Suore celebrano la “Giornata della visibilità transgender” in dissenso dall’insegnamento della Chiesa

di Angelica La Rosa

I MEDIA NAZIONALI STATUNITENSI LE PRESENTANO COME SUORE “INTELLIGENTI” CHE CORREGGONO I “RIGIDI VESCOVI CATTOLICI”. IN REALTÀ CONTRADDICONO I LEGITTIMI PASTORI SU UNA QUESTIONE MORALE PER CERCARE DI INFLUENZARE LA LEGISLAZIONE IN MATERIA

Ci risiamo: alcune suore che affermano di “rappresentare migliaia di sorelle” hanno rilasciato una dichiarazione contraria alla dottrina cattolica, e i media nazionali statunitensi le presentano come suore “intelligenti” che correggono i “rigidi vescovi cattolici”. Un déjà vu che ripresenta, ancora una volta, quanto accaduto anche nei mesi passati, ossia alcune suore eterodosse, mediaticamente supportate, che contraddicono i legittimi pastori su una questione morale per cercare di influenzare la legislazione in materia.

Queste poche suore eterodosse, questa volta, si sono allineate con i gruppi radicali e progressisti sul tema delle persone transgender. Con una lettera datata 31 marzo e intitolata “In Solidarity: Vowed Catholic Religious Honor Trans Day of Visibility” hanno scritto che è il momento “per celebrare, riconoscere ed elevare le persone che si identificano come transgender, non binarie e/o espansive di genere” e per “affermare con tutto il cuore” che queste persone sono “amate e apprezzate da Dio”.

La lettera è stata redatta (in occasione del “Trans Day of Vengeance” che doveva tenersi a Washington DC ma che è stato annullato sulla scia della tragica sparatoria che è avvenuta in una scuola elementare cristiana di Nashville, nel Tennessee, in cui il tiratore si è identificato come “trans”) da rappresentanti di varie comunità religiose femminili ed è pubblicata sul sito web della Federazione delle Suore di San Giuseppe degli Stati Uniti. Si afferma che i 28 firmatari rappresenterebbero “più di 6.000 suore cattoliche di più di 18 stati”, una cifra, naturalmente, difficile da controllare.

“Agiamo per garantire che la dignità dei nostri fratelli trans, non binari e di genere espanso sia riconosciuta, accettata con coraggio e celebrata”, afferma la lettera. E sostiene che i religiosi professi “continueranno ad essere oppressori” fino a quando “coltiveranno una comunità di fede” nella quale queste persone “sperimenteranno una profonda appartenenza”.

Il documento sembra essere una risposta alla “Nota dottrinale sui limiti morali della manipolazione tecnologica del corpo umano” della Conferenza episcopale americana del 20 marzo, redatta dal Comitato episcopale per la dottrina, nota che spiega che Dio ha creato un ordine nella natura umana e che i servizi sanitari cattolici non devono eseguire interventi, chirurgici o chimici, che mirano a trasformare le caratteristiche sessuali di un corpo umano in quelle del sesso opposto, né partecipare allo sviluppo di tali procedure.

I Vescovi hanno spiegato che i medici devono impiegare “tutte le risorse appropriate per alleviare le sofferenze di coloro che lottano contro l’incongruenza di genere, ma i mezzi utilizzati devono rispettare l’ordine fondamentale del corpo umano. Solo utilizzando mezzi moralmente appropriati gli operatori sanitari dimostrano pieno rispetto per la dignità di ogni persona umana”.

La lettera delle suore eterodosse “In Solidarity: Vowed Catholic Religious Honor Trans Day of Visibility”, invece non accenna alle violazioni della legge naturale che implicano le procedure di cambio di sesso, ma si concentra invece sull’affermazione delle persone che hanno preso quella decisione. Inoltre, i firmatari non sembrano rendersi conto che le suore vengono utilizzate come copertura morale da altri enti che hanno proprie controversie con la Chiesa cattolica o sono dei gruppi scissionisti “cattolici”, tra cui Catholics for Choice, New Ways Ministry, Call to Action, TransCatholic, Women’s Ordination Conference, FutureChurch ecc.

Naturalmente un gruppetto di monache allineate con l’ideologia gender-fluid e con i gruppi dissidenti hanno attirato l’attenzione dei grandi media che hanno esagerato il conflitto intra-ecclesiale facendo titoli come quello del Washington Post (“Migliaia di suore cattoliche dichiarano le persone trans amate e volute da Dio”), il Daily Caller (“‘Smantellare i sistemi’: le suore cattoliche chiedono la ‘piena inclusione’ della comunità LGBTQ nella ‘Giornata della visibilità’ transgender”), AlterNet (“Le suore si ribellano alla posizione anti-trans della leadership cattolica”).

Utilizzando il tanto decantato mantra dell’inclusione e deplorando la “legislazione anti-LGBTQ+”, che serve in realtà a proteggere i minori dalle mutilazioni chirurgiche e irreversibili e/o dalla castrazione chimica attraverso i bloccanti della pubertà e i farmaci ormonali, queste consacrate sono andate contro il voto di obbedienza che hanno emesso, e si rifiutano di applicare la dottrina della Chiesa che, invece, dovrebbero servire. Il ruolo dei religiosi è quello di “contribuire alla missione salvifica” della Chiesa (can. 574), educando e guidando le persone sulla via della santità, affinché possano raggiungere la promessa della vita eterna, ma evidentemente a queste suore non interessa, anche perché questa non è la prima volta che le Suore di San Giuseppe sostengono pubblicamente l’ideologia transgender. Dopo la sparatoria in un bar gay a Colorado Springs avevano dichiarato: “Il linguaggio, le credenze e le pratiche che condannano, rifiutano, prendono di mira o incolpano le persone LGBTQ+ devono essere esplicitamente rifiutati, in particolare dai leader religiosi e dalle chiese”.

La recente dichiarazione scandalosa delle Suore di San Giuseppe arriva mentre la diocesi di Charleston, nella Carolina del Sud, ha espresso il sostegno pubblico a un disegno di legge statale che proibisce la mutilazione e la castrazione chimica dei minori attraverso i cosiddetti interventi chirurgici e farmaci per la “transizione di genere”.

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