Angelo di Dio… Storia di una preghiera
Tra le prime preghiere che vengono insegnate ai bambini si trova anche quella dedicata all’angelo custode. Tale insegnamento vuole trasmettere una idea precisa: Dio non lascia soli. Egli può intervenire direttamente (confronta i Vangeli), o può aiutare attraverso delle forme diverse di sostegno. In tale dinamica di misericordia si colloca anche l’azione di «messaggeri della Grazia». Per meglio comprendere il loro intervento, può essere utile considerare i vari riferimenti agli angeli contenuti nella Sacra Scrittura, senza tralasciare alcuni riferimenti a culture antiche.
Il termine «angelo» deriva dal latino «angelus». Questa parola ha origine dal greco «ággelos» (si pronuncia: «ánghelos»). Si tratta della traduzione dell’ebraico «mal’akh». Il suo significato è: «messo», «messaggero», «servitore». Negli antichi Imperi, colui che recava notizie era considerato un soggetto importante perché latore di dispacci che provenivano da autorità apicali. In questo senso, in talune occasioni, il messo ricopriva un ruolo che diveniva di fatto più significativo di quello di ambasciatore. Quest’ultimo, infatti, risiedeva in modo stabile presso qualche autorità del tempo e non sempre era informato sugli ultimi avvenimenti. Il corriere, al contrario, poteva essere latore di novità improvvise, di decisioni dei potenti del tempo.
Al riguardo, pensando a tale realtà umana, furono diversi coloro che operarono un’analogia con quanto poteva avvenire nelle dimore degli dèi. Si affermò che pure le supreme divinità potevano avere ai loro comandi dei servitori pronti a comunicare le volontà dell’ente supremo, del singolo dio. Tale ragionamento fu alla base di storie umane che intendevano affrontare il tema della «comunicazione» tra chi abitava «nell’alto» dei cieli e chi viveva «in basso», sulla terra. Si arrivò, in tal modo, a identificare – a esempio – Hermes[1], figlio di Zeus (padre di tutti gli dèi) e della ninfa Maya, come il messaggero per eccellenza. In lui si incarnava principalmente lo spirito del passaggio e dell’attraversamento.[2] Identica funzione venne attribuita a Iride sia nell’Iliade sia negli Inni omerici.[3.
Avvenne però, un fatto. Quando le comunità ebraiche cominciarono a diffondere i Libri della Sacra Scrittura, si produsse un mutamento anche con riferimento agli angeli. Nell’Antico Testamento, infatti, si supera il concetto di un mero contatto tra divino e umano mediato da esseri subordinati. E ci si spinge piuttosto verso un’altra posizione. In sintesi: non ci sono tante divinità. Esiste un unico Dio. È l’affermazione del monoteismo. Meditando poi sulle caratteristiche del «Dio vicino»[4] (paternità, onnipotenza, bene assoluto, fedeltà…), l’autore sacro compie un ulteriore passo in avanti. Dopo aver affermato che non c’è un «Dio lontano», arriva a considerare i modi diversi con i quali il Signore opera, si manifesta, interviene. In questo Disegno di Salvezza vengono valorizzati anche gli angeli. Superate ormai fantasiose dinamiche, si arriva a riflettere sulla concretezza di ogni azione divina.[5] Un esempio può trovarsi nel testo apocalittico canonico del II secolo avanti Cristo, il Libro di Daniele. Un angelo appare al giovane Daniele per spiegargli il significato simbolico delle visioni. Questo angelo ha un nome: Gabriele.[6] Spiegare qualcosa a qualcuno significava renderlo protagonista di una storia reale.
In definitiva, nell’Antico Testamento, la figura dell’angelo non è più un concetto vago. Ciò avviene perché l’azione dell’unico Dio, alleato del popolo eletto[7], è reale. Si fa storia. I contesti possono variare. Si passa dai tre angeli accolti da Abramo[8] (la Presenza che visita e promette), all’angelo che ferma la mano di Abramo in procinto di sacrificare il figlio[9] (la Presenza che interviene nell’ora della prova). Gli eventi poi si moltiplicano. Basti pensare allo scontro fisico tra Giacobbe e un angelo[10] (la Presenza che accoglie la fortezza d’animo umana), o all’angelo che soccorre il profeta Elia nel deserto, recando pane[11] (la Presenza che assiste perché nulla è finito).
In tale contesto, quello che colpisce non è il modo di esprimere un racconto, una vicenda, una storia, una dinamica relazionale (il linguaggio umano rimane sempre limitato), ma è la Presenza di Dio che opera anche attraverso un angelo. Viene meno, così, ogni riferimento a rappresentazioni fantastiche o a ideazioni trionfali per focalizzare un unico messaggio. In pratica: nella vita di ogni persona possono arrivare aiuti divini improvvisi che generano speranza e che spingono verso impegni vocazionali.
