Se il clima cambia non è colpa della CO2

di Pietro Licciardi

È DAL 2007 CHE LA COMUNITA’ SCIENTIFICA CRITICA I DATI AMBIGUI DELL’IPCC SUL CLIMA. UNA SPIEGAZIONE PALUSIBILE LA DANNO PERO’ GLI ASTROFISICI

L’“estate più calda del secolo”, durata appena venti giorni peraltro con temperature assolutamente nella norma, è praticamente terminata e mentre i gretini annidati nelle redazioni di giornali e tv si affannano nell’inventarsi una nuova emergenza climatica riportiamo in sintesi un articolo del 2007 pubblicato sulla rivista dell’Aspen Istitute Italia dal professore emerito all’Università di Pavia e membro dell’Accademia dei Lincei Emilio Gerelli, il quale già allora metteva in dubbio le prove apparentemente ineccepibili sull’”effetto serra” fornite dall’ l’Intergovernmenlal Panel on Climate Change (lPCC), principale responsabile dell’allarmismo climatico su scala planetaria.

L’opinione diffusa, anzi il dogma di fede, è che responsabile dei supposti cambiamenti climatici sia la CO2, prodotta dall’utilizzo di combustibili fossili, petrolio e carbone in primis, che l’IPCC ha stimato sia aumentata del 31% rispetto al periodo preindustriale. Inoltre negli ultimi 150 anni la temperatura sarebbe aumentata tra gli 0,4 e gli 0,8 gradi, a causa dello sviluppo economico, e sempre secondo le stime la temperatura media dal 1990 al 2100 dovrebbe salire di 1,1- 6,4 gradi. Se si arrivasse effettivamente a circa 6,4 gradi – naturalmente il solo dato citato dai media, perché preoccupante anche se improbabile -, le proiezioni sarebbero terrificanti: si scioglierebbero ghiacciai, si distruggerebbero ecosistemi con carestie conseguenti, gli oceani sommergerebbero Venezia, il Bangladesh, le Maldive ecc.

Un’autorevole parte della comunità scientifica, tuttavia, secondo il professor Gerelli già al momento della pubblicazione dei dati criticava l’IPCC in quanto la serie storica delle temperature medie globali in crescita era smentita da dati più affidabili rilevati in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi 105 anni.

Ma non sono solo i dati ad essere controversi. Con le rilevazioni già di per sé traballanti si pretendeva, ieri come oggi, di simulare, mediante modelli di previsione computerizzati, un sistema di complessità ingente, qual è il clima, caratterizzato da relazioni non lineari che inducono un’evoluzione caotica dei parametri rilevanti. E infatti sino a oggi non si è riusciti a tener conto in modo soddisfacente di fattori importanti per il clima quali i sistemi nuvolosi e gli aerosol. Dunque, più che di certezze occorrerebbe parlare di ipotesi, in quanto i modelli non sono strumenti adeguati per prevedere il clima e non sono nemmeno in grado di simulare il clima del passato.

L’articolo del professor Emilio Gerelli citava anche le osservazioni del professor Guido Visconti, fisico dell’atmosfera, secondo cui era da ritenersi scandalosa la mancata comunicazione da parte dell’IPCC, delle fonti, dati e procedure statistiche utilizzate, impedendo con ciò di replicare e controllare i risultati, in assoluto contrasto con la prassi scientifica.

Ma concedendo – scriveva ancora Emilio Gerelli – che un riscaldamento globale sia in atto non è detto però che esso sia causato dall’uomo. Come si spiega infatti, ad esempio, il clima temperato prevalente tra il 1000 e il 1300, quando in Inghilterra maturava l’uva, e i vichinghi colonizzavano la Groenlandia che oggi è coperta di ghiacciai spessi sino a tre chilometri? All’epoca l’uomo non produceva gas serra in misura da giustificare l’aumento di temperatura.

Ma sono gli astronomi a dare una spiegazione plausibile delle variazioni climatiche: l’attività del sole è variabile; la presenza di macchie solari scure, alcune con diametro di circa 100.000 km, in movimento di contrazione ed espansione fa sì che vi sia a un limitato flusso di raggi cosmici – particelle di alta energia che investono la terra – e perciò una minore nuvolosità, causa a sua volta dell’innalzamento della temperatura. Ciò è accaduto anche in altre epoche, e potrebbe ripetersi oggi. Il fisico Ferdinando Amman ha osservato con altri, fra cui 53 studiosi legati al CERN e l’European Laboratory for Particle Physics, che la temperatura media risulta molto ben correlata coi cicli di attività solare negli ultimi 120 anni, dal 1870 al 1990: quando il ciclo è più corto, e l’attività solare è più forte, la temperatura media aumenta. E’ dunque verosimile che la più importante determinante dell’aumento di temperatura sia il flusso solare e non le attività umane che producono la famigerata CO2.

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Voce fuori dal coro….al Patibolo…!