Il miracolo dei bimbi sopravvissuti ad un disastro aereo e alla foresta

di Gian Piero Bonfanti 

E CHI L’HA DETTO CHE I MIRACOLI NON ESISTONO?

Chi crede nei miracoli spesso viene tacciato di retrogrado, irrazionale, visionario, credulone. Tuttavia molte persone sono propense a non credere a nulla, come se proprio questo “nulla” fosse tutto nella loro vita, come se credendo in questo nulla si potesse dimostrare di conoscere tutto, di poter quindi giudicare e di sostituirsi a Dio.

È un po’ una visione che nel corso degli ultimi cinquant’anni ci ha sempre accompagnato nel nostro cammino togliendoci quell’incanto della fede nel soprannaturale.

Per soprannaturale intendiamo quello buono naturalmente, perché nella magia nera, a Satana ed al male sembra siano sempre pronti a crederci tutti. Il difficile è essere convinti che in alcuni eventi ci sia la mano del Signore.

Così è accaduto nei giorni scorsi in Colombia e gli abitanti locali si sono convinti che sia accaduto un vero e proprio miracolo.

Il primo maggio scorso un aereo contenente sette persone è precipitato nella selva colombiana.

I passeggeri a bordo erano sette, tre dei quali sono stati ritrovati morti dai soccorritori: il pilota Hernando Murcia Morales, il leader indigeno Yarupari Herman Mendoza Hernandez e Magdalena Mucutuy Valencia, madre degli altri quattro passeggeri spariti dal luogo del disastro.

I quattro bambini che mancavano al triste appello sono Lesly Jacobombaire Mucutuy di tredici anni, Soleiny Jacobombaire Mucutuy di nove anni, Tien Ranoque Mucutuy di quattro anni e Cristin Ranoque Mucutuy di undici mesi.

Ebbene, dal primo maggio sino al giorno del loro ritrovamento (avvenuto dopo 40 giorni) i bambini sono riusciti a sopravvivere in una parte di territorio pieno di insidie sfidando tutti i pericoli esistenti.

Sandra Vilardy, viceministro della politica e della normalizzazione ambientale, ha affermato che i rischi nella foresta sono tanti e riguardano non solo “le condizioni molto limitate che offre la giungla in termini di alimentazione” ma anche quelli “associati a felini, serpenti, ragni, scorpioni, terreni instabili e pericolosi”.

I bimbi sono potuti sopravvivere in quella che è conosciuta come una delle foreste più dense e vergini del Paese, e questo è potuto accadere grazie anche alle conoscenze ancestrali trasmesse dalla nonna dei quattro fratelli, con la quale avevano vissuto a lungo.

Seguendo le impronte e trovando tracce come alcuni frutti morsicati ed altro, i soccorritori, dopo aver battuto oltre 2.500 chilometri nella selva, spesso sotto una pioggia battente, sono riusciti a rintracciare i quattro bimbi ed a portarli in salvo.

Ora possiamo continuare a credere che i miracoli non esistono, che tutto questo sia un caso, da credenti però non possiamo negare che sicuramente ci sia stato un intervento divino.

 

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