Il contesto descritto è «illuminato» anche da un passo del Salmo 91.[12] Vi si legge: «Egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. / Essi ti porteranno sulla palma della mano, perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra».[13] Questo testo esprime, in un certo senso, la sintesi della riflessione biblica antica sulla presenza degli angeli. Il loro esistere è legato alla misericordia di Dio. Solo riflettendo su tale realtà, si può comprendere il perché della premura divina. L’azione dell’angelo è uno dei modi attraverso i quali il Padre che è nei Cieli agisce nel tempo dell’umanità. Non esistono schemi rigidi che definiscono i ruoli di ogni angelo. Esistono, piuttosto, delle azioni di bontà. Costituiscono una venatura che attraversa l’intera della Storia della Salvezza.[14]
Nelle pagine del Nuovo Testamento si ritrovano ulteriori riferimenti agli angeli. Esiste, però, un dato che supera e completa l’Antico Testamento. La riflessione degli Evangelisti, e quella contenuta negli Atti e nelle Lettere, è centrata su Gesù di Nazareth. Egli non interviene in modo trionfale, clamoroso, improvviso. Si rivela piuttosto come espressione del Padre misericordioso. È il Messia annunciato dai profeti. È Colui che promette e invia lo Spirito Santo (il «Paraclito», Colui che assiste e guida alla verità). È il buon Pastore.[15]
In tal senso, è solo percorrendo la vicenda di Cristo, partendo dall’Evento Pasquale, che è possibile comprendere anche la realtà degli angeli. Ci si accorge, così, che la presenza di Dio attraverso gli angeli non segue schemi predefiniti ma è molto diversificata. Si pensi, a esempio, agli angeli che annunciano le novità dell’Incarnazione del Figlio di Dio. L’arcangelo[16] Gabriele comunica a Maria la divina Maternità[17]. Gli angeli annunciano ai pastori la nascita dell’Emmanuele[18]. L’angelo avvisa in sogno Giuseppe del pericolo (Erode) e dell’urgenza di una fuga con Maria e Gesù[19]. Gli angeli vicini a Gesù dopo le tentazioni nel deserto[20]. L’angelo che annuncia a Maria Maddalena e alle altre donne la Risurrezione di Cristo[21]…
In tale contesto, mi è sempre rimasta impressa una frase di Gesù. Nel Vangelo di Matteo è riportata questa espressione di Cristo che indica dei fanciulli: «Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».[22]
Questa continua interazione tra umano e divino si prolunga poi in ulteriori episodi. Rimane significativa, a esempio, la liberazione dell’Apostolo Pietro dal carcere[23], fino ad arrivare agli angeli descritti nel Libro dell’Apocalisse.[24]
Sulla base dei dati biblici, la Chiesa, fin dall’inizio del proprio cammino, ha meditato anche sulla figura degli angeli.
1) Partendo dall’analisi della Bibbia dei Settanta, redatta in lingua greca, i Padri Apostolici[25] vollero approfondire anche una ricerca teologica sugli angeli. Secondo le mentalità del tempo, si riteneva utile stabilire in qualche modo il loro numero, l’origine e la collocazione in Cielo. Al riguardo, la classificazione più comune degli angeli risale al De coelesti hierarchia dello Pseudo Dionigi.[26] Quest’ultimo li divise in tre gerarchie, ognuna delle quali contenente a sua volta tre ordini o cori, per un totale di nove tipologie di angeli: a) Serafini, Cherubini e Troni; b) Dominazioni, Virtù e Potestà; c) Principati, Arcangeli e Angeli.
2) Negli antichi Simboli di Fede, gli angeli erano già implicitamente compresi nelle espressioni che riguardavano Dio: «Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose[27] visibili e invisibili».[28]
3) Giovanni Crisostomo[29], predicando in una chiesa dedicata ai martiri, affermò: «Sì , gli angeli sono qui presenti; nell’assemblea di oggi concorrono ugualmente gli angeli e i martiri. Voi desiderate vederli forse gli uni e gli altri? Ebbene, aprite gli occhi della fede, e voi contemplerete questo spettacolo. Se l’intera aria è popolata di angeli, a più forte ragione sarà così della Chiesa; se è sempre così della Chiesa, a più forte ragione nel giorno in cui il loro Maestro è stato innalzato dalla terra. Che l’aria intera sia popolata da angeli, l’Apostolo ve lo dimostra quando comanda alle donne di velarsi la testa: “Le donne”, egli dice, “devono avere un velo sulla loro testa, a causa degli Angeli”.[30] “Un angelo”, diceva Giacobbe, “mi ha protetto fin dalla mia giovinezza”».[31]
4) Nel 1215, la parola «angeli» è inserita nella Professione di Fede del IV Concilio Lateranense. L’assise definì come verità di fede che gli angeli sono stati creati, non emanati, che tutte le creature sono state create buone e che alcune di esse sono diventate cattive per propria volontà.[32]
5) Nel 1265-1274 il Domenicano Tommaso d’Aquino[33] scrisse un testo rimasto molto noto: la Summa Theologiae. In tale lavoro spiegò anche la comunicazione degli angeli, i loro movimenti, e il ruolo essenziale nella vita terrena. Per questo autore gli angeli sono intelletto puro. Possono usare l’energia mentale per crearsi, se necessario, una forma fisica. Si tratta di esseri puramente spirituali. Hanno una intelligenza e volontà superiori a chi vive in terra perché non condizionate da limiti. Godono di una libertà superiore a quella degli esseri umani perché hanno scelto di servire Dio che è il Bene assoluto. Le debolezze e i peccati terreni non possono distrarli dalla loro missione.
