Testimoni di Geova: Schiavitù o libertà?

di Antonino Amorelli

ALCUNE TESTIMONIANZE DI TALUNI CHE, INCAPPATI NELLA SETTA DEI TDG, RITORNANO, PENTITI, AL CATTOLICESIMO

di Sergio Pollina

Tutti conosciamo i Testimoni di Geova. Forse è un’esagerazione. Ciò che è certo, comunque, è che vi è un gruppo di italiani che non li conosce affatto. Si tratta dei Testimoni di Geova. Essi, infatti, non sanno nulla di se stessi, della loro storia, del loro passato, sia quello remoto che recente. È quasi impensabile che in un mondo dove si è arrivati a rovistare nelle antiche ere vecchie di millenni, di milioni di anni, anzi, tre milioni di persone vivano nel buio più assoluto dei cento anni della loro breve storia.

Essi ignorano totalmente le vicende del loro movimento, tranne che per quei pochi brani edulcorati e aneddotici che le loro pubblicazioni odierne gli consentono di conoscere.

Ed è giusto che sia così. Le loro menti candide potrebbero subire traumi irreparabili nell’apprendere della sistematica demolizione della figura e delle idee del loro fondatore, il “Pastore” Russell, da parte del suo successore, il “giudice” Rutherford. Inorridirebbero nel sentire quest’ultimo definire “pagane, diaboliche e demoniache” le dottrine e gli scritti del primo.

Potrebbero non credere ai loro occhi nell’apprendere che il loro secondo Presidente, oltre che alcolista (cosa naturalmente non menzionata nella letteratura Watch Tower), dedicò migliaia di pagine ad elaborare dottrine che il Testimone di Geova d’oggi non solo ignora del tutto, ma definirebbe, conoscendole, frutto di una mente in preda al “delirium tremens”.

E che dire nell’apprendere che la dottrina per la quale oggi sono maggiormente conosciuti (ed esecrati), la famigerata astensione dalle trasfusioni di sangue, è nient’altro che il frutto di una rivelazione fatta alla persona del loro terzo presidente e dei suoi più stretti collaboratori, ignorata totalmente dall’ascetico “Pastor” Russell e dal rubizzo e pur così fecondo “Giudice” Rutherford?

È quasi del tutto certo che se queste parole dovessero cadere sotto l’occhio di uno dei 150000 TdG italiani, la sua prima e prevedibile reazione sarebbe quella di classificare tutto quanto esposto come “eretico”, quindi inattendibile, quindi non meritevole di approfondimento, e questa è, in effetti, la loro protezione contro l’essere “contaminati” dalla rivelatrice verità dei fatti.

Ma vi è un ultimo aspetto sul quale riteniamo utile soffermarci in questo breve viaggio all’interno di quel pianeta sconosciuto che è la “Congregazione dei Testimoni di Geova”. Abbiamo già detto che i TdG non conoscono se stessi perché ignorano il loro passato. La grande, sconvolgente tragedia di questo gruppo, però, è che essi hanno scelto di ignorare, o meglio di non leggere intellegibilmente anche il loro presidente.

Valga per tutte l’attuale tendenza del regnate Corpo Direttivo dell’Organizzazione, volta a scardinare le fondamenta stesse della famiglia, allo scopo di ottenere per se stessi l’asservimento totale, incondizionato di ogni singolo testimone, senza che questi se ne renda consapevolmente conto.

Infatti, in tutto il mondo, il 5 giugno 1988, i testimoni di Geova hanno dedicato l’intera ora del loro settimanale studio della Torre di Guardia, il loro organo ufficiale d’informazione, alla dissoluzione programmata dei vincoli familiari, quando al loro interno uno dei membri decise il distacco, per motivi di scelta personale, dall’ideologia del movimento.

La summenzionata pubblicazione, datata 15 aprile 1988, nelle pagine 26-31 sanzionava l’interruzione di qualsiasi contatto con una sorella (carnale) dissociata; ribadiva l’esigenza di “non avere quasi nessun contatto col parente” e la necessità di interrompere i sentimenti di “amore che i nonni provano verso i nipoti, quale prova di lealtà a Dio”.

E se qualcuno dei lettori avesse osato avanzare l’ipotesi che nel cristianesimo una delle caratteristiche fondamentali è la compassione, il suddetto articolo pontificava, “Ma non è una compassione, fuori luogo?”. Infine, per rendere accettabile, addirittura desiderabile, tale disumana maniera di vivere la propria fede, l’autore (anonimo) dell’articolo elencava gli spaventosi pericoli connessi con il proseguimento di una vita caratterizzata dal mantenimento dei vincoli dell’amore familiare, con le parole: “I miei contatti (della TdG di cui viene narrata l’esperienza) con loro (i genitori dissociati) non cessarono mai, ma anzi aumentarono. Col passar del tempo divenni sempre meno attiva. Arrivai al punto di non frequentare le adunanze”. Poi lesse le informazioni della Torre di Guardia del 15 dicembre 1981 e del 1° gennaio 1982, che ribadivano l’importanza dei consigli di 1 Corinti 5: 11-13 e 2 Giovanni 9-11.

Fu come se mi si fosse accesa dentro una lampadina”, scrive. “Capii che dovevo fare dei cambiamenti. Ora mi è più chiaro il significato di Matteo 10: 34-36. Per la mia famiglia non fu facile accettare la mia decisione, in quanto il mio bambino, che ha cinque anni, è l’unico maschio e gli voglio un gran bene”. Si spera che la perdita di questa compagnia toccherà il cuore dei genitori.

Potrà sembrare fuori luogo, in questa sede, fare un accostamento fra l’adunanza dei TdG del 5 giugno e uno spettacolo di Circo romano, dove un pubblico ormai abbruttito indicava pollice verso nei confronti di un essere umano prono nella polvere.

Ebbene, nel corso di quella tremenda adunanza, tre milioni di pollici inebriati dalla loro totale obnubilazione, si sono volti spietatamente, nel condannare a morte l’istituto della gerontocrazia di Brooklyn la quale, senza che le povere vittime se ne rendano conto, privandoli ogni giorno di più degli ultimi barlumi di coscienza e dei residui aneliti all’amore, li fagocita per trarne alimento e potere.

Tante altre cose potrebbero e dovrebbero essere dette al riguardo, non fosse altro che per un sentimento di profonda pena per chi, credendo di rendere servizio a Dio, fa soffrire il mio fratello (Giovanni 16:2,3), e probabilmente le diremo. Per il momento, a tutti i Testimoni di Geova che ancora sono capaci di amare, e sono certamente in tanti, è rivolto l’invito: “Foste comprati a caro prezzo; smettete di divenir schiavi degli uomini” – 1 Corinti 7:23.

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