L’evoluzione? È una teoria non dimostrata

di Andrea Bartelloni

CENTO DOMANDE E RISPOSTE SU UN DOGMA ANCORA IN AUGE DELLA FEDE SCIENTISTA

La critica all’evoluzionismo non trova, di solito, spazio nella pubblicistica e nell’editoria. È un tema intoccabile, un “fatto” indiscutibile come appare, ad esempio, nei manuali in uso nelle scuole. Proprio per questo assume particolare importanza la traduzione dal francese di un volume edito nel 2021 dall’editore Via Romana e scritto da Dominique Tassot, laureato in ingegneria all’École des Mines di Parigi, per curiosità intellettuale si laurea in filosofia e si occupa dei rapporti tra scienza e fede. 

Pubblicato dalle edizioni Piane, L’evoluzione in 100 domande e risposte, affronta tutti gli aspetti di questa teoria che ha l’ambizione di essere quel «vasto ed erudito affresco del nostro passato che trova nell’uomo il suo punto culminante». Le risposte vengono da uno studioso, non di biologia o di paleontologia, ma di filosofia e che sul tema dell’evoluzionismo ha molto scritto e dibattuto, forse proprio perché filosofo e quindi più libero di fronte ad un tema tabù tra molti scienziati. 

UN PROBLEMA COMPLESSO

Il volume vede la prefazione di Pierre Rabischong, medico, ex preside della Facoltà di medicina di Montpellier che prende atto del complesso problema che ci troviamo davanti e si pone anche lui delle domande: se «esiste un’unica verità o dobbiamo accettare diverse visioni, (…), più o meno appassionate se non appassionanti?». E ancora, «se tutti questi cambiamenti e la comparsa di nuove varianti siano frutto del caso o se siano dovuti a un intervento esterno di una grande sapienza tecnica». 

Tassot parte dai fossili che, nella vulgata comune, sono “sinonimo di evoluzione”, ma che si manifestano come un problema per la teoria stessa mancando quelli intermedi. La teoria degli equilibri punteggiati (Stephen J. Gould, Nils Eldredge) ha cercato di mettere la famosa toppa peggiore del buco, arrivando «ai limiti della prestidigitazione». 

Il gradualismo rendeva credibile la teoria di Darwin, ma mancano gli anelli intermedi, allora arriva l’idea degli equilibri punteggiati: niente evoluzione graduale, ma brusca e rapida che spiega l’assenza di fossili di transizione. Abilissimi Gould ed Eldredge, ma «a patto di non dimenticare che questa dimostrazione non ha nessun valore, perché presuppone il “fatto” di questa evoluzione invisibile che dovrebbe dimostrare». 

SOPRAVVIVENZA

Altra frase “magica” è “la sopravvivenza del più adatto”, la fitness, il vantaggio selettivo che «non è altro che la capacità di sopravvivere. Dire che i più adatti sopravvivono è una tautologia. Abbiamo l’impressione di aver capito, ma in realtà non abbiamo dimostrato nulla». Un grande matematico, René Thom, parlò infatti dell’evoluzionismo come di una teoria «puramente linguistica, non matematica». 

Dieci capitoli con dieci domande ciascuno che affrontano tutti i temi più controversi: gli organi vestigiali, le mutazioni casuali che sono regressive e non producono nuove informazioni genetiche funzionali che potrebbero portare a una nuova forma di vita. Il mutante è l’albino o il daltonico, non il superuomo. Un capitolo interessante è quello della critica attraverso la logica esaminando “il valore dei suoi ragionamenti e il rigore delle dimostrazioni”. Il termine “evoluzione” non avrebbe senso se non distinguiamo la macro (“comparsa di un nuovo organo all’interno di una specie”) e la microevoluzione (“variazioni ereditarie all’interno di una specie”) e gli evoluzionisti, «mantenendo la stessa parola per questi due significati molto diversi, quasi opposti, (…) usano le numerose prove ben attestate della microevoluzione per dar credito alla macroevoluzione, l’unica ipotesi con importanti implicazioni ideologiche». 

L’evoluzione è un fatto e ben accertato e basta, “allora non c’è bisogno di dimostrazioni”, ma il “fatto” evolutivo necessita di una spiegazione che manca. Entra così in campo il fattore “tempo” che, da solo compirà il miracolo e che moltiplicato per la selezione naturale “può avere effetti prodigiosi: «non resta che aspettare», ma continuiamo a non dimostrare nulla: «perché una pietra diventi una statua, lo scultore deve tagliarla e darle la forma». Altri capitoli si soffermano su l’uomo e i suoi antenati, gli aspetti politici e sociali dell’evoluzione e il rapporto con le religioni, aspetti che completano il testo e ne fanno un volume interessante e ricco di stimoli per approfondire un tema per niente scontato.

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