Le aspettative della folla e il vero Gesù

di don Ruggero Gorletti

Domenica delle Palme. Commemorazione dell’ingresso a Gerusalemme

Anno B. Marco 11, 1-10
 
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

COMMENTO

Siamo al termine della vita pubblica di Gesù, e agli inizi degli eventi della passione. Le concordi testimonianze dei quattro evangelisti ci mostrano Gesù che arrivava a Gerusalemme accompagnato dalla sua fama di uomo che compiva prodigi, che dava insegnamenti nuovi mettendo a tacere le autorità del popolo. Arrivava a Gerusalemme con un grande seguito di persone. È naturale che la gente pensasse che fosse il Messia, l’inviato da Dio per cacciare l’occupante romano e ricostituire l’antico e glorioso Regno di Israele.

In effetti Gesù si comporta da re: requisisce l’asino di proprietà di un’altra persona, esercitando un diritto sovrano; vengono stesi mantelli sopra la bestia, e anche sotto i suoi zoccoli, tutte prerogative regali; entra in Gerusalemme proprio cavalcando l’asino, cavalcatura che i re di Israele usavano in tempo di pace (in tempo di guerra usavano il cavallo); la gente lo accoglie sventolando rami di ulivo e di palma, e lo acclama «Figlio di Davide»: sono tutte prerogative riservate ai re di Israele. Il Signore non nasconde di essere re. La gente pensa sia lui il futuro capo politico e militare della nazione.

Ma Gesù, come dirà a Pilato pochi giorni dopo, è sì re, ma il suo Regno non è di questo mondo. Le aspettative della folla vengono deluse: Gesù non era la persona che aspettavano. Infatti quando pochi giorni dopo Egli verrà ingiustamente arrestato, quella stessa folla che lo acclamava ne chiederà la condanna a morte. Quando Gesù non fa quello che ci aspettiamo, che ci sembra giusto secondo le nostre aspettative umane noi lo rifiutiamo, non capendo che quello che vuole darci è molto di più di quello che desideriamo.

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