Qual è il grande comandamento?

di Giuliva Di Berardino

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA

XXX Domenica del Tempo Ordinario

Mt 22, 34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Nel vangelo di questa domenica XXX del Tempo Ordinario, Gesù viene messo alla prova con una domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Israele aveva tanti comandamenti, ma si discuteva tra i maestri della Legge quale dei comandamenti fosse il grande comandamento, quello cioè dal quale provengono tutti gli altri. L’evangelista Matteo ci informa che Gesù aveva già chiuso la bocca ai sadducei, che non credevano alla risurrezione, mostrando la validità della credenza nella risurrezione rispondendo direttamente ai sadducei.

Così oggi Gesù risponde direttamente e apertamente ai dottori della Legge, mostrando il cuore della Legge, che è l’amore. Ciò che avrebbe potuto stupire questi dottori della Legge non è il contenuto della spiegazione offerta da Gesù, ma la sinteticità della risposta. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti: amerai Dio e amerai il prossimo. Non dirai preghiere e farai tante buone azioni, ma amerai il Signore e il tuo prossimo, due amori diversi, ma unificati dallo stesso processo interiore, quello di desiderare di amare. Ma, dire “amerai” non è dire “ama”: Gesù non comanda l’amore, ma lascia la libertà a noi di scegliere il nostro futuro. Per questo è indicato il tempo futuro: l’amore di Dio e del prossimo interpella la libertà e la disponibilità di ciascuno, perché non è un atto puntuale al quale si obbedisce e ci si mette in pace con la coscienza, ma una scelta libera che coinvolge tutta la persona e implica delle scelte precise di vita.

L’amore di Dio e del prossimo, questa sintesi di due amori che il Vangelo ci presenta oggi, implica la scelta del nostro futuro. “Amerai” non è una semplice parola, è un verbo molto esigente, ma i cristiani sono chiamati a vivere questo, altrimenti non si può dire di essere cristiani. Ascoltiamo le parole che Sant’Agostino, vescovo, padre della Chiesa, diceva ai cristiani della sua comunità:

 “Ricordiamo insieme, fratelli, quali sono questi due precetti. Essi devono esservi ben noti e non solo venirvi in mente quando ve li richiamiamo: non si devono mai cancellare dai vostri cuori. Sempre in ogni istante abbiate presente che bisogna amare Dio e il prossimo: Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente; e il prossimo come se stessi (cfr. Mt 22, 37. 39). Questo dovete sempre pensare, meditare e ricordare, praticare e attuare. L’amore di Dio è il primo come comandamento, ma l’amore del prossimo è primo come attuazione pratica. Colui che ti dà il comando dell’amore in questi due precetti non ti insegna prima l’amore del prossimo, poi quello di Dio, ma viceversa. Siccome però Dio tu non lo vedi ancora, amando il prossimo ti acquisti il merito di vederlo; amando il prossimo purifichi l’occhio per poter vedere Dio, come chiaramente afferma Giovanni: Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? (cfr. 1 Gv 4, 20). Se sentendoti esortare ad amare Dio, tu mi dicessi: Mostrami colui che devo amare, io non potrei che risponderti con Giovanni: Nessuno mai vide Dio (cfr. Gv 1, 18). Ma perché tu non ti creda escluso totalmente dalla possibilità di vedere Dio, lo stesso Giovanni dice: «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio» (1 Gv 4, 16). Tu dunque ama il prossimo e guardando dentro di te donde nasca quest’amore, vedrai, per quanto ti è possibile, Dio. Comincia quindi ad amare il prossimo. Spezza il tuo pane con chi ha fame, introduci in casa i miseri senza tetto, vesti chi vedi ignudo, e non disprezzare quelli della tua stirpe (cfr. Is 58, 7). Facendo questo che cosa otterrai? «Allora la tua luce sorgerà come l’aurora» (Is 58, 8). La tua luce è il tuo Dio, egli è per te la luce mattutina, perché verrà dopo la notte di questo mondo: egli non sorge né tramonta, risplende sempre. Amando il prossimo e prendendoti cura di lui, tu cammini. E dove ti conduce il cammino se non al Signore, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente? Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo l’abbiamo sempre con noi. Aiuta, dunque, il prossimo con il quale cammini, per poter giungere a colui con il quale desideri rimanere.” (Commento a Giovanni Tratt. 17, 7-9; CCL 36, 174-175).

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