“In un’anima che vive del mio amore eucaristico Io vi regno”

DI DON GIUSEPPE TOMASELLI (1902-1989)

 

Informazione Cattolica vi offre una riflessione scritta da Don Giuseppe Tomaselli tratta dal libro “Piccole Ostie Riparatrici”, di proprietà dell’Istituto Teologico “San Tommaso“, Via del Pozzo, 43 – 98121 Messina, al quale il libro può essere chiesto, oppure scrivendo alla mail: dongiuseppetomaselli@gmail.com.

 

Don Giuseppe Tomaselli, nato a Biancavilla (Catania) il 26 gennaio del 1902 e morto a Messina nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1989, entrò nel 1916 nella Congregazione Salesiana, venne ordinato sacerdote nel 1926 e, lungo il suo ministero, durato quasi 63 anni, fu parroco, insegnante, cappellano presso comunità religiose, esorcista, taumaturgo ed apostolo della buona stampa cattolica.

Proprio in quest’ultima veste diffuse ben 10 milioni di copie dei suoi 120 libri, testi che ancora sono molto richiesti e letti.

 

***

Piccola Ostia, volendo che tu t’innamori di me Sacramentato, ti metto a conoscenza di certi miei sentimenti.

Sappi che io sono portatore di pace e di gioia. Chi mi possiede, è già un piccolo Cielo. L’anima eucaristica si colma di soavi splendori e di salutari ispirazioni divine.

Quando trovo un cuore eucaristico, generoso ed animato di buona volontà, trovo la delizia del mio Cuore ed il suo linguaggio, quando si intrattiene con me, mi è più delizioso del canto degli Angeli.

Vivi, dunque, intimamente unita a me Sacramentato e le tue Comunioni acquisteranno un grande valore, perché una sola Comunione di vero amore mi è più cara ed amabile di mille Comunioni di anime tiepide, ripiegate nel loro disamore.

In un’anima che vive del mio amore eucaristico, che cerca di consolarmi con la sua presenza davanti al Tabernacolo, io vi regno come in un Cielo, veglio notte e giorno su di lei e trovo le mie divine compiacenze.

Se tu ti manterrai nel mio vero amore eucaristico, sarai la pupilla degli occhi miei divini e gusterai gioie ineffabili per tutta l’eternità.

L’amore non sopporta interruzioni e desidero che senza interruzione i cuori palpitino per me e che quindi non mi lascino mai solo nel Tabernacolo, non con la loro presenza fisica, che sarebbe impossibile, bensì con l’amore tenero, amandomi come si amano i familiari più intimi, i quali si pensano e si cercano a vicenda per condividere le loro gioie e le pene.

Fioretto: Dare a Gesù il primo posto nella mente e nel cuore. Non riservargli l’ultimo cantuccio.

 

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