Mentire è esercitare la più subdola e sottile forma di violenza ai danni del prossimo

Mentire è esercitare la più subdola e sottile forma di violenza ai danni del prossimo

di Francesco Pisani

LA PIÙ GRANDE ARMA DEL MALE: LA MENZOGNA

“Mentire è l’assoluto del male”, ha scritto Victor Hugo ne “I miserabili”. “Mentire poco, non è possibile. Chi mente, mente tutta la menzogna. Mentire è la stessa faccia del demonio. Satana ha due nomi: si chiama Satana e si chiama menzogna”.

I bugiardi, i mentitori, gli occultatori, i persuasori, i sofisti, nulla hanno di diverso dai ladri di professione o dai più spietati dei malfattori: tutti loro ci sottraggono qualcosa. Un ladro ci porta via un oggetto di valore, un assassino ci priva della vita, un bugiardo ci sottrae un bene altrettanto prezioso: la verità.

I bugiardi e i mentitori di ogni epoca sono sempre stati spinti e alimentati dall’identico agire menzognero del serpente che indusse Eva ed Adamo a inaugurare il peccato sulla terra. La menzogna, il primo della lunga serie dei peccati umani, indusse gli uomini a peccare, a maledire se stessi e ad allontanarsi da Dio. La menzogna è la fonte di ogni divisione, portatrice delle umane incomprensioni, radice suprema di ogni conflitto.

“Non v’è vizio che disonori tanto l’uomo quanto quello della falsità e della perfidia”, ha scritto Lord Francis Bacon. La menzogna è oggi sorretta e alimentata da persone malvage e spietate, pagate ad arte per controllare e plagiare gli animi più deboli allo scopo di alimentare e diffondere il virus della paura e del caos.

Ne I promessi sposi Manzoni scrive: “i bugiardi, i provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi”. La menzogna è la tipica manifestazione di irresponsabilità, oltre che di mancanza di coscienza. Chi mente è malvagio perché non pensa alle conseguenze che il suo mentire può scatenare negli altri. Se in alcuni casi, in presenza di una persona che soffre non sappiamo cosa dire per lenire le sue sofferenze, è sempre preferibile il tacere al mentire. Se la persona si accorge che stiamo mentendo il suo male diverrebbe più acuto e insopportabile.

Il bugiardo non è mai in buona fede quando dice una bugia. Mentire, infatti, significa nascondere la realtà, occultarla e mistificarla allo scopo di conseguire un proprio interesse. Per questo motivo la persona bugiarda è anche la più egoista, poiché cerca sempre di trarre dalle sue menzogne un guadagno personale. Furono l’invidia e le menzogne dei sofisti a condurre alla morte l’uomo più saggio e quello più buono della storia umana: Socrate e Gesù.

La menzogna, studiata e architettata allo scopo di plagiare le coscienze altrui, è il più perfetto strumento di cui si sono sempre serviti i più grandi dittatori di ogni epoca. Machiavelli ne “Il principe” sottolinea l’importanza della menzogna per scopi politici, quando scrive: “Quelli principi avere fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con l’astuzia aggirare e’ cervelli delli uomini”, il che vuol dire, in poche parole, che per avere successo bisogna imparare a mentire, usare l’astuzia e non rispettare la parola data.

Mentire è esercitare la più subdola e sottile forma di violenza ai danni del prossimo, una violenza peggiore perché non ci si può difendere, essendo l’ingannato inconsapevole dell’inganno perpetuato ai suoi danni. Nella Mafia, quando avviene un’esecuzione, è sempre il migliore amico della vittima a compierla, in tutta tranquillità e con il sorriso stampato sul volto, in modo da non destare alcun sospetto. Nel corso della Storia, l’arma migliore di cui i malvagi si sono sempre serviti per distruggere gli uomini migliori, screditarli agli occhi della folla e condannarli a morte, è stata la menzogna. Montando un’accusa falsa, costruita ad uso e consumo della plebe assetata di sangue, lo scopo è sempre stato quello di distruggere, oltre all’uomo condannato, l’intera idea che simboleggiava.

Ricordiamo i casi più celebri in cui Gesù venne accusato di blasfemia, Socrate di plagio dei giovani, Giovanna D’Arco di stregoneria e Tommaso Moro di infedeltà alla corona. L’arte non è mai cambiata nel corso dei secoli, anzi possiamo dire, al contrario, che negli ultimi tempi si è di gran lunga perfezionata, attraverso l’incremento esponenziale dei mezzi di (dis)informazione e la capacità di mentire e plagiare mediante le nuove tecniche di controllo mentale, specie oggi in cui la menzogna assume la proporzione di regola universale per la condotta del pianeta. I parolai di professione, gli imbrattacarte, gli scribacchini stipendiati, incuranti dell’enorme responsabilità che vi è dietro l’arte dello scrivere, alla pari delle escort di alto bordo, danno forma ai loro articoli sulla base delle mance che ricevono dai loro clienti, senza curarsi del fatto che la parola prostituita a mezzo di inganno è il peggiore degli abusi.

“E’ cosa turpe”, scrive Seneca, “dire una cosa e pensarne un’altra, ma più turpe ancora lo scrivere una cosa mentre l’animo ne detta un’altra”. Nell’odierno guazzabuglio di ideologie, nel groviglio intricato di espressioni, nel diluvio di parole che perdono sempre di più il loro autentico significato, risulta sempre più importante e fondamentale imparare a discernere il vero dal falso, la menzogna dalla verità, l’inganno e la bugia dalla sincerità.

E come riuscire a smascherare il ladro, il seduttore, il mentitore? Anche in questo caso, come sempre, il Vangelo ci ricorda che: “Solo dai frutti riconoscerai l’origine dell’albero” (Matteo 7:16-20).

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