6) Una festa liturgica dedicata agli angeli custodi si diffuse all’inizio in Spagna tra il 1392 e il 1395. Fu infatti Valencia la prima città a promuovere un culto all’angelo protettore della città.[34] Seguirono Barcellona e Saragozza.
7) Fin dal 1514 il Portogallo celebrava, ogni terza domenica di luglio, la festa del suo angelo custode, senza precisare il suo nome. Appuntamento confermato alla fine del secolo, al momento della grande crisi che seguì la morte di Sebastiano I del Portogallo[35], e l’annessione del suo Regno alla Spagna. Questa festa, caduta in desuetudine nel XIX secolo, ridicolizzata dalla massoneria, era stata soppressa da Pio X[36] poco prima degli avvenimenti di Fatima. I Portoghesi ne chiesero il ristabilimento solenne a Pio XII.[37] Attualmente, essa coincide con la data della festa nazionale, il 10 giugno, anniversario della morte di Camoëns.
8) Durante i lavori del Concilio di Trento (1545-1563), la teologia che supportò la posizione dei Padri riguardo gli angeli fu quella di Tommaso d’Aquino. Per questo Santo gli angeli sono puri spiriti senza corpo, sono forme sussistenti in sé, distinti individualmente e secondo la loro specialità.
9) Nel 1615 venne introdotta nel calendario romano la festa liturgica degli angeli custodi.
10) Nel 1670, Clemente X[38] stabilì che la memoria dei santi angeli doveva essere celebrata in tutta la Chiesa il 2 ottobre.
11) I Padri del Concilio Ecumenico Vaticano I[39] (1869-1970), in comunione con Pio IX[40], nei loro lavori, approvarono anche la Costituzione Dogmatica Dei Filius. Nel testo si ribadisce, tra l’altro, che la creazione riguarda la creatura spirituale (angeli), quella corporale (mondo), e quella composta di anima e corpo (esseri umani).[41]
12) Il Concilio Ecumenico Vaticano II[42] ha fatto riferimento agli angeli in quanto venerati dai Cristiani (Lumen Gentium, 50); ricorda che gli Spiriti celesti saranno con Cristo quando egli tornerà nella gloria (Lumen Gentium, 49) e lascia intravedere come la Madonna sia stata esaltata al di sopra di essi (Lumen Gentium, 61).[43]
13) Giovanni Paolo II[44], durante le sue catechesi sugli angeli, affermò: «Seguendo il libro di Daniele si può affermare che le funzioni degli angeli come ambasciatori del Dio vivo non solo si estendono a ogni uomo e a quelli che hanno funzioni speciali, ma anche a intere Nazioni».[45]
14) Benedetto XVI[46] nel 2011 ha ricordato gli angeli in modo esplicito: «Il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi angeli, che oggi la Chiesa venera quali custodi, cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione.»[47]
15) Papa Francesco[48], nella meditazione mattutina del 2 ottobre 2014, ha svolto una significativa riflessione sull’angelo custode. Si riportano le sue frasi: «Le letture del giorno presentano due immagini: l’angelo e il bambino». Dio ha messo al nostro fianco un angelo per custodirci: «Se uno di noi credesse di poter camminare da solo, sbaglierebbe tanto», cadrebbe «in quello sbaglio tanto brutto che è la superbia: credere di essere grande», autosufficiente. Gesù insegna agli Apostoli a essere come i bambini. «I discepoli litigavano su chi fosse il più grande tra loro: c’era una disputa interna… eh, il carrierismo, eh? Questi che sono i primi Vescovi, avevano questa tentazione del carrierismo. “Eh, io voglio diventare più grande di te…”. Non è un buon esempio che i primi Vescovi facciano questo, ma è la realtà. E Gesù insegna loro il vero atteggiamento», quello dei bambini: «La docilità, il bisogno di consiglio, il bisogno di aiuto, perché il bambino è proprio il segno del bisogno di aiuto, di docilità per andare avanti… Questa è la strada. Non chi è più grande». Quelli che sono più vicini all’atteggiamento di un bambino, sono «più vicini alla contemplazione del Padre». Ascoltano con cuore aperto e docile l’angelo custode: «Tutti noi, secondo la tradizione della Chiesa, abbiamo un angelo con noi, che ci custodisce, ci fa sentire le cose. Quante volte abbiamo sentito: “Ma… questo… dovrei fare così, questo non va, stai attento…”: tante volte! È la voce di questo nostro compagno di viaggio. Essere sicuri che lui ci porterà alla fine della nostra vita con i suoi consigli, e per questo dare ascolto alla sua voce, non ribellarci… Perché la ribellione, la voglia di essere indipendente, è una cosa che tutti noi abbiamo; è la superbia, quella che ha avuto il nostro padre Adamo nel Paradiso terrestre: la stessa.
Non ribellarti: segui i suoi consigli». «Nessuno cammina da solo e nessuno di noi può pensare che è solo» perché c’è sempre «questo compagno»: «E quando noi non vogliamo ascoltare il suo consiglio, ascoltare la sua voce, è come dirgli: “Ma, vai via!”. Cacciare via il compagno di cammino è pericoloso, perché nessun uomo, nessuna donna può consigliare se stesso. Io posso consigliare un altro, ma non consigliare me stesso. C’è lo Spirito Santo che mi consiglia, c’è l’angelo che mi consiglia. Per questo, abbiamo bisogno. Questa non è una dottrina sugli angeli un po’ fantasiosa: no, è realtà. Quello che Gesù, che Dio ha detto: “Io mando un angelo davanti a te per custodirti, per accompagnarti nel cammino perché non sbagli”».
