Il piano “Mattei” per l’Africa del governo Meloni è ancora poco chiaro

di Marwa Mohamed*

L’ITALIA DISPONE DI INFRASTRUTTURE SUFFICIENTI PER POTER POI TRASPORTARE IL GAS VERSO IL RESTO D’EUROPA?

In occasione delle sue visite in Algeria, Libia, Tunisia ed Etiopia, il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha lanciato il Piano Mattei per l’Africa, che è la sezione italiana del Piano Marshall europeo, ma il vero contenuto di questo piano non si è ancora cristallizzato ed è ancora poco chiaro.

Il primo passo è stato lanciare il piano durante la visita della Meloni, lo scorso gennaio, in Algeria, che oggi è il principale fornitore di gas e che diventerà un grande potenziale partner per gran parte dell’Unione Europea. L’idea è provare a riempire il “vuoto europeo” in Africa che Russia e Cina hanno riempito negli ultimi anni.

Il gruppo energetico italiano Eni aveva annunciato all’epoca di aver firmato due accordi con la società algerina Sonatrach su progetti futuri relativi alla fornitura, alla trasmissione e alla rimozione del carbonio dell’energia.

Dopo l’Algeria, la Meloni si è diretta in Libia, dove la National Oil Corporation libica ha firmato con la società “Eni” un accordo da 8 miliardi di dollari per lo sviluppo di giacimenti di gas con riserve vicine ai 6mila miliardi di metri cubi e una capacità produttiva compresa tra 750 e 800 milioni metri cubi al giorno per un periodo di 25 anni.

Gli accordi firmati con Algeria e Libia rientrano già nella cosiddetta “Piano Mattei per l’Africa”, una promessa fatta nel programma di Fratelli d’Italia della Meloni per le elezioni politiche del 2022.

L’ambiziosa iniziativa italiana porta il nome di Enrico Mattei, l’ex capo dell’azienda italiana Eni, morto in un misterioso incidente aereo nel 1962, che è considerato uno dei più importanti imprenditori italiani nel settore energetico.

Il piano prevede di arrivare alla completa liberalizzazione della dipendenza dal gas russo entro due anni, dopodiché l’Italia crescerà progressivamente come centro di distribuzione dell’energia dal Nord Africa al cuore dell’Unione Europea. E non si tratta solo di energia, l’altra costante è la gestione dei flussi migratori che sono legati ad accordi separati ma paralleli. Giorgia Meloni ritiene che in cambio di investimenti e aiuti si possa chiedere ai Paesi africani di reprimere il fenomeno per eliminarlo alla radice.

Come dicevamo, il Piano Mattei è la sezione italiana del Piano Marshall europeo, dove saranno realizzati centinaia di progetti in tutti i Paesi africani con la possibilità di garantire la possibilità di trasferire nel continente africano competenze italiane per agricoltori e imprenditori e di conquistare accordi a beneficio di entrambe le parti.

La cosa più importante in questo contesto è che la capitale italiana, Roma, ospiterà il prossimo novembre il Summit italo-africano dei Capi di Stato e di Governo, e questa occasione sarà l’occasione per presentare formalmente il “Piano Mattei”, dopo che se ne parla da mesi senza tanti chiarimenti.

L’Italia ha capito che l’Africa è un continente ricco di risorse naturali ma anche di esseri umani da non sfruttare. Nel 2023, il Ministero degli Affari Esteri italiano ha aumentato il proprio impegno finanziario nei confronti del continente africano, con la realizzazione di oltre 460 iniziative per un totale di circa 2 miliardi di dollari in più di 30 paesi africani.

Giorgia Meloni, che sta cercando di inquadrare la sua diplomazia mediterranea come parte di un’iniziativa più ampia, per l’appunto il Piano Mattei per l’Africa, sembra mirare a incoraggiare un approccio globale nei confronti dei paesi africani di interesse per l’Italia. Mira inoltre a trasformare l’Italia in un hub energetico tra il Nord Africa e l’Europa. Secondo i piani, l’Italia diventerà, attraverso la costruzione di nuovi gasdotti, una fonte sia di gas naturale che di idrogeno per paesi come Germania e Austria, e la porta di collegamento che collegherà il Nord Africa con i paesi del Centro e Nord Europa.

Oltre alle priorità energetiche ed economiche, il tema dell’immigrazione clandestina è sempre stato nell’agenda della Meloni. Per quanto riguarda la Libia, la Meloni ha discusso della questione sia con il comandante dell’esercito libico, il feldmaresciallo Khalifa Haftar, sia con il capo del governo di unità nazionale, Abdel Hamid al-Dabaiba.L’Italia ha recentemente fornito navi alla guardia costiera libica a Tripoli per rafforzare le operazioni di sicurezza nel Mediterraneo.

Tuttavia la prospettiva di trasformare l’Italia in un hub energetico richiede non solo investimenti significativi, ma anche tempo e una prospettiva di medio e lungo termine: l’Italia dispone di infrastrutture sufficienti per poter poi trasportare il gas verso il resto d’Europa? Il Piano Mattei cercherà davvero di contribuire ad alleviare la povertà in Africa attraverso approcci globali?

 

 

* Corrispondente dal mondo arabo per Informazione Cattolica,
Geopolitica Quotidiana e La Fede Quotidiana

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