Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Vaticano II

A cura della Redazione di Rassegna Stampa

UN VESCOVO SI INTERROGA A VOCE ALTA SULLE ANGUSTIE DELLA CHIESA

Luigi Maria Carli, vescovo di Segni e Gaeta, scomparso nel 1986 ha lasciato questa opera: Nova et vetera. tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Vaticano II scritta a nove anno dalla conclusione del Concilio per interrogarsi- ed interrogare – a voce alta su un tema il cui interesse oltrepassava i confini della sua diocesi, per toccare quelli della Chiesa universale, che già allora era in angustie.

Il libro non ha pretese scientifiche ma piuttosto intendimenti di carattere pastorale e informativo. Ciò spiega perché i temi, numerosi e vasti, vengano appena accennati e perché l’apparato bibliografico sia molto scarso. Se, infatti, quei temi si volessero affrontare in pieno, richiederebbero volumi su volumi. Gli stessi discorsi del Santo Padre Paolo VI non recano esplicita indicazione della fonte e sono stati desunti da L’Osservatore Romano.

Anche le molte citazioni contenute sono anonime appartenendo ad autori allora viventi di cui è stato deciso di tace il nome per senso di carità, e sono state desunte da fonti che non vengono indicate per non fare loro una gratuita pubblicità.

E tuttavia si tratta di una lettura utile a comprendere l’uso e soprattutto l’abuso che è stato fatto del Concilio da quel clero “progressista” che già da tempo lavorava sotto traccia, in parte per orientare in senso modernista i lavori dell’assise e in parte per strumentalizzarne le conclusioni, in spirito di discontinuità e rottura con la tradizione precedente. Discontinuità redarguita anche recentemente da Papa Benedetto XVI, che peraltro fu uno dei protagonisti del Vaticano II.

Da questa lettura appare evidente come l’attuale chiesa “spiritoconciliare”, ove con questo termine si vuole indicare quella particolare ideologia che prendendo a pretesto una fantomatica “volontà” di innovazione insita in un Concilio che per la prima volta nella storia non si volle a carattere dogmatico ma pastorale, ha sovvertito, fin qui con successo, una istituzione bimillenaria che ha potuto  sopravvivere ad ogni tempesta proprio grazie alla sua fedeltà e continuità con la tradizione, senza per questo rinunciare a cogliere, in ogni epoca, i “segni dei tempi”, e con questi continuamente rinnovarsi.

Qui è possibile leggere e scaricare il libro

 

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