«Io, oggi, farei la domanda: com’è il rapporto con il mio angelo custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno, al mattino? Gli dico: “Custodiscimi durante il sonno?”. Parlo con lui? Gli chiedo consiglio? È al mio fianco. Questa domanda possiamo risponderla oggi, ognuno di noi: com’è il rapporto con quest’angelo che il Signore ha mandato per custodirmi e accompagnarmi nel cammino, e che vede sempre la faccia del Padre che è nei cieli».[49]
Nel contesto descritto si colloca anche uno spontaneo moto devozionale verso gli angeli che si è tradotto nel tempo in apposite preghiere. Al riguardo, l’orazione più nota rimane: «Angelo di Dio che sei il mio custode». L’Angele Dei, detta anche Preghiera all’angelo custode, venne in passato attribuita ad Anselmo d’Aosta.[50] Il motivo di tale indicazione è legato al fatto che l’Angele Dei compare nelle raccolte medievali delle opere di Sant’Anselmo. Tuttavia, è risultato agli studiosi che tale preghiera venne aggiunta alle opere di Anselmo qualche tempo dopo la sua morte. Per quanto si può determinare, questa preghiera è un’aggiunta inserita nel testo Vita di San Malco[51] del monaco benedettino Reginald di Canterbury.[52] Si tratta di un vasto rifacimento in 4.000 versi dell’omonima opera di San Girolamo.[53] La traduzione in inglese risale alla seconda metà del XIX secolo.[54] L’Angelo di Dio trovò ovunque una positiva accoglienza, e si diffuse rapidamente nel mondo cristiano. Si riporta qui di seguito il testo.
«Angele Dei,
qui custos es mei,
me, tibi commissum pietáte supérna,
illúmina, custódi,
rege et gubérna. Amen».
«Angelo di Dio, che sei il mio custode,
illumina, custodisci, reggi e governa me
che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.»
Come si può osservare, la preghiera è breve ma chiara nei contenuti. Ci si rivolge all’angelo definendolo due volte «custode». In senso religioso, tale aggettivo non significa una mera vicinanza di sorveglianza ma implica aspetti più estesi. L’angelo è colui che illumina: orienta cioè verso scelte giuste. È presenza che sostiene nelle ore difficili. È l’amico che «governa» nel senso che è attento a tutta la vita del fedele. L’ultima frase dell’orazione contiene questa sottolineatura: «Che ti fui affidato dalla pietà celeste». Al riguardo occorre ricordare che la pietà non significa commiserazione per le disgrazie altrui. La «pietas» divina, infatti, è un dono dello Spirito Santo. Manifesta l’amore della Santissima Trinità.
Nella storia della Chiesa, oltre alla preghiera all’Angelo di Dio, si trova pure un testo che venne scritto in latino da Leone XIII[55] nel 1884. L’iniziativa è legata a un episodio particolare. Fu l’Abate Pecchenino a raccontarlo su «Civiltà Cattolica». Il Papa aveva celebrato la Messa e assisteva a una Messa di ringraziamento, come sua abitudine. All’improvviso, alzò in modo brusco la testa. E fissò qualcosa al di sopra della testa del celebrante. Il suo sguardo era fisso. Nessun battito di ciglia. Esprimeva un sentimento di terrore e di meraviglia. Il volto aveva mutato espressione. Qualcosa era avvenuto. Poi, il Pontefice si alzò. Tornò nel suo studio. I suoi familiari lo seguirono, ansiosi. Trascorso del tempo, egli fece chiamare il segretario della Congregazione dei Riti. E gli consegnò un foglio. Vi aveva scritto una prece a San Michele Arcangelo.[56] Il testo doveva essere inviato a tutti i Vescovi della Chiesa.
Il suo segretario particolare, Monsignor Rinaldo Angeli[57], riferì che Leone XIII aveva visto schiere di demoni trionfanti riunirsi al di sopra di Roma, come un gregge di corvi, e prendere d’assalto la città. Dal 1886 la preghiera a San Michele[58], da recitare in ginocchio, divenne obbligatoria al termine delle celebrazioni. Fu anche inserita nella raccolta degli esorcismi. Poi, dal 26 novembre 1964, venne abolita Sancte Michael Archangele. Si riporta qui di seguito l’orazione recitata nelle chiese.
«Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen».
«San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime».
«Mostrandomi la via, non mi abbandonare in alcun modo e cura pian piano, dolcemente, la lentezza del cuore appesantito. Infatti, è duro di cuore il genere umano e lento all’azione del bene. Dirigimi verso una vita perfetta, nel modo più bello, congiunto alle idee delle cose belle». Si tratta di un breve brano di una inedita preghiera bizantina, in forma di poesia, rivolta all’angelo custode, redatta da un autore per ora sconosciuto dell’Italia Meridionale. Ѐ stata scoperta per caso da una ricercatrice della Normale di Pisa, copiata nei primi fogli di un manoscritto conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.
La ricercatrice, Federica Scognamiglio, stava lavorando a uno studio sui carmi di Ignazio Diacono (IX secolo). Certificata la straordinarietà del ritrovamento il testo, adeguatamente studiato, è stato pubblicato con traduzione italiana sulla rivista internazionale «Byzantinische zeitschrift».
