Il legislatore che non segue il diritto naturale produce leggi drammatiche

di Matteo Orlando

PUBBLICHIAMO L’INTERVENTO CHE MATTEO ORLANDO, FONDATORE DI INFORMAZIONE CATTOLICA E GEOPOLITICA QUOTIDIANA, HA EFFETTUATO IERI SERA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEL COSTITUZIONALISTA DANIELE TRABUCCO DAL TITOLO “DENTRO LA COSTITUZIONE”

Il professor Daniele Trabucco collabora ad InformazioneCattolica.it, La FedeQuotidiana.it e GeopoliticaQuotidiana.it ed è per noi una grande gioia contribuire a far conoscere il suo libro “Dentro la Costituzione” (Picchi Editore). Si tratta di un testo che parte da alcuni pensieri più volte dal costituzionalista più amato dal mondo social che non si piega ai diktat nazionali e internazionali.

Un primo assioma proposto dal professor Trabucco è la deriva del diritto senza verità. Come più volte ha denunciato il professore la forma positiva dello ius è divenuta, per il tramite delle Costituzioni patteggiate del secondo dopoguerra, l’unico criterio di giuridicità. Ma questo ha condotto a “un diritto senza verità”, perché è fatto dipendere da chi, in un dato momento storico, risulta il detentore del potere politico, piuttosto che essere ancorato alla legge naturale discendente dalla saggezza creatrice.

Ed è proprio il concetto che la legge scritta è chiamata a conformarsi all’ordine naturale delle cose, un altro cavallo di battaglia di Daniele Trabucco e dei giusnaturalisti. La legge scritta è chiamata a conformarsi all’ordine naturale delle cose che costituisce il presupposto per il suo essere giusta. Se è vero che l’uomo non possiede fin dall’inizio una conoscenza piena della legge naturale, data la contingenza e la relatività della condizione umana, tuttavia lo stesso uomo è spinto ad una conquista quotidiana e ad un perfezionamento continuo. Il diritto naturale, in sé è immutabile perché si fonda sull’essere, sulla natura umana, che non mutano, è anche, sotto il profilo gnoseologico, in un continuo progresso.

Così se il legislatore non opera mettendo alla base del suo agire il diritto naturale, ma anzi va contro natura, produce situazioni limite, incoerenti e persino drammatiche. Il professor Daniele Trabucco, infatti, sottolinea che “esistono regole immutabili e perenni deducibili dalla natura dell’uomo o meglio dai fini cui essa tende”. Se invece il legislatore crede che l’unico diritto valido sia quello posto, in un dato momento storico, da una autorità legittima titolare del potere politico, allora lo stesso legislatore si svincola “da principi e riferimenti normativi meta-giuridici”, e così può creare situazioni limite, incoerenti e persino drammatiche. Si arriva così, come efficacemente ha sintetizzato il prof. Paolo Grossi, ad un “monismo rigidissimo” grazie al “ruolo smisurato della legge” e all’opera “incontrollata del legislatore, questo personaggio ideale del palcoscenico giuridico, ingombrante e onnipresente”.

L’invito che ci arriva oggi, anche grazie a questo testo, dal professor Daniele Trabucco è quello di impegnarsi per incidere sul cambiamento del fondamento filosofico delle odierne Costituzioni “patteggiate”. Per esempio non serve ad alcunché apportare riforme istituzionali se viene mantenuto quell’eccessivo “ecumenismo” con cui sono stati malamente amalgamati principi costituzionali appartenenti a tradizioni di pensiero differenti e contrastanti, “liberale, socialcomunista, democristiana”, attraverso l’uso di costrutti verbali di tenore “quanto mai generico, elastico, polisenso” che rendono la nostra Carta Costituzionale del 1948 un mero documento da realizzare evolutivamente.

Senza un pensiero in grado di dimostrare le contraddizioni della filosofia moderna, secondo la quale la società e la sua Costituzione nascono su basi razionali e contrattualistiche (per cui il giusto si identifica con ciò che è valido ed approvato dai più), ogni tentativo di riforma si rivelerà inutile.

Infine lasciateci concludere da cattolici, quali orgogliosamente siamo: con i soli lumi della ragione noi esseri umani possiamo conoscere il dover-essere che ci è proprio e, allo stesso tempo, il fondamento ultimo di ogni legge, cioè Dio, custode dell’ordine morale e naturale.

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