Gli incentivi per l’energia alternativa? Sono da abolire

a cura di Pietro Licciardi

DIECI MILIARDI ALL’ANNO, CHE PESANO SULLE NOSTRE BOLLETTE 3,12 CENT PER OGNI KILOWATTORA CONSUMATO, REGALATI AD AZIENDE STRANIERE 

La teoria economica prevede che per indurre un determinato comportamento occorre offrire un adeguato incentivo economico; ciò allo scopo di conseguire un beneficio sociale – allocazione le risorse in modo efficiente – o privato, – realizzazione di un determinato progetto al minimo costo -. In Italia non sempre è andata così. Ricordiamoci degli incentivi per l’acquisto delle auto che in teoria, ma solo in teoria, dovevano sostenere la Fiat perennemente in crisi e più recentemente gli incentivi a pioggia per l’acquisto di elettrodomestici, mobili, computer… elargiti per sostenere i consumi. Oggi invece lo Stato spende soldi pubblici per spingere verso quella transizione ecologica che puzza tanto di ideologia e che rischia di portare benefici più alle tasche di certe lobby economico-finanziarie che alla qualità della vita dei cittadini. 

Un esempio di ciò gli incentivi per l’acquisto di monopattini elettrici elargiti dal governo Conte in piena pandemia, mentre la sanità pubblica arrancava a causa dei continui tagli subiti; oppure per l’acquisto delle auto elettriche.

Ma la testata online Atlantico denuncia quello che definisce un autentico scandalo: gli incentivi per le rinnovabili, che ammontano a ben 10 miliardi di euro all’anno il che significa ben 110 euro a famiglia sulla bolletta.

Dieci miliardi spesi per sovvenzionare essenzialmente fotovoltaico ed eolico, ma anche idroelettrico, un po’ di biomasse e perfino di geotermico che, a rigor di logica, rinnovabile non è. Ovvero 3,12 centesimi per ogni kilowatt consumato 

Di sicuro non mancheranno quelli che considereranno questo un giusto prezzo da pagare per avere l’ambiente pulito e proteggere il pianeta. Peccato che non è affatto così. Le pale eoliche sono altamente inquinanti, come pure i pannelli fotovoltaici, che presentano non pochi problemi di smaltimento al termine della loro vita operativa ma soprattutto la loro produzione di energia è e sarà sempre, per forza di cose, irrisoria. 

C’è da dire che quando nasce una nuova tecnologia che si presenta promettente per il futuro della nazione un sostegno per sostenere e superare la fase di “immaturità” tecnologica è senz’altro giusto e auspicabile. Un cammino che può essere anche lungo e non sempre portare ai risultati sperati, anche se compito di un governo responsabile è scegliere di finanziare progetti promettenti e non quelli ideologicamente più a la page o che accontentano il proprio bacino elettorale. E comunque il sostegno dovrebbe cessare non appena la tecnologia in questione è diventata “matura”, ovvero capace di reggersi sulle proprie gambe.

Da qualche anno le organizzazioni internazionali si affidano a un parametro, il cosiddetto livello di maturità tecnologica o Technology Readiness Level (TRL): un numero intero che va da 1 a 9 e che definisce lo stato di avanzamento di una data tecnologia. Ebbene, da almeno vent’anni eolico e fotovoltaico hanno raggiunto il massimo del punteggio, ovvero la massima maturità tecnologica ma continuano ad essere sostenute con incentivi che vanno a pescare nelle nostre tasche. Non solo ma di entrambe abbiamo perso qualsiasi know how e nessun componente viene prodotto in Italia. In pratica parliamo di 10 miliardi letteralmente regalati ad aziende estere, per lo più cinesi, o ad avventurieri del settore che raffazzonano, nel caso dell’eolico, macchine dalla bassa affidabilità e limitata vita operativa. Quando andate in giro per le campagne italiane fateci caso: quante pale eoliche sono ferme anche in presenza di vento? Ebbene si tratta di macchine fuori uso, veri cimiteri a cielo aperto la cui unica funzione è deturpare il paesaggio.

Eppure ancora oggi lo Stato destina decine di miliardi per l’istallazione di nuovi impianti di energia rinnovabile sottoforma di incentivi a fondo perduto. Perché? E’ presto detto. L’ideologia ambientalista ha coniato una serie di parole d’ordine, come “energie rinnovabili”, diventate un mantra dal quale non è consentito dissentire, pena essere catalogati tra i “cattivi”. E figuriamoci se i politici, perennemente a caccia di consenso, intendono anteporre il bene comune alla narrazione green, per quanto farlocca e controproducente. E allora vai con gli incentivi, depredati dalle nostre tasche per ritrovarci più poveri e più inquinati di prima.

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Concordo.
L’idrogeno, così come la fusione nucleare, ci salverà.
Incentivare sul seri la ricerca in questi 2 campi.