La preghiera è in greco ed è costituita da 456 versi dodecasillabi bizantini. Nel titolo dei fogli manoscritti è attribuita a Giovanni Mauropode, poeta bizantino dell’XI secolo. Ma l’attenta analisi della metrica, della lingua e dello stile hanno portato la Scognamiglio a rigettare l’ipotesi attributiva e a ricondurre il testo, pur influenzato dalla poetica di Mauropode, a un non identificato autore e a una tradizione dell’Italia Meridionale di quella stessa epoca.[59]
Tenendo conto dei dati fin qui esposti, rimane significativo un riferimento agli angeli nelle diverse espressioni del culto cattolico.
1) Nella celebrazione dell’Eucaristia è a tutt’oggi conservato l’atto di pentimento per i propri peccati. Le formule che si possono leggere possono variare, ma non è mutato il Confiteor. In questo riconoscimento di mancanze verso Dio e i fratelli si trova la seguente parte finale: «E supplico la Beata sempre Vergine Maria, gli angeli e i santi, e voi, fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore Dio nostro».
2) Nel rito delle esequie dei defunti si recita alla fine questo augurio: «In Paradiso ti accolgano gli angeli, / al tuo arrivo ti accolgano i martiri / e ti conducano nella Santa Gerusalemme».
Oppure: «Ti accolga il coro degli angeli / e con Lazzaro, povero in terra, / tu possa godere il riposo eterno, nel cielo».
3) Anche nei canti religiosi si trova un riferimento agli angeli. A esempio, nella composizione mariana Andrò a vederla un dì c’è una strofa che qui si trascrive: «Andrò a vederla un dì! / Andrò a levar miei canti / con gli angeli e coi santi per corteggiarla ognor». Pure nella melodia Vergin Santa è contenuto un riferimento agli angeli: «Tu che gli angeli un giorno vedesti, / là sul Golgota piangerti accanto, / deh asciuga dei miseri il pianto, / col materno purissimo vel».
4) È utile da ricordare pure un ulteriore dato. Negli incontri di catechesi si insegna, tra l’altro, che esiste una differenza tra la venerazione, la devozione e l’adorazione. Nel primo caso si onora Dio, la Madonna, un Santo, un angelo, o anche un oggetto sacro (esempio, una reliquia). Nel secondo caso si esprime un sentimento d’amore profondo e incondizionato verso Dio. L’adorazione è solo per Dio.
La riflessione sull’azione degli angeli nella Chiesa ha spinto più studiosi ad approfondire meglio taluni aspetti significativi. Si riportano qui di seguito alcuni esempi.
1) Nelle apparizioni mariane si osservano in più casi le presenze di angeli. Quello che colpisce è il fatto che tali figure assumono più ruoli: formatori, catechisti, accompagnatori verso l’incontro con la Madre di Dio. A Fatima, presso la Cova («Conca») da Iria, i piccoli Giacinta, Francesco e Lucia vedranno per tre volte un angelo (1915-1916). Solo dopo questi incontri avranno inizio le apparizioni della Vergine (maggio-ottobre 1917).[60]
2) Sono diversi i mistici che hanno interagito con angeli. Si riportano solo alcuni esempi: Gemma Galgani[61]; Padre Pio da Pietrelcina[62] (1887-1968); Faustina Kowalska[63]; Natuzza Evolo[64]… Queste esperienze non risultano essere fantasie perché esiste un elevato numero di testimoni che ha attestato in merito dei fatti certamente non ordinari.
3) Sul ruolo degli angeli non sono mancate le riserve di alcuni autori. La tesi che questi hanno sostenuto si può ridurre a un’affermazione: se gli angeli guidano il fedele, allora non esiste il libero arbitrio umano. In realtà tale posizione non tiene conto di alcune indicazioni della Sacra Scrittura. A esempio, fin dal Libro dell’Esodo, si trova questo messaggio divino: «Ecco, Io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato».[65] Tale espressione indica un orientamento («farti entrare nel luogo che ho preparato»), e una prossimità («custodirti nel cammino»). Non esprime una direzionalità celeste da assecondare in modo passivo.
4) Si possono ancora aggiungere alcuni quesiti che di frequente vengono espressi nelle parrocchie. Li indichiamo qui di seguito con la risposta di merito.
a) L’angelo custode è assegnato da Dio prima o dopo il Battesimo? R. È all’inizio di ogni vita umana che si trova la Presenza di Dio Padre e Creatore. Per questo motivo l’angelo è accanto al piccolo appena nato.
b) Ma se l’umanità su questa terra è formata da miliardi di persone, come è possibile affermare che esistano miliardi di angeli custodi? R. Gli angeli sono puri spiriti, non hanno corporeità, vivono nel tempo di Dio, esprimono la Sua onnipotenza. Le modalità di presenza sono quindi diverse dalle logiche umane che non vanno oltre il tempo e lo spazio.
c) L’angelo custode è assegnato da Dio solo ai Cristiani? R. La paternità di Dio non è limitata solo ai Cristiani. Essa, in modo non visibile ma reale, riguarda tutta l’umanità. Per ogni persona Dio rivolge la Sua premura. In qualunque parte del mondo.
