Che esistano gli angeli è di fede, e cioè dogma

di Padre Angelo Bellon

NON È INVECE DOGMA DI FEDE LA DISTINZIONE DEGLI ANGELI IN CORI E IN GERARCHIE

Che esistano gli angeli è di fede, e cioè dogma. Del resto nella professione di fede (nel Credo) diciamo di Dio che è creatore di tutte le cose visibili e invisibili. Il Concilio Lateranense IV precisa che le realtà invisibili create da Dio sono le anime umane e gli angeli. Non è invece dogma di fede la distinzione degli Angeli in cori e in gerarchie. Queste distinzioni derivano da Dionigi il mistico, chiamato anche Pseudo Dionigi, perché erroneamente identificato con Dionigi presente al discorso fatto da San Paolo all’Areopago di Atene.

Sono tuttavia riprese dai teologi e la liturgia della Chiesa menziona spesso tutti questi angeli soprattutto nei prefazi della preghiera eucaristica. Secondo Dionigi l’ordine gerarchico degli angeli sarebbe il seguente: serafini, cherubini, troni, dominazioni, virtù, potestà, principati, arcangeli e angeli. I cori degli Angeli sarebbero dunque nove distinti in tre gerarchie.

Ecco le motivazioni dell’ordine gerarchico portate da San Tommaso: “Vediamo dunque, da prima, il criterio della determinazione fatta da Dionigi. In proposito va ricordato che, secondo lui, la prima gerarchia apprende le ragioni delle cose in Dio stesso; la seconda, nelle loro cause universali; la terza nell’applicazione di esse agli effetti particolari. E poiché Dio è il fine non solamente dei ministeri angelici, ma di tutto il creato, alla prima gerarchia spetta considerare il fine; alla gerarchia di mezzo, disporre universalmente le cose da fare; all’ultima, invece, applicare le disposizioni agli effetti, e cioè eseguire l’opera. È evidente infatti che queste tre fasi si riscontrano nel processo di ogni operazione. Perciò Dionigi, che dai nomi degli ordini deriva le loro proprietà, nella prima gerarchia pose quegli ordini i cui nomi indicano un rapporto con Dio: cioè i Serafini, i Cherubini e i Troni. Nella gerarchia intermedia pose invece quegli ordini i cui nomi significano un certo universale governamento ovvero ordinamento: cioè le Dominazioni, le Virtù e le Potestà. Nella terza gerarchia infine pose quegli ordini i cui nomi designano l’esecuzione dell’opera: cioè i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli. Ora, per quanto riguarda il fine possiamo distinguere tre momenti: primo, la considerazione del fine; secondo, la conoscenza perfetta di esso; terzo, la determinazione ferma dell’intenzione su di esso; e in questi tre momenti, il secondo aggiunge qualcosa al primo, il terzo a entrambi. E siccome Dio è il fine delle creature nella maniera in cui, come dice Aristotele, il comandante è il fine dell’esercito, si può desumere qualche analogia dalle cose umane: e invero ci sono alcuni rivestiti di tanta dignità da poter accedere di persona e familiarmente al re o al comandante (sono i Serafini); vi sono altri che hanno, in più, il privilegio di essere al corrente dei suoi segreti (sono i Cherubini); altri infine che, per un privilegio ancora più alto stanno sempre intorno a lui, come fossero suoi congiunti (sono i Troni). (…). Quanto al governo poi, esso per sua natura ha tre compiti. Primo, determinare le cose da fare: e questo spetta alle Dominazioni. Secondo, concedere il potere di farle: e questo spetta alle Virtù. Terzo, indicare i modi come le cose comandate o determinate possano essere fatte da chi deve eseguirle: e questo spetta alle Potestà. L’esecuzione poi dei ministeri angelici consiste nell’annunziare le cose di Dio. Ora, nell’esecuzione di qualsiasi opera, vi sono alcuni che danno l’inizio all’opera e fanno da guida agli altri, come i maestri nel canto, e i comandanti in guerra: e questo ufficio appartiene ai Principati. Vi sono altri invece che agiscono quali semplici esecutori: è il compito degli Angeli. Altri poi si trovano in una situazione intermedia: e tali sono gli Arcangeli. Questa determinazione degli ordini è quindi giustificata” (Somma teologica, I, 108,6).

Gli Arcangeli non sono gli Angeli più elevati, ma sono più elevati dell’ultimo coro degli angeli, che porta semplicemente e il nome di gli angeli. Infatti mentre questi ultimi, tra i quali vi sono anche gli angeli custodi, vengono mandati per le missioni ordinarie, gli Arcangeli (come Michele, Gabriele e Raffaele), sono mandati per le missioni straordinarie. Pertanto gli Arcangeli sono i penultimi nelle gerarchie angeliche. Gli Angeli Custodi provengono solo dall’ultimo coro.

E quale rapporto vi è fra Santi e Angeli? Santi e cioè partecipi della vita di Dio lo sono tutti gli abitanti del Paradiso. Tra questi Santi vi sono tutti gli angeli che lì si trovano e tutti gli uomini che di fatto si trovano in Paradiso. Pertanto: il termine santo talvolta è assunto come genere (tutti gli abitanti del Paradiso, e allora vi sono compresi anche gli angeli) e talvolta è assunto come specie e allora riguarda solo gli uomini che si sono salvati. Tra questi possiamo mettervi anche le anime sante del Purgatorio, perché di fatto sono salve anche se per ora non si trovano ancora in Paradiso. I santi si affidavano molto alla protezione degli Spiriti beati.

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