Adesso si teme l’intervento di Israele in Libano

di Pietro Licciardi

ULTERIORI TENSIONI IN MEDIORIENTE

La situazione in Medio Oriente rimane tragica per quanto riguarda la guerra di Israele ad Hamas poiché entrambi i contendenti hanno dato vita ad un confronto senza esclusione di colpi. Gli israeliani sono intenzionati non solo a vendicarsi dell’aggressione terroristica del 7 ottobre scorso ma anche a chiudere i conti con l’organizzazione paramilitare palestinese che da anni conduce attacchi missilistici, attentati e rapimenti oltre i confini della striscia di Gaza. Hamas da parte sua vuole screditare Israele agli occhi del mondo allo scopo di interrompere il processo di normalizzazione avviato con i Paesi mediorientali, anche a costo di un massacro della propria gente di cui si fa scudo nei pochi chilometri quadrati in cui sono ammassati 2,4 milioni di palestinesi.

Tutti gli occhi sono puntati su questo conflitto e al solito non si parla di quello che sta avvenendo a Nord, sul confine libanese. 

Il Libano è in una situazione a dir poco tragica, a causa delle sanzioni comminate dagli Stati Uniti e dall’Europa, della presenza di un numero di profughi fuggiti dalla Siria e dall’Iraq che ormai è pari alla metà della popolazione libanese e da una crisi economica che ha ridotto alla miseria oltre il 60% delle persone facendo scomparire il ceto medio. Per tutte queste ragioni il Libano vuole tenersi fuori a tutti i costi dalla guerra e a quanto pare anche Hezbollah, il partito sciita vicino all’Iran e alla Siria che ha evitato di intervenire nel conflitto israelo-palestinese.

La situazione tuttavia è molto tesa, perché Hezbollah sta comunque conducendo delle azioni di disturbo col lancio di razzi e colpi di artiglieria contro Israele per mostrare la propria solidarietà alla causa islamico-palestinese mentre da parte sua l’esercito di Tel Aviv risponde colpo su colpo. Una situazione che ha già portato 120mila persone a lasciare i villaggi a ridosso della frontiera, sia da una parte che dall’altra.

Ancora non si sa se l’esercito con la stella di Davide deciderà di intervenire anche in Libano, cogliendo l’occasione per regolare i conti pure con Hezbollah, una volta chiuso il fronte sud e terminato di spianare la striscia.

Il Dipartimento di Stato americano vorrebbe che l’esercito libanese si schierasse nella parte meridionale del Libano per fare da cuscinetto tra gli israeliani e Hezbollah, ma le forze armate del Paese dei cedri non hanno la forza per far sloggiare il “Partito di dio” dalle sue posizioni. Intanto resta completamene inascoltato l’appello dei patriarchi cristiani libanesi e della Terra Santa di far rispettare le risoluzioni dell’Onu emesse fino ad oggi, con le quali sono stati delineati i territori che appartengono di diritto alla Palestina, ancora occupati dai coloni israeliani, e quelli che invece fanno parte dello Stato d’Israele. 

Senza questa necessaria premessa infatti sarà impossibile pensare ad una soluzione del conflitto e cominciare il processo di costruzione di uno Stato palestinese realmente autonomo e indipendente. Anche così tuttavia non sarà facile arrivare ad una pace vera dal momento che il conflitto ebraico-islamico va avanti ormai da quasi novant’anni e non c’è famiglia ebrea o palestinese che non abbia subito lutti, carcere, attentati e torture. Perché qualcosa cominci a cambiare dovrebbe ridisegnarsi completamente il quadro politico israeliano, con l’esclusione dal governo dei partiti più estremisti, l’allontanamento dei coloni ebrei dalle terre da loro occupate e un allentamento del regime vessatorio nei confronti dei palestinesi sia di Gaza che della Cisgiordania. Saranno allora le prossime generazioni di israeliani e palestinesi, se sarà dato loro di vivere per un periodo sufficientemente lungo senza guerre e attentati, a portare, forse, la pace in quella parte del Medio Oriente.

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