La coraggiosa scelta della mamma del piccolo Enea

di Stefano Adrianopoli

UNA DONNA IN DIFFICOLTÀ HA DECISO DI NON SOPPRIMERE IL PICCOLO E SI È ASSUNTA LA RESPONSABILITÀ DI METTERLO AL MONDO

Nel giorno di Pasqua, alle 11.40 circa, si è attivata la Culla per la Vita della Clinica Mangiagalli di Milano, per la terza volta da quando è nata nel 2007. Questa volta ha accolto Enea, di origine caucasica, nato da circa una settimana e dal peso di 2,6 kg. In una lettera firmata dalla madre, troviamo scritto quanto segue: “Ciao mi chiamo Enea. La mamma mi vuole bene ma non mi può seguire. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile. È super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”. Adesso il bimbo, che è stato affidato – non abbandonato – alla culla della vita della Mangiagalli, viene accudito dal personale di Neonatologia della stessa Clinica del Policlinico lombardo.

Una donna in difficoltà ha deciso di non sopprimere il piccolo e si è assunta la responsabilità di metterlo al mondo. Se questa donna avesse abortito, Enea non ci sarebbe, il mondo sarebbe più povero.

Già oggi Enea fa parlare di sé, come ognuno di noi. Sua madre è collegata alla sua storia, che è vita, nonostante la lontananza. Ci sarà un legame vivente nell’esistenza di questa donna. Gli sguardi nel vuoto di questa donna saranno sognanti e speranzosi, come sogna e spera ogni persona che sa di una presenza nella propria vita, fosse anche una presenza dolorosa.

Perché l’alternativa non sarebbe stata semplicemente un’assenza data, ma sarebbe stata un’assenza provocata, causata, da una sua scelta. Non ci sarebbe stata una speranza, non ci sarebbe stato il sogno di riabbracciare una persona, di raccontare qualcosa a qualcuno, non ci sarebbe stato nulla, un nulla che parla, un nulla che accusa, tutto in bianco e nero. Invece adesso Enea è colore.

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