Crimini di guerra, cosa dice il diritto internazionale?

a cura di Pietro Licciardi

NEL NUOVO DERBY ISRAELE-HAMAS L’OPINIONE PUBBLICA SI E’ SCHIERATA SULL’ONDA DELLE EMOZIONI, MA COME SEMPRE LA REALTA’ E’ MOLTO PIU’ COMPLESSA

Purtroppo sembra essersi consolidata la cattiva abitudine, complici i social e i media che puntano più che sull’informazione sull’emotività e sul sensazionalismo, di reagire difronte agli eventi in base alle emozioni del momento, magari influenzati da pregiudizi. 

Il britannico Daily Telegraph ha pubblicato un intervento di Guglielmo Verdirame, professore di diritto internazionale al King’s College di Londra e membro della Camera dei Lord in cui si chiariscono i termini legali e i dilemmi morali del conflitto in corso in Medio Oriente.

Innanzitutto si è sentito spesso governi occidentali e anche l’Onu accusare Israele di reagire in modo sproporzionato. Ma la proporzionalità dell’autodifesa, per Verdirame non significa che a Gaza possano morire sotto i bombardamenti non più dei 1.400 civili assassinati da Hamas – che tra l’altro è l’unica autorità che dirama senza possibilità di verifica immagini e numeri delle vittime -. La proporzionalità infatti, secondo il diritto internazionale, è in funzione dell’autodifesa; ciò significa che siccome Hamas continua a dire di voler far guerra ad Israele la distruzione delle capacità dell’organizzazione paramilitare palestinese è coerente con la proporzionalità nell’autodifesa. Ma per sapere con certezza se le forze di Tel Aviv hanno superato questo limite occorrerebbe poter accedere alle valutazioni militari e di intelligence per sapere quanto i bombardamenti hanno intaccato le capacità militari di Hamas. Quindi al momento non è possibile dire se i bombardamenti siano effettivamente sproporzionati.

La proporzionalità inoltre si applica ad ogni singola decisione di colpire un obiettivo militare che comporta un rischio per la vita o la proprietà dei civili, che non deve essere eccessivo rispetto ai vantaggi militari previsti. Verdirame peraltro ricorda che belligeranti devono sempre distinguere tra civili e combattenti, e tra obiettivi civili e militari. I primi non possono essere attaccati, i secondi sì.

Si dà però il caso che Hamas, ma anche Hezbollah, la Jihad e le formazioni islamiche in generale, ha come noto la pessima abitudine di farsi scudo della popolazione, mescolandosi ai civili e occultando le proprie istallazioni militari vicino o dentro complessi residenziali, scuole e ospedali. Secondo le forze israeliane ad esempio nei sotterranei dell’ospedale al-Shifa, uno dei maggiori di Gaza, sarebbe istallato il centro comando centrale di Hamas. Il diritto internazionale non considera l’attacco ad una struttura civile un crimine di per sè in quanto queste possono essere usate a scopo militare e come tali bombardate, anche se nel dubbio devono essere risparmiate. Quanti sanno a questo proposito che durante il secondo conflitto mondiale navi ospedale italiane (12 su 18) sono state colpite e affondate dagli alleati solo perché sospettate di trasportare carburante per i carri armati in Libia?

Dunque con un avversario che usa i civili come scudi e nasconde le sue istallazioni militari in pieno centro densamente abitato per Israele diventa molto complicato bilanciare il rischio per i civili e il vantaggio militare. Del resto in tali condizioni salvaguardare sempre e comunque vite e istallazioni civili implicherebbe la rinuncia a qualsiasi difesa, accettando di subire senza poter reagire le offensive missilistiche di Hamas contro le città israeliane o raid terroristici dei militanti come quelli compiuti all’inizio della guerra, che partono sempre da dentro Gaza, sotto cui peraltro vi è una intricata rete di gallerie adibite a depositi di armi e istallazioni logistico-militari.

