Il vescovo di Oberá chiede un grande fronte sociale contro l’uso di droghe

di Sabina Righetti

“NON C’È CITTÀ O PAESE, BORGO O QUARTIERE, PIAZZA, MARCIAPIEDE O FERMATA DELL’AUTOBUS, DOVE NON SI TROVINO ADOLESCENTI E GIOVANI CHE CONSUMANO DROGHE DI QUALSIASI DENOMINAZIONE… LI VEDIAMO TUTTI”

Mons. Damián Bitar, Vescovo di Oberá (Argentina), chiede un grande fronte sociale contro l’uso delle droghe e la tossicodipendenza.

“Non c’è città o paese, borgo o quartiere, piazza, marciapiede o fermata dell’autobus, dove non si trovino adolescenti e giovani che consumano droghe di qualsiasi denominazione… Li vediamo tutti. Di giorno e di notte. Consumo e vendita. Vendita e consumo. La droga, infatti, circola liberamente. La sua voracità non ha limiti”, ha dichiarato il Vescovo di Oberá.

Mons. Damián Bitar, insieme all’Equipe Pastorale Diocesana per le Dipendenze, ha messo in guardia contro la libera circolazione delle droghe e la loro illimitata voracità. Ha chiesto la formazione di un “grande fronte sociale” per sradicare questo “cancro” dalla società argentina.

Secondo il Vescovo le droghe colpiscono soprattutto i giovani in situazioni di povertà e marginalità, con poca o nessuna scolarizzazione, che vivono in alloggi precari, non lavorano e molte delle loro famiglie sono ferite da separazioni, violenza e alcolismo. Il vescovo sottolinea, inoltre, la complicità del narcotraffico e della corruzione in questo fenomeno, così come il deterioramento del tessuto sociale e l’importanza della famiglia nella prevenzione. Pur riconoscendo l’importanza delle leggi di emergenza e delle campagne di prevenzione, ritiene necessario coinvolgere l’intera società nella lotta alla droga attraverso i valori, la prevenzione, l’assistenza, la denuncia e la riabilitazione.

Citando Papa Francesco, invita a lavorare per una cultura dell’incontro e della solidarietà per costruire una vita più dignitosa.

Secondo il Vescovo “non c’è dubbio che questo fenomeno non potrebbe raggiungere tali dimensioni senza la complicità di alcuni esponenti politici, potere economico, giudiziario e delle forze di sicurezza. Traffico di droga e corruzione vanno di pari passo”. Il fenomeno “mostra chiaramente il profondo deterioramento del tessuto sociale: la crisi etica e spirituale, la perdita di senso della vita, l’emergenza educativa, l’individualismo consumistico e, soprattutto, le profonde ferite dell’istituto familiare. Senza famiglia cade la principale barriera contro la droga”.

L’Equipe diocesana di Pastorale delle Dipendenze, insieme a tanti padri, madri, professionisti e responsabili di istituzioni religiose, educative, sportive e statali, si chiede: chi fermerà questa “ondata impetuosa” che minaccia di devastare tutto? ragazzi e ragazze che ci chiedono aiuto per uscire da questo inferno? Come raggiungere centinaia di giovani che non frequentano i centri di ascolto e attenzione? Perché si sono fermate le massicce campagne di prevenzione delle dipendenze? Perché i Centri di riabilitazione non si moltiplicano nelle città e nei paesi?

“Riteniamo necessario sensibilizzare l’intera società affinché si coinvolga nella risoluzione di questo problema costruendo in ogni quartiere, città e zona un “grande fronte sociale” che coinvolga tutti: enti statali, famiglie, scuole, sport, religiosi e altre istituzioni, membri della comunità, in cui la lotta frontale alla droga è prioritaria attraverso un lavoro costante e perseverante sui valori, la prevenzione, l’assistenza, la denuncia e la riabilitazione per debellare questo cancro sociale. Non lasciamo che rubino la nostra speranza, o che la portino via ai nostri giovani”.

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