La cronaca quotidiana non smette di stupirci (anche su Youtube)

di Diego Torre

SI UCCIDE ANCHE PERCHÉ L’ESISTENZA ALTRUI È CONSIDERATA BANALE ED INSIGNIFICANTE

La cronaca quotidiana non smette di stupirci. Sapevamo benissimo che si potesse uccidere per interesse. Posto che potere o denaro valgano più di una vita, si sopprime l’ostacolo umano ai propri obiettivi pur di raggiungerli. Si può anche sopprimere il frutto del proprio ventre perché si ritiene il nascituro una minaccia al proprio status. Diabolico ma razionale.

Si può uccidere spinti da una passione che non si vuole controllare. Lo fa l’amante tradito, il pedofilo perverso, l’iracondo in preda alla sua violenza.

Che si potesse uccidere con indifferenza, senza piacere, né interesse, né passione è una realtà che si affaccia sempre più alla nostra attenzione. Si può uccidere qualcuno al posto di un altro, per sport, per negligenza, perché tra alcool e droga la testa non ci sta più, perché correre in auto o in moto è un piacere. I gladiatori almeno, si uccidevano nel circo pur di divertire una folla ebbra di sangue, ma non lo facevano per le strade di Roma coinvolgendo i passanti.

Si uccide perché l’esistenza altrui è un valore banale ed insignificante; anzi non è proprio un valore da considerare. Ciò che conta è il beau geste. Ovviamente da immortalare col cellulare e trasmettere su you tube. E’ già avvenuto altre volte per violenze e stupri, dove il “carnefice” è più motivato a mostrare lo spettacolo della sua bravata che a compierla, pur sapendo (o manco se ne rende conto?) che proprio così fornirà le prove della sua colpevolezza. E se ci scappa il morto? Meglio! Il video avrà maggior successo. E’ la fine di ogni buon senso anche in ambito criminale.

Siamo tutti (spero) inorriditi dalla tranquillità con cui un ragazzo dinnanzi allo spettacolo di un bambino banalmente ucciso, abbia solo un’urgenza: riprendere il tutto col cellulare. Che faremo? Configureremo un nuovo reato da inserire nel codice penale? La degenerazione di un popolo non si può arginare soltanto aumentando le pene. Il futuro che si apre dinnanzi ai nostri occhi presenta una generazione decerebrata in cerca di curiosità e piacerini, effimeri quanto stupidi se non addirittura criminali. Il fenomeno è stato fortemente accelerato dal covid e dalle brillanti (?) misure di isolamento adottate, che hanno prodotto danni psichici ancora incalcolati, soprattutto nei giovani; ma non è cominciato lì.

La radice profonda è nella mancanza di senso della vita, sopravvenuto all’appannamento dei suoi trascendenti, ultimi, fini. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andremo? Domande che rimangono senza risposte, che neanche ci si pone più, soffocate da un immanentismo consumista che ottunde coloro che ne sono posseduti.

Non è certo casuale che le maggiori vittime del lavaggio del cervello siano i giovanissimi, nei quali ogni residuo di civiltà cristiana, di rigore logica o di umana pietà è ormai scomparso. Vivono di pulsazioni ed emozioni momentanee; non progettano, non si impegnano e sono infelici.

Che fare? Come ripartire? Quando si sbaglia strada bisogna avere il coraggio di tornare indietro fino al bivio in cui si è commesso l’errore. Bisogna ritrovare il perduto senso della vita, che non è il successo, né il denaro, né il piacere incontrollato. Bisogna riconsiderare l’altissima vocazione dell’uomo, immagine e somiglianza di Dio, con il riconoscimento della sua dignità. Bisogna ricordare che l’uomo viene da Dio e a Lui deve ritornare e che soltanto tale aspirazione può riempire la sua vita dandole la giusta direzione. Solo ciò può renderlo felice nonché rispettoso ed amante degli altri.

Ovvietà per chi crede sul serio, scandalo per quella cultura che lavora incessantemente alla morte di Dio e provoca così la morte (anche fisica) dell’uomo. Chi si potrà mettere alla testa di questa riscossa della vera civiltà? Chi detiene le verità ultime sull’uomo e sul suo destino? Chi possedendo le verità ultime indicherà anche quelle terrene? E’ la sfida terribile e meravigliosa che il nostro tempo lancia alla Chiesa cattolica. Saranno i cristiani all’altezza di raccogliere il guanto e vincere, per i diritti di Dio e la salvezza dell’uomo? Sembra rivolta a noi, al nostro tempo, l’ammonimento che Caterina da Siena rivolse ai suoi accompagnatori mentre si recava a piedi ad Avignone per riportare il Papa a Roma e salvare così la Chiesa dal servaggio del re di Francia e dal peccato: “Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia.” Una Chiesa che soggiace alle ideologie del mondo non salva alcuno. E il grido della santa senese risulta ancora urgente e valido dopo 7 secoli: “Aprite l’occhio e guardate la perversità della morte che è venuta nel mondo, e singularmente nel corpo della Santa Chiesa. Oime’, scoppi lo cuore e l’anima vostra a vedere tante offese di Dio! … Ahimé, basta tacere! gridate con centomila lingue. Vedo che, per lo tacere, lo mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita”.

 

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