Verdirame infine si sofferma anche sull’assedio a Gaza da parte di Israele. L’assedio non è un metodo di guerra proibito. Gli assedianti, come gli assediati, hanno degli obblighi, come ad esempio non portare i civili alla fame, anche se ovviamente lo scopo dell’assedio è tagliare i rifornimenti alla forza avversaria. Come sciogliere il dilemma? Il professore del King’s College cita il manuale ufficiale sulle leggi di guerra del Ministero della Difesa britannico, secondo cui «il comandante delle forze assedianti può proporre alle autorità militari della zona assediata l’evacuazione dei civili ma, se tale offerta viene respinta, sarebbe giustificato nell’impedire qualsiasi rifornimento dal raggiungere la zona». E Israele ha più volte invitato ad evacuare la zona nord di Gaza, anche se c’è da dire che le esigue dimensioni della striscia e il suo sovraffollamento rendano difficoltosa la possibilità di allontanarsi dall’area dei bombardamenti, senza contare il fatto che secondo indiscrezioni Hamas ha istituito blocchi per impedire alla popolazione di allontanarsi dalle proprie zone.

Ma a Gaza, ha osservato il professore di diritto internazionale, Hamas non sembra essere interessato al bene dei civili dirottando tutte le risorse per le proprie esigenze militari. Nonostante ciò Israele ha permesso agli aiuti umanitari di entrare nella striscia assediata attraverso il valico di Rafah. Tuttavia l’Onu sembra non adempiere all’obbligo di vigilare sulla possibile deviazione degli aiuti; esempio lampante sarebbe il carburante, tanto che gli ospedali lamentano la mancanza di combustibile per i propri generatori.

Eppure, conclude il professor Verdirame, molti governi e organizzazioni a cominciare dalle Nazioni Unite, presumono che Israele stia commettendo crimini di guerra senza ritenere Hamas responsabile di quelli che ha fin qui commesso e che continua a commettere nei confronti dei civili israeliani e palestinesi.

A corollario di tutto questo ragionamento vogliamo concludere con una nostra considerazione: la superiore padronanza di Hamas della comunicazione. In questi giorni essa ha infatti dimostrato di aver studiato a fondo e bene i meccanismi comunicativi e la psicologia occidentale facendo uscire immagini e notizie da Gaza di grande impatto, come le terribili e toccanti immagini di bambini feriti o agonizzanti tirati fuori dai palazzi bombardati, mentre poco o nulla circola delle testimonianze di parte israeliana sugli eccidi efferati compiuti nelle case o nelle caserme, dove giovani soldatesse, poco più che ventenni, sono state spappolate dai proiettili di interi caricatori di Kalashnikov, donne incinte sventrate, bambini abbracciati alle proprie mamme bruciati vivi, donne anche anziane violentate a morte.

Ovviamente anche Israele ha delle responsabilità, e gli stessi israeliano stanno ammettendo che la politica estremista e provocatoria di Benjamin Netanyahu è in gran parte responsabile di questa nuova esplosione di violenza, ma quando due popoli sono in guerra da ottant’anni sarebbe auspicabile evitare di schierarsi da una parte o dall’altra come se assistessimo ad un derby calcistico e non ad una tragedia dalle cause complesse e diffuse responsabilità, anche da parte del sempre moralista Occidente.

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Resto perplesso:
Chi garantisce che sicuramente sotto gli ospedali ci sono i centri di comando di Hamas ?
Potrebbe essere solamente propaganda di guerra. Una volta distrutto l’ospedale, sarà sempre possibile dichiarare che effettivanebte sotto c’era Hamas. Come il generale USA con la provetta di antrace per giustificare l’agressione americana all’IRAQ.
Se Hamas usa la propaganda, segue ciò che ha fatto l’occidente per assicura l’opinione pubblica che era giusto assalire l’Iraq, la Siria, la Serbia.
Narrativa pilotata per dire che se spara lo sniper americano in Iraq, è un eroe, mentre il capione di tiro iracheno che spara contro gli invasori armati della sua terra è un criminale.

Circa le vittime dell’assalto del 7/10 c’è un interessante studio:
https://new.thecradle.co/articles/what-really-happened-on-7th-october#google_vignette.
non è escluso che ci sia stato anche fuoco “amico”.