Tra le diverse forme di venerazione degli angeli, si collocano anche i contributi dei poeti. Sono diverse le loro composizioni. Tra queste, per brevità, ho scelto una poesia di Renzo Pezzani.[66] Nato a Parma, e deceduto a Castiglione Torinese, questo autore fu maestro elementare. Fondò la rivista «Difesa artistica», e collaborò anche con altri periodici quali «Cuor d’Oro», e il «Corriere dei Piccoli». Rimangono numerosi i suoi volumi di letture per bambini e per le scuole elementari, poesie in lingua e in dialetto parmigiano, testi per opere musicali. Si riporta qui di seguito la poesia L’Angelo.
Dice il Signore all’Angelo:
– Corri da quel bambino
e restagli vicino.
Non lo lasciar giammai.
– Signore, cosa gli dico
se mi chiede chi sono?
– Digli: “Io sono un dono
di Dio. Sono l’amico”.
– E se piange, che faccio?
– Fa’ come il pastorello.
Quel bimbo è un agnello,
e tu lo prendi in braccio.
– E se gioca? – Tu giochi.
I bambini innocenti
son felici di pochi
sassolini lucenti.
– E se ha sonno, che ho a fare?
Son così maldestro!
– Mettilo in un canestro
e lo fai dondolare.
L’Angelo via volò.
Ed era già lontano
nel ciel, che si voltò
per chiedere più piano.
– E se ammala? Se muore?
– Riportalo al Signore.[67]
Sono diverse le considerazioni che possono essere trascritte in merito al tema qui trattato. Ne possiamo indicare alcune, senza pretesa di esaustività.
1) Nel trascorrere delle epoche sono state eseguite molte opere scultoree e pittoriche degli angeli. In genere, questi autori hanno rispettato i canoni del tempo. Gli angeli, a esempio, sono stati rappresentati con le ali, giovani[68], belli, esperti in musica, con ricche vesti, di ogni età. Alcuni di questi lavori, probabilmente, risentono anche di scelte antecedenti il mondo biblico. Il riferimento alle ali, a esempio, induce a pensare alla cultura religiosa dell’area mesopotamica. Al riguardo, si ricorda che in epoca moderna la mistica Natuzza Evolo ha riferito di aver visto gli angeli senza ali. Anche altri mistici di epoche diverse confermano questo dato.
Tali espressioni artistiche, inserite in un contesto di gloria, di trionfo, richiamano al primato di Dio, alla Presenza della Trinità, al Nome di Gesù, al Paradiso, ai martiri, alla grandezza della Chiesa… Tutto questo ha impressionato i fedeli, ha entusiasmato gli storici dell’arte, ha caratterizzato la consacrazione di alcune chiese. Si pensi, a esempio, a Santa Maria degli Angeli (Assisi, Umbria)[69], a Mont Saint-Michel, in Bretagna, alla Sacra di San Michele in Val di Susa (Piemonte), al santuario di Aan Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, in Puglia.[70]
Unitamente a ciò, sul piano catechetico, rimane comunque una esigenza. Quella di far comprendere il messaggio religioso biblico, e quella di accompagnare il fedele verso una riflessione personale sull’azione degli angeli nel Disegno di Dio.
2) Questo impegno a rendere più concreto il rapporto personale e comunitario con gli angeli, diventa nell’attuale periodo ancora più urgente per un altro motivo. Lo spiritismo, la New Age[71], l’esoterismo e pure la credenza in presenze extraterrestri, hanno riportato «di moda» gli angeli ma in una forma distorta. Anche attraverso dei film e delle serie televisive, l’angelo diventa un essere «umanizzato». Non è più colui che manifesta la premura di Dio. È piuttosto un nuovo «eroe» che entra nelle dinamiche umane, nelle questioni familiari, nelle vicende di gruppi, con rapporti amicali che tendono a evidenziare un’autonomia angelica. In tale contesto, la posizione della Chiesa è sempre rimasta su una linea chiara: non sono gli angeli a decidere il proprio ruolo, ma è Dio la fonte della loro presenza. Senza evidenziare la dimensione teologica, gli angeli rimangono degli attori che recitano a soggetto.
3) Esiste poi una tematica sulla quale permane una certa confusione. Come è noto a più persone, il protettore della Polizia di Stato è San Michele Arcangelo. Tale scelta è legata al fatto che Michele, nelle pagine bibliche, guida gli angeli fedeli a Dio in un confronto vittorioso sulle forze del male (angeli ribelli a Dio, guidati da satana).[72]
Tale dato scritturistico colpisce la mentalità odierna perché rivela anche nel quotidiano una contrapposizione tra chi opera per il Regno di Dio e chi sostiene disegni di morte. A questo punto, per comprendere più a fondo l’intera dinamica, è utile tener conto di tutti i dati biblici per fermarsi al nucleo del messaggio religioso.
Fin dalle prime pagine della Sacra Scrittura si delinea un evento di contrapposizione[73] tra coloro che sono stati creati per la felicità interiore (pace) ed esterna (Eden) e colui che viene chiamato «l’accusatore».[74] Questi episodi conflittuali tra operatori di pace e chi è causa di distruzioni morali e materiali, riemergono in più episodi biblici e attestano l’esistere in ogni persona di una libertà di scelta: verso il bene o verso il male.[75] Nella tradizione ebraica sono presentati molti demoni o «angeli caduti». Questa insistenza sul dettaglio ha due finalità: da una parte viene insegnato che ci può essere un mutamento (passaggio da scelte di bene a opzioni di male). Dall’altra parte, il voler attribuire dei nomi ha il significato di indicare delle identità reali. Non si tratta quindi di fantasmi.
