che il Figlio comunica a ciascuno di noi, attraverso lo Spirito Santo.

Ciascun battezzato, allora, partecipa alla missione di Gesù in questo lasciarsi prendere da Gesù, per essere mostrato davanti a tutti come sua proprietà. Ecco allora che oggi il Vangelo ci ricorda che, in questi 72 discepoli inviati e designati, ci siamo anche noi, perché anche noi siamo mandati a mostrare la scelta di Gesù a lasciarci offrire per la missione che Egli ci dona.

Sappiamo per fede che il compimento di ogni vita è riconoscerci tutti in Gesù come fratelli tra noi e figli di Dio, è per questo che nel Vangelo Gesù invia i suoi discepoli “a due a due”, cioè nella visibilità della comunione. Questo ci insegna una grande verità: Dio sceglie una persona, la chiama per nome, ma lo fa perché in quella scelta altre persone possano riconoscere che la paternità di Dio è per tutti gli esseri umani, nessuno escluso!

Il senso di ogni missione di evangelizzazione non è fare dei proseliti, ma è imparare a vivere la comunione, perché la missione di Gesù nasce dalla preghiera. Quando ci lasciamo accogliere e quando condividiamo i doni che Dio ci fa, siamo come questi 72 discepoli inviati in ogni città e luogo, anticipando così, lo afferma il testo, la venuta di Gesù.

Se solo il Vangelo ci facesse avvertire nel cuore il desiderio di pace e di bene seminato nella profondità di tutti gli uomini e le donne che conosciamo, che incontriamo e che sono parte della nostra vita, oggi potremmo davvero essere come i suoi discepoli, missionari ed evangelizzatori, che vengono inviati davanti a Gesù, per preparagli la via nei cuori che già lo attendono.

Lo Spirito Santo ci doni la gioia di essere oggi evangelizzatori dell’amore di Dio, amore che unisce e non divide, amore che libera e che non giudica! Mettiamoci sotto la protezione di San Valentino, antico vescovo e martire di Terni, partono degli innamorati. Questo santo vescovo ci faccia sentire nel cuore l’urgenza di prendere parte ancora di più alla missione di Gesù, senza scoraggiarci! Ci conceda che, col nostro esempio e la nostra gioia di vivere, portiamo un nuovo modo di stare al mondo: quello dell’amore vero, saldo e fedele, l’amore che ci ha mostrato Gesù.

Buona giornata con il Vangelo di oggi, Luca 10,1-9:

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

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