Matteo Fraioli spiega le ragioni, bioetiche e biogiuridiche, del crimine della maternità surrogata

di Angelica La Rosa

UTERO IN AFFITTO, AL PARLAMENTO EUROPEO PER CHIEDERE STOP IN TUTTA EUROPA

In occasione del convegno “Fermiamo il mercato dei figli”, che si è tenuto nei giorni scorsi al Parlamento Europeo a Bruxelles, presso l’Edificio Spinelli, organizzato su iniziativa dell’onorevole Alessandra Basso, eurodeputato della Lega-Gruppo Identità e Democrazia, il responsabile delle campagne di Pro Vita & Famiglia Onlus, Matteo Fraioli, ha evidenziato le ragioni, bioetiche e biogiuridiche, del perché la maternità surrogata deve essere necessariamente considerata un crimine e dunque come e perché arrivare ad una sua abolizione universale.

«La maternità surrogata, in una discussione scevra da qualsiasi lettura politica, partita o ideologica, è una minaccia alla dignità umana. Un dato fondamentale è che questa pratica ha una natura “negoziale”, dunque posta in essere per produrre e vendere qualcosa, in base a una domanda e alla conseguente offerta. Il prodotto – ha spiegato Fraioli – è il bambino e i costi sono elevati, anche fino a 150.000 euro, e dipendono da vere e proprie “brochure” con i dettagli che madri surrogate e bambini devono avere».

Come ha affermato Fraioli, «i bambini non possono però essere considerati oggetti di diritto, perché in quanto esseri umani sono semmai soggetti di diritto. Dunque con l’utero in affitto il diritto al figlio si trasforma e diventa diritto “sul” figlio». Inoltre, l’iter burocratico e medico della surrogazione – e la privacy garantita ai donatori – «porta i bambini a non avere diritto alla conoscenza delle proprie origini: un gesto bio-politico di grande rilevanza».

Un altro profilo da chiarire e denunciare, secondo Matteo Fraioli, «è poi quello della discriminazione e dello sfruttamento delle donne. Le donne vengono private dei loro figli e il loro utero usato: un gesto che schiavizza il corpo e viola il principio di integrità, dunque anche della dignità, della persona umana. Un principio – ha spiegato Fraioli – che ha ripercussioni anche fisiche, se pensiamo che i “committenti” dei bambini hanno diritto di esercitare coercitivamente le proprie volontà sulla donna che porta avanti la gravidanza, come decidere cosa deve mangiare, che tipo di vita condurre, fino anche a obbligarla ad abortire».

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