La contrapposizione tra potenze del bene e forze del male emerge con più intensità nel Nuovo Testamento. In questo caso, infatti, è lo stesso Figlio di Dio che tiene testa al demonio[76] o a gruppi di demoni.[77] Nelle pagine bibliche, comunque, satana non è mai al centro della vicenda. Rimane un fatto marginale. Ciò che interessa all’Evangelista, infatti, è focalizzare la figura del Redentore e la Sua potenza liberatrice.
È in questo contesto che si possono comprendere i riferimenti agli angeli. Essi continuano a essere uno dei modi con i quali opera la misericordia divina. Per tale motivo, la «battaglia» continua tra forze del bene (angeli vicini a Dio) ed energie del male (angeli ribelli) non ha il significato di un conflitto armato, come può immaginarlo la mente moderna. È piuttosto uno scontro tra realtà ultraterrene ove l’elemento dominante è segnato dall’onnipotenza di Dio.
R. Cantalamessa, L’angelo custode di San Francesco, Edizioni Francescane Italiane, Perugia 2022
C. Doglio, Gli angeli nelle Lettere degli Apostoli, in: AA.VV., «Gli angeli nella Bibbia», XIII Settimana Biblica, 13a relazione, http://www.symbolon.net/
A. Grün, Gli angeli. Compagni di viaggio, quattro volumi, Queriniana, Brescia 2010-2014
A. Penna, Gli angeli, De Vecchi, Milano 2020
M. Stanzione, Gli angeli custodi delle Nazioni. Cent’anni fa a Fatima l’angelo del Portogallo parlava ai tre pastorelli, SugarCo, Milano 2016
Idem, Natuzza Evolo. Le stimmate, la Madonna e l’angelo custode, Gribaudi, Torino 2015
Idem, Tre arcangeli. San Michele, San Gabriele e San Raffaele, Mimep-Docete, Pessano con Bornago 2016
T. P. Zecca, Gli angeli. Nella vita e negli scritti di Gemma Galgani, Paoline, Milano 2005.
1 Cui corrisponde il latino Mercurio.
2 G. Giannelli-A. Adriani, «Ermete», in: Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1932.
3 S. Eitrem, in: Oxford Classical Dictionary, Oxford University Press, Oxford 1970. Traduzione italiana Dizionario di antichità classiche, Milano, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, pagina 115.
4 Confronta anche: G. Ravasi, Il volto di un Dio vicino, Rinnovamento nello Spirito, Roma 2014.
5 Confronta a esempio il Salmo 34,7: «L’Angelo del Signore si accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera».
6 Il nome Gabriele significa: «fortezza di Dio» o «eroe con l’aiuto di Dio».
12 Salmo di protezione e sicurezza. Il salmista manifesta fiducia in Dio perché il Signore è rifugio e fortezza. Nel testo viene ricordata la protezione divina contro malattie, catastrofi naturali, pericoli notturni e attacchi nemici.
14 Confronta anche: G. Ravasi, Gli Angeli, in: «Avvenire», 18 aprile 2010.
15 Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), Gesù di Nazaret. Dal Battesimo alla Trasfigurazione, Rizzoli, Milano 2011 (2007). Idem, Gesù di Nazaret. Dall’Ingresso in Gerusalemme alla risurrezione, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2011. G. Ravasi, Biografia di Gesù. Secondo i Vangeli, Raffaello Cortina Editore, Milano 2021.
16 Nella dinamica biblica, gli angeli recano annunci ordinari, gli arcangeli comunicano grandi eventi.
17 Vangelo secondo Luca 1,26-38.
18 Vangelo secondo Luca 2,8-20.
19 Vangelo secondo Matteo 2,13-15.
20 Vangelo secondo Matteo 4,11.
21 Vangelo secondo Marco 16,1-8.
22 Vangelo secondo Matteo 18, 10.
23 Atti degli Apostoli 12, 1-11.
24 Confronta anche: G. Ravasi, Apocalisse, Piemme, Casale Monferrato 1999. U. Vanni, Apocalisse. Ermeneutica, esegesi, teologia, EDB, Bologna 1988.
25 I Padri Apostolici, a cura di C. Dell’Osso, Città Nuova, Roma 2011.
26 Pseudo-Dionigi (V o VI secolo). Anonimo teologo e filosofo siro. Autore di un «corpus» di scritti mistici affini al neoplatonismo.
28 Simbolo niceno-costantinopolitano.
29 Giovanni Crisostomo (Santo). Nato tra il 344 e il 354 ad Antiochia (Siria). Morto il 14 settembre 407 a Comane (Cappadocia). Patriarca di Costantinopoli, dottore della Chiesa.
30 Prima Lettera ai Corinzi 11,10.
31 Genesi 48,16. San Giovanni Crisostomo, Opere complete, Parigi, L. Vivès, 1874, volume 2, «Omelie sull’Ascensione».
32 Confronta anche: Storia dei Concili Ecumenici. Attori, canoni, eredità, a cura di O. Bucci e P. Piatti, Città Nuova, Roma 2014.
