Storia di una città meravigliosa, camaleontica, europea e orientale

di Francesco Bellanti

DOVE TI NASCONDI, PALERMO?

Storia di una città meravigliosa, camaleontica, europea e orientale.

Dove ti nascondi, Palermo? Forse ti nascondi nella tua alterigia di città più bella d’Italia dopo Roma, tu, capitale di una terra straordinaria, greca e fenicia per le tue origini, romana per le guerre contro Cartagine, bizantina, araba per le tue cupole, francese per la dinastia degli Altavilla, normanna per i tuoi palazzi, tedesca per le tombe degli Hohenstaufen, spagnola per Carlo V, inglese per Nelson e Lady Hamilton?

Perché tu sei come un camaleonte internazionale per via dei grandi viaggiatori di tutto il mondo, come un camaleonte che si rinnova e si nasconde, e riprende la sua vita.

Dove ti nascondi, Palermo? Forse ti nascondi nelle tue trecento moschee o nella albagìa dei viceré, nell’amor cortese dei poeti della Scuola siciliana del grande Federico II stupor mundi, Imperatore del Sacro Romano Impero, nelle tue rivoluzioni e nei Vespri o nei tuoi grandi scrittori e artisti, nei matematici e negli scienziati, Giovanni Meli, Basile, Gagini, Scarlatti, Guccia, Scinà, Cannizzaro, Parlatore, Pitrè, Salomone Marino, Michele Amari?

Tu, con “il più bel promontorio del mondo”, lo disse Goethe, tu, “Palermo la bella e immensa città, il massimo e splendido soggiorno; la più vasta ed eccelsa metropoli del mondo”, così ti chiamò Idrisi, tu “il paradiso in terra” per Federico II, tu capitale delle mille dominazioni del Regno di Sicilia, tu che hai i più bei teatri d’Europa – il Massimo, il Politeama – sei un grande teatro universale dove tutti si sentono a casa propria, europei e orientali, dove tutti trovano quello che cercano, la Palermo dell’Opera dei Pupi, Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità, o la cucina mediterranea palermitana, la migliore della già eccellente cucina siciliana, che con i suoi meravigliosi profumi arcani e lontani di caponata e di pasta con le sarde, di sarde a beccafico, anelletti al forno, sfincioni, arancine, panini ca meusa, panelle, caldume, stigghiole, frittole, calzoni, rollò, ravazzate, cannoli, cassate, sfincie, cuccìa, frutta di Martorana, inonda le vie strette del centro storico e la memoria dei grandi viaggiatori.

Sì, forse qui ti nascondi, e nel vociare forte e allegro dei mercati di Ballarò e della Vucciria – il colore, il profumo, l’odore di Palermo – in quelle voci asiatiche o africane, palermitane, voci sguaiate ma vere, che dai mercati ti accompagnano, dai Quattro Canti di Maqueda a via Roma, via Ruggero II, via Libertà, quando nel silenzio del Giardino Inglese e dei parchi ti immergi, dei villini nobiliari, Florio, Whitaker, Moncada, Basile, del trionfo del liberty e del barocco, del neoclassico e del gotico, dei mille stili architettonici di Palermo.

Forse ti nascondi nelle piazze e nei giardini, nei fori e nei parchi, nelle riserve, il Capo, il Mercato delle Pulci, Piazza Marina, il Foro Italico, Villa Giulia, il Giardino Inglese, l’Orto Botanico, il Parco d’Orleans, il Giardino della Zisa, il Parco della Favorita, Villa Trabia, Villa Sperlinga, la Riserva di Capo Gallo, la Riserva di Monte Pellegrino, nel profumo di zagara che discende verso la marina.

Dove ti nascondi, Palermo? Ah, sì, forse ti nascondi nelle università e nei gloriosi istituti internazionali di cultura, la Società Dante Alighieri, l’Istituto Cervantes, l’Istituto Francese, la London School International House, il Goethe-Institut, il Centro di studi filologici e linguistici siciliani. I musei. Le accademie, le biblioteche, il Centro Matematico di Palermo.

No, forse ti nascondi nelle mille visioni e nelle mille culture della Cattedrale, dove vivono ancora in tombe eterne i tuoi re e imperatori, i santi e gli eroi. Forse ti nascondi nei tuoi patrimoni dell’umanità, nel Duomo di Monreale, nella Zisa, nella Chiesa della Martorana o nella Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, nella Chiesa di San Cataldo, nella Cuba, nel Monte Pellegrino, nel Cimitero dei Cappuccini, spettrale monumento alla morte e all’eternità, cantato da passeggeri e da illustri viandanti, o nel Palazzo dei Normanni, nella Cappella Palatina di Ruggero II – la più bella chiesa del mondo, disse Maupassant, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano.

E in questo trionfo di muqarnas arabi e di mosaici bizantini, così tu appari e scompari, e ti nascondi, terra di contrasti, terra estrema, sonnolenta e pigra, frenetica e concitata, grossolana ed elegante, e ti sollevi e verso il mondo ti slanci, verso la vita, dal clangore della storia e del tempo, dal disfacimento, dalla deriva del nulla.

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