Approvato dal Ministero del turismo il sentiero religioso “Viae Sancti Romualdi”

di Vincenzo Silvestrelli

È COMPOSTO DA 29 TAPPE

E’ stato approvato dal Ministero del Turismo fra i cammini religiosi un nuovo sentiero, denominato Viae Sancti Romualdi, composto da 29 tappe.

L’Italia è ricca di santi e fondatori di ordini. San Romualdo è uno di questi. Fu un riformatore della Chiesa e un fondatore dell’ordine camaldolese, maestro di altri santi che ne seguirono l’esempio durante i secoli.

La santità di Romualdo, nato a Ravenna tra il 951 e il 953 e morto all’abbazia di Val di Castro vicino a Fabriano nel 1027) si caratterizzò per essere un ponte fra oriente ed occidente cristiano, unendo il monachesimo benedettino a quello di tradizione orientale più orientato all’eremitismo.

Fu una figura che, prima di San Francesco, fu molto noto per la sua santità e per il profondo influsso che ebbe nella società del suo tempo. Fu amico personale dell’imperatore Ottone III che lo volle suo collaboratore per la riforma della Chiesa e per l’evangelizzazione dei popoli slavi recentemente inglobati nell’impero germanico. Lo nominò abate di S. Apollinare in Classe a Ravenna ma Romualdo non resistette molto e riprese il suo pellegrinaggio fra i monti dell’appennino.

Il suo biografo, il grande eremita San Pier Damiani, discepolo di San Romualdo lo descrisse come colui che voleva convertire il mondo costruendo eremi. Il cammino segue questa idea collegando tutti i luoghi romualdini da Ravenna a Camaldoli in Toscana, a Monte Corona in Umbria, Fonte Avellana nelle Marche fino a Fabriano, dove il grande padre dei monaci camaldolesi è sepolto nella cripta a lui dedicata, fatta costruire nella abbazia di S. Biagio dal Papa camaldolese Gregorio XVI.

Il cammino segue i luoghi di questa epopea che non si arrestò con la morte del santo, ma continuò con le comunità da lui fondate e di cui fu l’ispiratore nei secoli.

L’indicazione al plurale del cammino vuole sottolineare la fioritura di carismi che nacquero dalla esperienza di San Romualdo attraverso santi come San Pier Damiani, Sant’Albertino da Montone, S. Giovanni da Lodi, S.Ubaldo di Gubbio e il beato Paolo Giustiniani, fondatore dei monaci camaldolesi di Monte Corona.

Un aspetto particolare di questo carisma fu lo sviluppo sociale ed economico che si produsse nei territori dove i monaci furono presenti curando il miglioramento della agricoltura  e alla gestione dei boschi che venne realizzata con particolare attenzione alla sostenibilità. I capitoli camaldolesi stabilirono ad esempio che per ogni albero abbattuto ne dovevano essere piantati almeno due per mantenere intatto nel tempo il patrimonio boschivo.

La valenza spirituale del cammino è assicurata dalla perdurante presenza di comunità camaldolesi a Camaldoli, San Gerolamo al Monte Cucco, Fonte Avellana, San Biagio di Fabriano. L’eremo di Monte Corona vede invece la presenza di una comunità eremitica di recente fondazione, la Famiglia monastica di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di S. Bruno.

La tradizione della gestione del territorio si perpetua invece nelle comunanze agrarie, cioè le proprietà collettive di boschi e pascoli, che ancora sono presenti nell’appennino e possono ritrovare nelle loro origini storiche anche l’ispirazione per il futuro e per una innovativa gestione dei borghi.

I luoghi lasciati dai monaci costituiscono le tappe principali  del cammino e sono ancora caratterizzati dalle caratteristiche selvagge che ne originarono la scelta per l’eremitaggio. Il cammino però va a toccare anche città e borghi che si caratterizzano per l’arte e per la storia come Ravenna, centro della presenza bizantina in Italia e Fabriano, il primo centro in Europa in cui si produsse la carta. Il cammino inoltre tocca Gubbio, centro religioso degli antichi umbri e libero comune che dominò l’appennino fra l’Umbria e le Marche fino a quando fu inglobata nel ducato di Montefeltro come seconda capitale dopo Urbino.

Il cammino è stato promosso da un gruppo di associazioni che si sono incontrate quest’anno collaborando sul progetto che coinvolge 4 regioni italiane Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche: Trail Romagna, l’associazione Romagna Camaldoli, l’associazione Eticamente, Zuzzurellando tra Marche Umbria hanno costituito un comitato che curerà la promozione e la manutenzione.

 

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