33 Tommaso d’Aquino (1225-1274; Santo).
34 M. Stanzione, L’angelo protettore di Valencia, in: «dentroSalerno», quotidiano «online», 3 maggio 2014.
35 Sebastiano I del Portogallo (1554-1578). In carica dal 1557 alla morte.
36 Pio X (1835-1914). Il suo Pontificato durò dal 1903 alla morte.
37 Pio XII (1876-1958). Il suo Pontificato durò dal 1939 alla morte.
38 Clemente X (1590-1676). Il suo Pontificato durò dal 1670 alla morte.
39 Concilio Ecumenico Vaticano I (1869-1870).
40 Pio IX (1792-1878; Beato). Il suo Pontificato durò dal 1846 alla morte.
41 Costituzione Dogmatica Dei Filius del Sommo Pontefice Pio IX. Confronta: U. Bellocchi (a cura di), Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, volume IV: Pio IX (1846-1878), pagine 319-329, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1995.
42 Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965).
43 Confronta anche: D. Vitali, Lumen gentium. Storia, commento, recezione, Studium, Roma 2012.
44 Giovanni Paolo II (1920-2005; Santo). Il suo Pontificato durò dal 1978 alla morte.
45 Giovanni Paolo II, udienza generale del 30 luglio 1986.
46 Benedetto XVI (1927-2022). Il suo Pontificato durò dal 2005 al 2013.
47 Benedetto XVI, Angelus (Piazza San Pietro), 2 ottobre 2011.
48 Papa Francesco (nato nel 1936). Eletto Pontefice nel 2013.
49 Papa Francesco, Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, «Tutti abbiamo un angelo», giovedì 2 ottobre 2014. Fonte: «L’Osservatore Romano», edizione quotidiana, Anno CLIV, numero 225, venerdì 3 ottobre 2014.
50 Anselmo d’Aosta (circa 1033-1109; Santo). Arcivescovo di Canterbury. Dottore della Chiesa.
51 San Malco fu un eremita amico di Sofronio Girolamo (347-420; Santo).
52 Reginald di Canterbury (morto nel 1109 circa). Monaco benedettino.
53 Scritta nel 390 dopo Cristo.
54 Venne pubblicata nel Baltimore Manual of Prayers (1888).
55 Leone XIII (1810-1903). Il suo Pontificato durò dal 1878 alla morte.
56 Nel racconto biblico la figura di questo arcangelo è legata a ore di contrapposizione tra le forze del bene e quelle del male. Confronta anche il Libro dell’Apocalisse 12,7-8.
57 Monsignor Rinaldo Angeli fu segretario particolare di Leone XIII dal 1878 al 1903.
58 Solo la prima parte della preghiera verrà inserita nelle pubbliche orazioni. Confronta M. Stanzione, L’originale preghiera quasi sconosciuta di Leone XIII a San Michele, in: «Aleteia» (sito «online»), 30 novembre 2022.
59 F. Scognamiglio, Una Confessio ad angelum custodem pseudomauropodea in dodecasillabi. Editio princeps dal Laur. Plut. 9.18, «BZ» 116/1 (2023), pagine 215-272.
60 Sulle apparizioni in Portogallo confronta anche: M. Fontoura, I Pastorelli di Fatima. Uguali a tutti, uguali a noi, Ares, Milano 2022.
61 Gemma Galgani (1878-1903; Santa). T. P. Zecca, Gli angeli. Nella vita e negli scritti di Gemma Galgani, Paoline, Milano 2005.
62 Padre Pio da Pietrelcina (1887-1968; Santo). G. Pasquale, Angeli e demoni in Padre Pio. Il mondo interiore del Santo stigmatizzato, La fontana di Siloe, Torino 2019.
63 Faustina Kowalska (1905-1939; Santa). M. Stanzione, Gli angeli e Santa Faustina Kowalska, Gribaudi, Milano 2008.
64 Natuzza Evolo (1924-2009; Serva di Dio). M. Stanzione, Natuzza Evolo e gli angeli, Edizioni Segno, Tavagnacco 2010.
66 Renzo Pezzani (1898-1951). Poeta e scrittore. Confronta anche: C. Villani, Un poeta del XX secolo: Renzo Pezzani, in: «Convivium», numero 2, 1935.
67 R. Pezzani, Innocenza, Società Editrice Internazionale, Torino 1965. Renzo Pezzani (1898-1951).
68 Confronta a esempio: il Libro di Tobia 5, o il Vangelo secondo Marco 16,5.
69 Lo stesso nome della città USA di Los Angeles deriva dalla devozione mariana alla Regina degli Angeli.
70 G. Piemontese, Monte Sant’Angelo e il santuario di San Michele, Bastogi Libri, Roma 2022.
71 La «new age» («nuova era») è un movimento nato alla fine degli anni Sessanta del Novecento in USA. I messaggi che trasmette (ove confluiscono correnti di pensiero diverse), esprimono anche insegnamenti di più religioni (al di fuori di esperienze comunitarie), applicati alla dimensione strettamente individualistica della ricerca del benessere personale.
76 Vangelo secondo Matteo 4,1-11, Vangelo secondo Marco 1,12-13 e Vangelo secondo Luca 4,1-13.